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M-commerce: indagini a confronto

10 Maggio 2002

M-commerce: indagini a confronto

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L'unica cosa certa rispetto al commercio elettronico senza fili è la totale incertezza sul suo futuro. Per alcuni è un business da non perdere, per altri invece è un flop certo. Le applicazioni in fase di studio sono molte, alcune particolarmente interessanti che utilizzano i semplici sms

Nei prossimi anni i cosiddetti smart-phone, cioè i telefonini con funzioni avanzate in grado di supportare diverse applicazioni tra cui quelle del commercio elettronico, aumenteranno sempre di più tra i consumatori.

Neil Strother, analista di In-Stat/MDR, prevede un futuro roseo per apparecchi come Handspring Treo, Nokia 9210 Communicator e Kyocera 6035. Secondo uno studio che porta la sua firma (“Getting Smart About Smartphones”), Strother annuncia che nel 2006 saranno in circolazione 16 milioni di smart-phone. Non saranno però gli Stati Uniti i primi in classifica, come del resto non lo sono oggi nella telefonia mobile.

Ozgur Aytar, di Strategis Group, afferma che questi dati sono molto incoraggianti soprattutto per il commercio elettronico senza fili, che dovrebbe incontrare l’interesse dei consumatori molto più del commercio elettronico sul Web.

Non la pensano allo stesso modo alla A.T. Kearney e alla Cambridge University, che nella loro seconda ricerca intitolata Mobinet sottolineano i forti problemi del m-commerce e insistono sulla necessità di trovare soluzioni usabili per evitare il veloce tramonto di questa tecnologia.

L’interesse dei consumatori nell’acquisto senza fili, sarebbe infatti sceso, secondo l’indagine, addirittura da 32% nel giugno 2000 (data della prima indagine) al 1% nel gennaio 2002! Mobinet è stata elaborata sulla base di 5600 interviste in USA; Europa e Asia.

Secondo Frost & Sullivan il giro di affari del m-commerce, invece, arriverà a 26 miliardi di dollari nel 2006. Le previsioni di Frost & Sullivan, però, sono basate su interviste a quaranta aziende del settore, società di investimenti e banche impegnate in questo mercato.

Il problema principale del m-commerce sembrano essere le modalità di avvicinamento del prodotto all’utente, vale dire come rendere semplice non solo la transazione, ma tutta l’esperienza dell’acquisto. Sono state proposte diverse soluzioni, ma un sistema in particolare sta attraendo molto interesse perché è basato sull’unico servizio wireless che sta veramente spopolando tra i consumatori: gli sms.

Scan, con il sistema Shop160, punta infatti alla semplicità. Il servizio per ora è attivo nel Regno Unito e in America e permette di sfruttare l’IM e gli sms per acquistare CD, DVD, libri e video.

Tramite i messaggi testuali (per ora solo in inglese) si chiede la disponibilità di un prodotto (scrivendo proprio, per esempio, “cerco la videocassetta di East is East”) e dopo alcuni secondi si ricevono le indicazioni di acquisto (disponibilità, prezzo, tempi di consegna). Se decide di comprare, l’utente sarà contattato per fornire il numero di carta di credito.

Al di là della sicurezza del sistema, che non è molto chiara, il servizio appare di una facilità estrema. È possibile provare una demo sul sito di Scan (cercare la demo nella sezione ApplicationShopping). Anche altre aziende stanno lavorando sullo stesso principio, cioè l’utilizzo degli sms per comprare via telefonino. Tra queste Mobile Way http://www.mobileway.com/, che ha recentemente presentato una soluzione analoga.

Pepsi e Coca Cola stanno invece lavorando a Automated Point-of-Sale (vending machine, chioschetti automatici): le sperimentazioni sono avviate in Giappone e Scandinavia e prevedono l’addebito delle bibite sul telefonino. Altri sistemi proposti sono i pagamenti mobile-assisted, dove il cellulare sostituisce la carta di credito.

Ma secondo molti il vero business del m-commerce sta nell’utilizzo dei dispositivi mobili per pagare (con addebito automatico) servizi come i biglietti dei trasporti urbani, del cinema, del parcheggio, ecc.

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