La London School of Business ha da poco piazzato su su Facebook un corso. Un corso vero. Di quelli che normalmente si svolgono tra quattro mura. Ha preso gli atomi e li ha trasformati in elettroni. Ha provato a trasformare la presenza fisica in diffusione condivisa del sapere. E l’ha messo a disposizione gratuitamente. Gratuito, ma non perché di seconda scelta: il LSBF Global MBA è un corso di buon livello, sviluppato con la partecipazione anche di Accenture, Deloitte, Royal Navy Leadership Academy e altri.
Freemium
Il modello di business è semplice: se gli altri MBA richiedono un atto di fede e di cacciare un sacco di soldi per accedere a contenuti che si può solo sperare siano buoni (e qui aiuta il branding della scuola), c’è un modo di fare diversamente, capendo che cosa ha un valore e che cosa no. In fondo, poter dire di aver studiato i libri di quell’MBA, sul mercato porta poco. Se voglio trovar lavoro e far carriera, devo essere diplomato in quella scuola. Quindi la formazione non vale e il pezzo di carta sì.
Ergo il materiale didattico lo vedi gratis, poi se invece vuoi iscriverti, fare gli esami e tutto il resto, paghi. Non fa una piega. Trasforma la formazione da bene esperienziale a bene non esperienziale.
Non solo, se è generalmente discutibile che il mezzo sia il messaggio, di certo usare uno strumento familiare ma allo stesso tempo inaspettato dà un sapore nuovo e un’attenzione diversa a un oggetto che storicamente è visto con occhi molto diversi. Certo, l’elearning non è una novità, ma non è nemmeno quel fenomeno epocale destinato a cambiare per sempre il nostro modo di apprendere, come ci era stato venduto qualche anno fa dai pionieri di questo campo. Più che un meccanismo di formazione, uno strumento di addestramento. E adesso si innesta in uno strumento di socializzazione, di vita privata, di contemporaneità un concetto educational. Mischiando due mondi profondamente diversi. Alimentando un precedente che forse potrebbe aprire un nuovo modo di guardare alla formazione e a che cos’è Facebook, a che cosa serve, per che cosa lo si usa. Un esperimento, nella migliore tradizione di internet, che per molti versi è cresciuto a colpi di salti nel buio.
Obiettivi
Il tentativo dunque è quello di proporre due modalità: da un lato il try before you buy, vedi la qualità del corso prima di comprarlo. Dall’altro offrire una possibile modalità di studio e partecipazione non legata alla presenza, di accesso remoto e secondo le proprie disponibilità, un po’ sul modello del corso per corrispondenza. Con la novità di poter iniziare a studiare prima di iniziare a pagare, anzi di iniziare a mettere da parte i soldi per pagare il corso (o il pezzo di carta), mentre intanto si inizia già a studiare e a portarsi avanti.
Da un lato è comunque plausibile supporre che l’operazione porterà dei benefici in campo comunicativo all’università, costruendo dei valori di marca, di distintività, di differenza – sono “quelli di Facebook”, quelli che hanno capito il mondo. Dall’altro lato è da capire se questa impresa porterà concreti risultati di business, sia sul fronte del fatturato generato dagli “studenti Facebook”, sia dagli studenti che, esplorando la proposta sul social network più diffuso del globo, decideranno comunque di seguire la via tradizionale e porre i propri atomi sui banchi fisici della scuola.
Risultati altamente opportuni, se è vero che l’Università ha dichiarato di aver investito in questa operazione 7.5 milioni di sterline (non in pubblicità, ma per mettere in piedi il programma). L’Università parla di un obiettivo conservativo di 500.000 user per il primo anno (ma non dice quanti di questi dovranno essere paganti). Tra quel mezzo milione, probabilmente, ci sarò comunque anch’io. Il programma sembra interessante. Io mi iscrivo, vediamo se avrò la costanza di studiare. Sicuramente mi guarderò bene la parte di strategic planning, magari imparo qualcosa.