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Masayoshi Son, il vero Re del commercio elettronico

10 Febbraio 2000

Masayoshi Son, il vero Re del commercio elettronico

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42 anni, coreano emigrato in Giappone, è a capo di una holding che gestisce quasi il 90% del commercio elettronico giapponese. La sua filosofia: "Investi in anticipo e a ripetizione"

L’ultimo numero della rivista “Time” del 1999 ha incoronato, come uomo dell’anno, Jeff Bezos, il fondatore di Amazon.com consacrando in questo modo il commercio elettronico come il vero business del nuovo secolo.

L’articolo più intrigante dello storico numero non riguardava però Bezos o America On Line, ma un vero campione del commercio elettronico, sconosciuto ai più: Masayoshi Son, la cui faccia sorridente è tra le poche che “Time” ritiene abbiano forgiato il 1999 (assieme, per intenderci, al nostro Romano Prodi, al primo ministro israeliano Ehud Barak, al presidente nigeriano Olusegun Obasanjo e a Bezos appunto).

Masayoshi Son, 42 anni, è un coreano emigrato in Giappone (dove la Corea non è particolarmente amata), studi economici a Berkeley e poi una carriera rampante ancora in Giappone. A trentadue anni è già miliardario, grazie ad un brevetto che vende alla Sharp. Fonda una investment bank, la Softbank corp. Già dal nome si presagisce quali siano gli interessi di Son, che ha un modo di gestire gli affari decisamente particolare, votato al rischio e con una pianificazione strategica che copre addirittura 300 anni.

Due anni dopo la fondazione della Softbank arriva la prima grande commessa, rappresentare la CISCO in Giappone. L’accordo con la CISCO spiana le porte verso Internet e la Softbank inizia nel 1993 a investire in Internet in tutto il mondo, Europa compresa. In sette anni la fortuna gestita per gli investitori giapponesi da Son raggiunge la ragguardevole cifra di 40 miliardi di dollari sfruttando la semplice strategia “investi in anticipo e a ripetizione”. Non a caso affiliati di Softbank sono società protagoniste nel NASDAQ, quali PeoplePC (PC e collegamento internet a 25 dollari al mese, un idea che presto potrebbe essere riproposta in Italia, da un imprenditore romano) o Webvan, la drogheria on line che nel suo primo giorno a Wall Street è cresciuta (solo) del 60%.

Una carriera eccellente, ma non diversa da altre, se non fosse, appunto, per quel particolare della pianificazione a 300 anni. Questa è la logica conseguenza della creazione da parte di Son di un incubatore di imprese high tech, finanziate proprio da Softbank corp.

È questa la chiave del successo di Son, credere nelle esplosioni, finanziarle con investimenti a breve e ad altissima prospettiva di rendimento. Son ha creato così una holding praticamente virtuale, che gestisce quasi il 90% del commercio elettronico giapponese (con buona pace delle commissioni antitrust e delle dimensioni megalitiche di AOL e Microsoft).

In Europa gli incubatori di impresa sono spesso associati ai BIC, o come in Italia a società parapubbliche quali Sviluppo Italia o la Società per l’Imprenditorialità Giovanile (IG), dove però la logica alla base di un finanziamento che a volte è esiguo, è la crescita per creare e mantenere impiego, in un ottica di sviluppo locale aperto all’internazionalizzazione.

Son invece attua forme di speculazione estrema, che possono portare a ingenti perdite o formidabili guadagni. L’obiettivo è creare margine in Borsa e reinvestirlo nel breve, ma pianificando correttamente, come nel caso di Softbank, anche il lunghissimo periodo.

È un modello applicabile alla realtà europea? Potenzialmente sì, soprattutto visto il forte sviluppo delle investment banks nel vecchio continente, e perché non deve tardare una risposta europea ad accordi quali Warner-AOL che preoccupano, e sottolineano la nostra scarsa competitività nel campo dell’economia del Web rispetto agli Stati Uniti.

Bisogna piuttosto capire se le due logiche di investimento, per lo sviluppo locale o per la creazione di margini derivanti da capitalizzazioni finanziarie, possano coesistere ed essere una la premessa dell’altra. È una prospettiva quantomeno imbarazzante, ma da tenere in considerazione se, come il “Time” afferma, Son è uno dei potenti che hanno plasmato il 1999.

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