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Memory Glasses: occhiali che supportano la memoria

05 Luglio 2002

Memory Glasses: occhiali che supportano la memoria

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Il Media Lab del MIT di Boston è impegnato nello sviluppo di sistemi indossabili in grado di potenziare le nostre capacità cognitive. I Memory Glasses sono sistemi studiati per diventare una sorta di estensione sempre attiva della nostra memoria

II gruppo di ricerca del Media Lab impegnato nello studio dei wearable computers sta sviluppando nuove idee per possibili applicazioni della tecnologia wireless e dei sistemi cosiddetti context aware. Memory Glasses è una di queste. L’obiettivo è costruire un sistema di supporto intelligente alla memoria dell’utente. Non solo, quindi, un archivio, ma un archivio intelligente che interviene nel momento giusto e proietta informazioni nel campo visivo dell’utente (non in maniera intrusiva) attraverso l’utilizzo di sistemi di visualizzazione inseriti in occhiali speciali. La funzione del sistema è fornire dei reminder, cioè una sorta di avvisi, all’utente senza però distrarlo troppo.

Come afferma il suo ideatore Richard DeVaul “in questo secolo abbiamo sviluppato tecniche di archiviazione eccezionali, ma in fondo si tratta sempre di database statici. Anche i migliori PDA che abbiamo sempre con noi sono sordi, ciechi e non conoscono del nostro contesto più della data e dell’ora”.

Invece la frontiera dei wearable computers porta più lontano. Adam Oranchak propone un’interpretazione interessante dei wearable nella sua tesi di dottorato (1997) intitolata Wearable Information Technology. “Come il cervello umano è composto da due emisferi le cui capacità sono strettamente connesse e complementari, la combinazione della nostra mente con la logica hard del computer può portarci a un livello superiore di pensiero. Introducendo un computer quasi impercettibile nel nostro abbigliamento esso può diventare il nostro terzo emisfero, la nostra capacità di pensiero ne viene potenziata da un’estesa base di conoscenza e di dati”. L’idea del supporto documentario nasce perché molte delle informazioni che incontriamo vengono dimenticate e così invece sarebbero tutte archiviate nella nostra “memoria indossabile”.

Questi sistemi si collocano in una prospettiva di intelligence augmentation, che fonda le sue radici molto indietro nel tempo. Douglas Engelbart già nel 1962 pensava di estendere le abilità mentali naturali dell’uomo. Engelbart pensava a un estensione oltre i livelli normali e in particolare pensava a strumenti in grado di supportare l’uomo nell’affrontare problematiche complesse.
Egli parlava di explicit-human process capabilities (le capacità proprie dell’uomo), di explicit-arti-fact process capabilities (le capacità degli strumenti e delle cose) e di composite process capabilities, che emergevano dall’integrazione e dall’interazione tra uomo e artefatto. Gli strumenti progettati da Engelbart avrebbero dovuto supportare queste capacità composite. Lo strumento autonomamente ha delle capacità che poi l’uomo usa in base alla sua intelligenza, valutando ad esempio se l’informazione fornita è davvero pertinente e utile.

I progetti come Memory Glasses immaginano che il computer possa aiutare il ricordo di contesti, di conoscenze, delle persone incontrate, di libri, ecc. Al Media Lab del Massachusetts Institute of Technology il lavoro sui wearables e anche su tecnologie di supporto alla memoria sono in corso da anni e i Memory Glasess non sono che un primo punto di arrivo. Tra i progetti precedenti, il Remembrance Agent (agente di memoria), una sorta di premuroso assistente che ricorda a chi lo indossa ciò che può essergli utile.

Il Remembrance Agent (RA) è anch’esso un sistema per fornire informazioni in base al contesto. Si tratta di un progetto portato a termine da Bradley Rhodes su un lavoro di Thad Starner (1993) ed è un agente in grado di controllare la disponibilità di documenti utili alla situazione in corso (basato su GPS, riconoscimento facciale e vocale).
Esso è stato concepito anche come una sorta di mente collettiva, group mind, in cui i documenti entrano in condivisione (tramite una rete di RA); per esempio gli studenti di un corso possono creare un database di appunti e di conoscenze comune e accessibile da tutti tramite i loro agenti nei momenti in cui sia necessario. Il RA quindi fornisce sempre una lista di documenti potenzialmente utili in un dato momento.

I messaggi sono visualizzati su “minischermi da occhio”. Sono diverse le aziende impegnate in queste nuove tecnologie per la visione. Tra queste la Sony e la Microvision (che lavora per applicazioni molto avanzate ad esempio in neurochirurgia, dove il medico servendosi di questi display indossabili può vedere immagini anatomiche e dati del paziente senza spostare lo sguardo dal campo operatorio). I display “a realtà potenziata”‘ della Microvision utilizzano un laser a bassa intensità per disegnare un’immagine colorata e ad alta definizione direttamente sulla retina dell’utilizzatore. Il risultato finale, secondo la società, è un’immagine virtuale paragonabile a quella dello schermo di un computer, che viene proiettata alcuni centimetri in fronte all’utente, senza per questo impedire la normale visione, cosa che invece avviene con molti degli schermi ad immagini virtuali in commercio.

Remembrance Agent, come anche altri due programmi denominati Margin Notes e Jimminy, al MIT erano stati definiti Just-In-Time Information Retrieval agents (JITIRs): sistemi proattivi, non intrusivi ma accessibili in ogni momento, contestualizzati.
Altri progetti hanno avuto obiettivi analoghi. Nel 1994 Mik Lamming progetta Forget-Me-Not, un computer portatile in grado di archiviare automaticamente dove si trova una persona e cosa fa. Non era un sistema proattivo, ma ha ispirato molto gli studi successivi.

Il progetto di Memory Glasses è ancora in fase di sviluppo e i punti critici principali sono la migliore definizione del contesto, la sua percezione e classificazione e anche l’interazione con l’utente. Il sistema è studiato come progetto destinato a tutti gli utenti, ma si evidenziano anche alcune applicazioni per disturbi psichici, della memoria e del riconoscimento come la amnesia e la agnosia, oppure per supportare la memoria degli anziani e aiutare i malati nelle prime fasi del morbo di Alzheimer. Tuttavia, i sostenitori dei wearable ritengono, come dicevamo, che queste tecnologie non debbano essere limitate a persone con disabilità o esigenze speciali, ma devono essere visti come strumento di potenziamento per ciascuno di noi.

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