Il Terzo Reich ospitò le Olimpiadi nel 1936 e nel 1945 era polvere. L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche lo fece nel 1980 e si dissolse nel 1989. Istintivo chiedersi, dopo Pechino 2008, che sarà della dittatura cinese dal 2017.
Se c’è un elemento comune ai tre totalitarismi è sicuramente la lotta contro la diffusione delle idee e contro la parola scritta. I roghi dei libri nella Germania nazista sono noti a tutti; in URSS circolavano clandestinamente i samizdat dei dissidenti e le fotopiatrici erano soggette a controlli paranoici.
La Repubblica Popolare Cinese fa di tutto perché si dimentichi la repressione di piazza Tienanmen e la protesta di Hong Kong rimanga circoscritta, ma altra cosa, come riporta l’inglese Guardian, è dichiarare guerra ai giochi di parole.
L’ordine dell’Amministrazione statale di stampa, pubblicazioni, radio, film e televisione suona così: “Le autorità radiotelevisive a tutti i livelli devono inasprire i loro regolamenti e colpire l’uso irregolare e impreciso della lingua cinese, in particolare l’uso scorretto di forme idiomatiche, contenenti una profonda eredità culturale e portatrici di grandi valori estetici, ideologici e morali”.
Il cinese si presta alle omofonie e il gioco di parole è diffusissimo: il Guardian racconta che ai matrimoni gli sposi ricevono datteri e arachidi in quanto i primi sono zao e le seconde huasheng. Zaosheng guizi è l’augurio di avere presto un figlio.
Certo i governanti cinesi non hanno da affrontare una guerra mondiale come i nazisti oppure il complicato ritiro dall’Afghanistan inflitto dai mujaheddin ai sovietici. Eppure il gioco di parole rischia di rivelarsi un nemico ancora più devastante. Perché va a toccare lo spirito umano, non solo in senso umoristico.
Forse nel 2017 il regime cinese ci sarà ancora, oppure no. Il pensiero che ad abbatterlo possano essere emuli (in mandarino) di Marcello Marchesi, Achille Campanile o Alessandro Bergonzoni, che un libro di giochi di parole sia un’arma tatticamente superiore a un carro armato, allieta. Come diceva quel nutrizionista? Ne uccide più la panna che lo spada.