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Luci e script intorno a Zygmunt

21 Agosto 2007

Luci e script intorno a Zygmunt

di

Memorie dal metaverso, terza parte. La breve e inquietante estate di un avatar su Second Life, alla deriva tra un’isola e l’altra

14 agosto

Non dite una parola. Lo so, sono stato un ingenuo. Ovviamente i Money Tree non sono una soluzione praticabile. Certo, sono fatti per quelli come me, che ancora stanno cercando la loro strada, ma… fruttano solo un L$ ogni venti minuti! Probabilmente dovrei darmi al crimine, ma sento che la mia guida nella RL non è il tipo da armi e inseguimenti. Peccato, perché il mio look è sempre più da duro. Da quello che vedo non c’è solo gente che balla sui cubi o che risponde a interviste o “si fa vedere”. Ci sono anche quelli che creano oggetti che poi vendono su una qualche isola. A dirla tutta, qui è pieno di oggetti… e qualcuno deve pur averli creati! Il solito informatore bendisposto (stavolta reperito su Roma SPQR, un’isola a tema sull’antichità latina) mi dà una dritta su dove esercitarmi. Su diverse isole in cui mi sono teletrasportato, infatti, vengo bacchettato non appena provo a creare qualcosa. Solo perché mi trovo in una proprietà privata. Ma ci sono posti come Sandbox Island che vengono definiti appunto sandbox – “recinti di sabbia” in cui provare a fare le costruzioni.

Detto fatto, eccoci a creare qualche oggetto, a partire dai prim – ossia le forme primitive da cui nel mio mondo tutto deriva. Anche i palazzi più spettacolari partono come un semplice cubo. Quello che percepisco dall’altro lato dello schermo, però, è una sorta di irritazione da parte del mio corrispondente nella RL. Insomma, non è difficile, basta usare il menu a torta e selezionare Create. certo, poi bisogna giocare un po’ con tutti quei parametri che si aprono di colpo come le dimesioni, la posizione, la rotazione e poi le proprietà fisiche della forma realizzata, la sua maggiore o minore pienezza (un cubo cavo, ad esempio, può essere una scatola). A voler fare i precisi i prim si possono anche scolpire come un blocco di marmo, creare affossamenti, scalpellarne via dei pezzi… Ma vedo che mentre io mi affaccendo dall’altra parte è rimasta una sedia vuota. Non mi resta che fissare lo schermo con disapprovazione per tentare di convincere il mio uomo a terminare la nostra creazione.

16 agosto

Dopo parecchi tentativi siamo riusciti a creare una sfera cava e trasparente, vagamente traslucida che infilata sulla mia testa mi da’ il look di un palombaro punk. Ma la cosa ha richiesto talmente tanto tempo che le nostre energie si sono un po’ prosciugate. Nel frattempo abbiamo provato anche diversi altri trucchetti, tipo “forzare la notte” e spegnere la luce sulle isole dove ci troviamo, creare piccoli globi di luce colorata (l’ideale quando è buio e si vogliono fare fotografie di grande effetto), creare dei prim su cui sedersi prima di spostarli sulle diverse griglie 3D che si manifestano non appena il mio compare punta il mouse su tutte quelle freccine colorate che servono a gestire gli oggetti. Insomma, il mio mondo si può vedere da mille prospettive diverse. Per questo, tra l’altro, mi sta venendo in mente che potrei avviare una carriera come fotografo professionista di avatar. Le mie fantasie vengono però interrotte da una nuova ricerca: il mio creatore ha deciso che devo portare occhiali come i suoi, e mi teletrasporta su Plush Theta, un’isola dedicata all’ottica.

Ovviamente non si trova nulla – in particolare nulla di gratuito – né qui né in altri mall su altre isole. In compenso vanno moltissimo alcune parti anatomiche che non penso sia il caso di nominare. Comunque siamo sui 100 L$ per il “kit maschile” e sui 150 L$ per il “kit femminile”. Con piercing annessi, il prezzo sale. Sento che di là dallo schermo qualcuno ci sta pensando seriamente, poi però prevale la decenza e ci teletrasportiamo via. Per la cronaca, gli occhiali tanto desiderati erano già nel mio inventario personale (dal quale apprendo che io sono il tipo “City Chic”, in aperta contraddizione con i miei capelli ormai degni di un rasta di mezza età e il giubbotto di pelle, simbolo del mio desiderio di libertà e indipendenza) e ora fanno bella mostra di sé sul mio naso all’insù.

D’accordo, io ho voluto esagerare, e portare l’avventura tra le isole su un piano diverso, che richiede forse un po’ di conoscenza in più riguardo al mondo del 3D. Per non parlare dello scripting. Chi crea oggetti complessi, qui, in genere li programma per funzionare in un certo modo! Non dimenticherò mai l’agressione, sulla Sandbox Island, da parte di un sosia in acido di Spongebob che si moltiplicava intorno a me lanciando urla lancinanti e impedendomi i movimenti. Uno script idiota e cattivo. Alla fine, temo spinto dall’eccessiva concentrazione richiesta dal mio voler essere parte attiva di questa realtà, il mio gemello nella RL decide di prendere in mano la situazione e di utilizzarmi come il protagonista di un gioco di ruolo. È bastato sentire qualcuno parlare di intrattenimento, e del resto il periodo di vacanza lo impone…

18 agosto

Nelle ultime ore abbiamo fatto il giro di tutte le isole dedicate al divertimento. Beh, magari non proprio tutte, ma a me sembra così. C’è l’isola Agapema, un’enorme sala giochi piena di flipper, giochi arcade e simili. C’è Numbakulla, dove si gioca a The Pot Healer, un adventure game di quelli dove bisogna capire da zero cosa c’è da fare e come farlo: molto inquietante. E poi c’è l’isola Hathian, dove si può giocare a The Crack Den, un RPG di ambientazione urbana che presenta il massimo possibile di degrado e violenza: divertente! Peccato che in dieci minuti abbiano provato a investirmi, spararmi e farmi esplodere. Le bombe comunque le tirano anche su Paris 1900, un’isola che riproduce un’ambientazione parigina art nouveau. Qui la cosa più divertente è buttarsi in paracadute dalla cima della Tour Eiffel! Il paracadute, poi, me lo tengo stretto. Entra in funzione da solo ogni volta che il mio amico oltre lo schermo mi fa cadere per sbaglio da grandi altezze. E poi incontro Jenny. Non credevo a tutte quelle chiacchiere sulla gente che si aggira tra le isole allo scopo di trovare compagnia, eppure a quanto pare è proprio così.

Jenny è un po’ esuberante: come prima cosa mi propone un teletrasporto nella superaffollata Neva Naughty Orgy Room, tanto per conoscerci meglio. Qui capisco che gli script non sono per forza tutti cattivi. Ci sono script molto buoni. E quando timidamente lamento la mancanza di “materia prima”, Jenny mi fa notare che su quest’isola ci sono “kit maschili” magari poco raffinati ma completamente gratuiti. Adesso sì che mi sento completo… Malgrado l’imbarazzante situazione di essere pressoché tutti nudi e impacciati, questa è sicuramente un’isola dove è possibile fare diverse amicizie. Alle prime richieste rispondo sempre sì, salvo riservarmi il diritto di riconsiderare la lista degli amici. Così scopro il piacere di proporre ad un amico di teletrasportarsi dove sono io, o di iscriversi ai gruppi. Finora ho sempre viaggiato come un lupo solitario. Adesso almeno so chi chiamare quando dall’altra parte dello schermo è buio e resto solo.

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