In queste poche parole si possono riassumere la sentenza per l’applicazione delle sanzioni e il memorandum depositati mercoledì 7 giugno (in Italia era già la mezzanotte dell’8 giugno) dal giudice Thomas Penfield Jackson presso la Corte del Distretto federale: sebbene sia stata confermata la pena della divisione in due aziende, in attesa del giudizio d’appello tale provvedimento non dovrà essere eseguito, per cui la Microsoft ha almeno altri due anni di autonomia.
Nella sua sentenza il giudice ha ripreso fedelmente la proposta di sanzioni presentata dal Dipartimento di Giustizia, accogliendo però la richiesta della Microsoft di definire il procedimento in atto spoliazione (in inglese divestiture), e non riorganizzazione (l’accusa nei documenti ufficiali parlava sempre di reorganization, implicando quindi un concetto di modificazione più profonda, come già spiegato la settimana scorsa https://www.apogeonline.com/informaz/art_347.html).
Pertanto, secondo il giudice, la Microsoft dovrà essere divisa in due aziende: la WinCo continuerà a produrre e vendere i sistemi operativi, mentre la AppsCo dovrebbe occuparsi dei programmi applicativi e delle attività connesse ad Internet.
Inoltre, la Microsoft dovrà conservare per un periodo di almeno quattro anni le e-mail di tutti i manager e i programmatori alle sue dipendenze: alcune e-mail di Bill Gates avevano costituito una delle prove più schiaccianti durante il dibattimento, e proprio per questo gli avvocati dell’azienda di Redmond hanno cercato fino all’ultimo di evitare tale misura.
Nel memorandum, invece, il giudice Jackson ha respinto le accuse della Microsoft di avere adottato delle sanzioni non adeguate agli illeciti commessi: Jackson aveva comunicato le sue intenzioni agli avvocati della difesa fin dal novembre del 1999, che quindi erano a conoscenza di cosa sarebbe successo in caso di fallimento delle trattative stragiudiziali, poi effettivamente verificatosi ad aprile di quest’anno con le dimissioni del mediatore Richard Posner.
Appresa la sentenza, Bill Gates ha immediatamente annunciato che verrà proposto un ricorso in appello: secondo Gates, se si analizza correttamente il mercato rilevante, anche alla luce delle recente fusione AOL – Time Warner, la Microsoft non detiene un potere tale da designarla come monopolista.
L’istruzione del secondo grado permetterà alla Microsoft di sopravvivere almeno altri due anni, e se il Dipartimento di Giustizia non riuscirà a superare questo passaggio grazie a una legge controversa chiamata Expediting Act, il terzo grado di giudizio davanti alla Corte Suprema farà slittare l’eventuale divisione addirittura al 2005.
Proprio per questa ragione la Borsa ha reagito in maniera euforica alla comunicazione della sentenza. Scambiato in mattinata a 69 dollari, dopo la notizia della sentenza il titolo Microsoft ha chiuso a 70,5 dollari la seduta ufficiale, per poi toccare i 72 dollari nel mercato after hours; anche i volumi di scambio sono in aumento, a conferma del trend positivo.
Per le banche di commercio il titolo, non essendo imminente la divisione, vale molto più di quanto sia quotato, e anche la divisione stessa presenta le sue attrattive per gli investitori: secondo gli analisti della Goldman Sachs, due aziende separate deprezzerebbero il valore dell’azienda di circa il 15%, mentre in questo mese il titolo è stato quotato al 50% di quanto valeva un anno fa.
Intanto nei prossimi giorni si avrà il deposito formale del ricorso da parte degli avvocati della Microsoft. Come anticipato, il ministero di Giustizia chiederà allora di sottoporre immediatamente il caso alla Corte Suprema, ma questa volta i federali hanno pochissime possibilità di spuntarla.