Quando ero bambino, se in famiglia dovevamo affrontare un viaggio, si andava dallo zio che portava il camion, a chiedere le ultime novità sulle strade. Lo zio poteva solo immaginare e presagire come sarebbe stato il traffico.
Allora impazzivo a sfogliare le cartine stradali del Touring Club. Poi, con la patente, ho girato mezza Europa Occidentale, cartine alla mano. Mi sono sempre divertito col mio bell’atlantone a percorrere anche strade a malapena carrozzabili (quelle bianche, talvolta tratteggiate, esatto).
Arrivò l’era del TomTom, dalle forme a saponetta. Una rivoluzione (se pure al prezzo di una memoria topografica che inizia a sfaldarsi). Oggi ci sono le app di mappe, l’atlante in tasca, col solito smartphone. Ho installato e provato mappe iOS, Nokia, Google, TomTom e Waze.
Che mappe grandi hai!
Rivoluzione confermata, i pregi li conosciamo. Vi racconto solo qualche angolino polveroso di quelle che mi sono piaciute di più e che uso, da utente puntiglioso che lascia un foglietto nella casella postale feedback utili dagli utenti.
Intanto la dimensione. Se volete scaricare TomTom Italia dovete impegnare almeno 400 megabyte. Se vi punge vaghezza di girare il continente, preparatevi ad immolare quasi due gigabyte. Vero che forse scambia meno dati, ma non ho mai tracciato seriamente il sospetto.
A stretto giro i costi. Tendenzialmente in calo, ma tuttora cospicui: 40 euro per Lo Stivale, 55 euro per l’Europa Occidentale, 75 euro per tutta. Perché la sola Grecia a 50 euro? Forse per le isole? Che non ci sono nell’Europa? Mah!
La strada del basso costo
Ben vengano le preinstallate (gratis!), allora. Provo molto e poi scelgo, semplifico. Abituato a Google Maps sugli iPhone prima maniera, le nuove mappe native iOS non hanno mostrato nulla di indiscutibilmente superiore tale da convincermi ad abbandonare l’abitudine.
Dimensioni ridotte, molto traffico dati. Su Android il servizio di sistema parte anche se non avete lanciato l’app. D’altra parte sappiamo che non sono questi i problemi, dato che comunque tracciano gli spostamenti con grande precisione ma soprattutto a nostra insaputa.
Capitalizzando su questo tracciamento della posizione (autorizzato o no), le preinstallate disporrebbero di una quantità di dati fenomenale per dirci perfettamente com’è la situazione del traffico. Ma allora come mai – in zone abbastanza popolate e social – sembra sempre più informato Waze?
È quello che uso di più (sono ormai da tempo uno dei King of italian roads), da prima dell’acquisizione dell’azienda israeliana da parte di Google, l’anno scorso, per 1,3 miliardi di dollari.
Il prodotto non è privo di delusioni di user experience e di servizio, però. Partiamo dalle banalità. Perché ogni tanto, senza nessuna modifica e nemmeno aggiornamenti di versione, le istruzioni audio ripartono spontanemente e io, alla solita curva a duecento metri da casa, devo tornare a disabilitarle? E intanto mi rincuorano dicendomi che hanno corretto il bug di volume basso…!
Nelle ricerche di strade il database è meno ricco di quello di altre app e soprattutto troppo letterale. Se cercate via Bixio in un città dove chi ha definito la strada l’ha denominata Nino Bixio, rischiate di non trovarla. Mentre state guidando con una mano e senz’occhi non è bello e scivolate nel nervosismo.
Il vantaggio competitivo di Waze rispetto alle concorrenti sta nel suo aspetto social e democratico-contributivo, più evidente nelle aree densamente popolate, trafficate e social, appunto. Però… dopotutto anche Google offre la possibilità di fare crowdsourcing sulle proprie mappe.
Perchè nelle aree meno innervate non prende i dati da Google Maps invece di lasciare il deserto informativo? Nella migliore delle ipotesi vi presenta il traffico nel momento in cui ci siete finiti dentro.
Unità poco aristoteliche
Per tornare alle zone fortunatamente (?) popolate, nutro serissimi dubbi sulla freschezza delle informazioni sul traffico. Anche qui la latenza di segnalazione rischia di farvi prendere degli schiaffi di coda da ricordare.
Più spesso del sopportabile il tempo previsto per il tragitto e le segnalazioni di code, cantieri, incidenti e problemi non vanno d’accordo con la realtà. Due casi su tutti:
- nel tragitto mattutino casa-ufficio (22 chilometri di delirio hinterland-milanese) e viceversa è certo che passando dal tratto urbano della A4 impiegherete regolarmente 15-20 minuti in più.
- pochi giorni fa, partenza da bollino rosso Pescara-Milano: dalle 11:30 alle 16:00 continua a segnalare grumi rosso purpureo sulla A14 e sulla A1, così stabili da non sembrare quasi sincronizzati, mentre il tempo rimane altrettanto stabilmente ottimistico a meno di sei ore. Follemente incoerente. Decidi di negare l’esperienza e parti. Pescara-San Benedetto del Tronto tre ore! Per chi non la conoscesse, la verifica della distanza viene lasciata come esercizio ai lettori.
Visti i presunti limiti dell’una o dell’altra mappa viene spontaneo provare ad attivarne almeno un paio, per riuscire a complementarne le funzionalità.
Illusi. Prestazioni da sbadiglio, riscaldamento assurdo: se tenete lo schermo acceso, alimentate il telefono – per forza! – e non riuscite a tenerlo all’ombra, vi ustiona e poi si spegne per autoconservazione!
Insomma, le stimatissime app di mappe sono ancora perfettibili e apro la discussione a tutti. Che cosa usate? Avete avuto anche voi problemi? Quali? Orientiamoci insieme.