Il tenore della condanna pronunciata dalla Commissione europea per la concorrenza nei confronti di Microsoft è ormai noto a tutti. Oltre a dover pagare un’ammenda di circa 500 milioni di euro, la software house di Redmond è stata obbligato a dare accesso alle tecnologie Windows ai concorrenti, allo scopo di favorire e ottimizzare l’interoperabilità dei software terzi, in particolare in materia di server.
A Microsoft è stato inoltre imposto di commercializzare una versione di Windows XP “epurata” del lettore multimediale Windows Media Player.
Decisioni contro le quali Microsoft ha fatto appello, chiedendo anche la sospensione dell’esecutività della condanna, fino a quando non verrà pronunciata la decisione di secondo grado. Cosa che, però, potrebbe avvenire anche tra un paio di anni, con il rischio di rendere inutili le sanzioni adottate nel 2004.
Ed è proprio in merito alla concessione o meno della sospensione che si è riunita nei giorni scorsi la Corte europea di prima istanza. In quest’ottica, il presidente, Bo Vesterdorf, ha incontrato gli avvocati delle parti e della Commissione.
Gli avvocati della Commissione europea hanno sottolineato che è importante fare in modo che i concorrenti di Microsoft possano distribuire i loro prodotti nel campo dei lettori multimediali. In caso contrario, Microsoft finirebbe per imporre le sue tecnologie e i suoi formati audio e video grazie al suo player integrato nel sistema operativo Windows. Quest’ultimo, infatti, è installato su più del 90% dei personal computer venduti al mondo.
Nel medesimo senso si sono pronunciati gli avvocati di RealNetworks, aggiungendo che la politica monopolistica di Microsoft nuoce alla concorrenza e all’innovazione tecnologica.
Microsoft ha invece obiettato che rendere disponibili le sue tecnologie alla concorrenza significa violare il suo diritto d’autore. Argomentazione risultata non del tutto convincente, alla luce del fatto che, nell’aprile 2004, Microsoft ha siglato un accordo di scambio di tecnologie e di protocolli di comunicazione con Sun Microsystems, fino ad allora controparte nel processo in questione. In questo caso, però, l’accordo riguarda soltanto la Sun e non l’insieme delle società concorrenti alle quali Bruxelles vuole imporre l’apertura di Windows.
Brad Smith, responsabile legale di Microsoft, ha poi messo sul piatto della bilancia l’incremento di costi – pari a molti miliardi di euro – a carico dei consumatori europei e degli sviluppatori, che deriverebbe inevitabilmente dall’applicazione della sentenza. Con il rischio che il rimedio si riveli, alla fine, peggiore del male.
In conclusione, il presidente della Corte europea di prima istanza sta cercando di trovare una soluzione di compromesso che eviti una scia di procedure giudiziarie senza fine. Entro due mesi la Corte dovrebbe pronunciarsi, per stabilire se richiedere l’immediata attuazione delle sanzioni imposte a Microsoft, indipendentemente dalla procedura d’appello, oppure accordarne la sospensione fino al termine di questo procedimento.