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Maggiore tutela legale per il software libero e open source

08 Febbraio 2005

Maggiore tutela legale per il software libero e open source

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Nasce il Software Freedom Law Center diretto da Moglen, mentre si ristruttura la Open Source Initiative (e Raymond lascia)

Il modello organizzativo e commerciale del software libero e open source è in rapida espansione. Non più solo comunità di appassionati non stipendiati ma anche, e soprattutto, in molti casi, attività imprenditoriale su larga scala. Una fase di passaggio tra i cui effetti vanno annoverate svariate diatribe legali in atto, e ancor più quelle future. Non sono pochi quelli che considerano il caso SCO contro Linux null’altro che la punta dell’iceberg. Onde far fronte a queste situazioni, l’intera comunità sta lavorando a soluzioni capaci di difendere e sostenere il lavoro pubblico dei numerosi programmatori coinvolti. Questa in sintesi la cornice in cui vanno inquadrate due recenti iniziative made in USA.

La Open Source Initiative (OSI) ha avviato un’ampia manovra di riorganizzazione, che vede in primis l’ampliamento dello staff di avvocati e la creazione del direttore degli affari legali (Laura Majerus). Le attività dell’OSI saranno estese onde mettere in piedi un più vasto network di fornitori di software open source e avviare seri contatti internazionali, verranno chiamati a far parte del prossimo direttivo anche membri non statunitensi. Tra gli obiettivi concreti del prossimo futuro, la creazione di un’anagrafe di progetti open source a livello mondiale. Ciò in aggiunta alle normali occupazioni dell’OSI, centrate sulla certificazione delle licenze open source che oggi coprono centinaia di programmi, da Linux a Firefox, una sorta di marchio di qualità riconosciuto ormai ovunque.

Come si diceva sopra, tuttavia, la crescita esponenziale di tali programmi va aprendo le porte a una miriade di questioni legali sulle relative licenze, creando non poca confusione sulla definizione di open source. Faccende tipiche della transizione in atto da un’attività di programmazione volontaria e ristretta a grande industria con alle spalle corporation e aziende di ogni tipo. Una nuova fase che richiede energie nuove: motivo per cui Eric Raymond, co-fondatore e attuale presidente dell’ente non profit, ha deciso di dimettersi. Figura ‘storica’ della comunità nonché autore di influenti saggi, tra cui “The Cathedral and the Bazaar”, Raymond ha spiegato il passo con una battuta tipica del suo stile: “Uno degli aspetti più importanti delle responsabilità di un fondatore o di un leader è capire quando deve farsi da parte”. E il nuovo presidente, Russ Nelson, ha subito rilanciato in avanti: “Le nostre iniziative vogliono soddisfare le necessità di quello che è divenuto un ecosistema serio e professionale”.

Analoghe le dinamiche che nel frattempo hanno portato alla nascita di una nuova entità: il Software Freedom Law Center (SFLC). Grazie al contributo iniziale di 4 milioni di dollari stanziato dall’Open Source Development Labs, il centro legale professa una missione semplice ma cruciale: fornire rappresentanza legale e servizi collegati atti alla tutela e all’avanzamento del software libero e open source. Con quartier generale a New York City, il SFLC verrà diretto da una figura di spicco, Eben Moglen, professore di giurisprudenza presso la Columbia University e attivo consulente della Free Software Foundation. Del direttivo fanno anche parte Daniel Weitzner (MIT) e l’avvocato Lawrence Lessig. Lo stesso Moglen ha chiarito il senso dell’operazione: “Il Law Center vuole tutelare i legittimi diritti e interessi di progetti e sviluppatori di software libero e open source, i quali spesso non hanno i mezzi per permettersi l’assistenza legale di cui abbisognano”.

Va ricordato che l’Open Source Development Labs (OSDL) aveva già messo a disposizione 10 milioni di dollari per coprire le spese degli avvocati a difesa di Linus Torvalds e delle altre entità che si trovano a dover fronteggiare la denuncia di SCO. Pur essendo questa una causa ferma, almeno per ora, l’Open Source Risk Management Inc. ha stimato che il solo kernel Linux potenzialmente infrange 283 brevetti. E il fatto che sotto i termini della GNU General Public License i distributori non sono ritenuti responsabili, lascia in una specie di limbo legale gli utenti e gli sviluppatori. È quindi tutt’altro che avventato mettere le mani avanti e premunirsi contro possibili querele di altre aziende proprietarie. Non a caso Stuart Cohen, responsabile dell’OSDL, ha esortato altre organizzazioni “dedicate ad assicurare il futuro del software open source” a dare il proprio contributo al centro giuridico e a coinvolgersi nelle sue attività.

Inizialmente il Software Freedom Law Center avrà due avvocati a tempo pieno, specializzati in questioni connesse alla proprietà intellettuale, prevedendo di arrivare almeno a quattro nel corso dell’anno. Mentre tra i primi clienti per cui sta già lavorando compaiono la Free Software Foundation e il Samba Project.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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