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Luci e ombre sull’email di domani

16 Marzo 2006

Luci e ombre sull’email di domani

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MSN, Yahoo!, Google e AOL stanno ripensando i propri servizi strategici, ricorrendo a innovazioni e personalizzazioni. Polemiche per la email tax

La posta elettronica è ancora oggi l´applicazione più usata su Internet. Se è pur vero che può generare qualche equivoco, ciò finisce in fondo per farcela sentire ancora più vicina, rendendola più umana. Diventa quindi cruciale mantenere questo importante strumento al passo con i tempi, anche per integrarlo al meglio con l´ampia varietà di canali per la comunicazione personale (tra cui telefonate via Internet, instant messaging, Sms) oggi usati soprattutto dalle generazioni più giovani. Proprio quello che hanno deciso di fare i grandi provider statunitensi sull´onda del costante trend al rinnovo: Yahoo!, Hotmail, Google e AOL stanno lavorando sul sostanziale rinnovo dei rispettivi sistemi di email basati sul web, con tanto di studi-pilota per verificare sul campo quella che si preannuncia come un´esperienza radicalmente diversa e avanzata per utenti di ogni tipo.

C´è intanto da notare la crescita nel numero di acconti personali: la maggioranza degli americani ne possiede due (il 37%), il 19% ne ha tre e il 13% quattro o più; ad avere una sola mailbox è appena il 30%. Questi i dati di un recente sondaggio, da cui si ricava altresì che la gran parte dei messaggi commerciali vengono richiesti tramite l´opt-in da utenti che usano indirizzi personali su Yahoo (26%), Hotmail (21%) e AOL (13%), anziché come accadeva in passato ricorrendo a quelli dell´azienda o dell´ufficio. Ciò per via della crescente penetrazione della banda larga nelle abitazioni e dell´altrettanto diffusa familiarità nel maneggiare diversi acconti per scopi e persone differenti.

In altri termini, «non è più solo una questione di mail, ma di comunicazione», come suggerisce Blake Irving, dirigente di MSN, il cui team sta lavorando per spostare entro fine anno i 175 milioni di utenti Hotmail su un sistema completamente rinnovato e già battezzato con il nome di Windows Live Mail. Tra le nuove funzioni, il rapido trascina-e-rilascia dei testi, una barra ricca di informazioni, una serie scorciatoie attivate tramite tastiera. Ciò oltre a riprendere opzioni tipiche di Microsoft Outlook (oggi usato da circa 400 milioni di persone nel mondo), dal calendario ad aggressivi filtri anti-spam agli upgrade immediati. Al momento in fase di sperimentazione su un migliaio di persone, il nuovo servizio web-based punta così a diventare uno strumento integrato e versatile, da usare in modo trasparente e fluido insieme agli altri canali di comunicazione personale.

Da parte sua Yahoo! si spinge perfino oltre in tal senso, puntando a rendere sempre più intima l´esperienza della posta elettronica, grazie alla localizzazione e all´internazionalizzazione, a un interfaccia più flessibile e all´integrazione dei feed Rss. Ma l´invito sarà soprattutto quello a usare la casella di posta come una base digitale dove inserire foto, agendina telefonica, file d´ogni tipo, bollette elettroniche, testi e quant´altro ci possa tornare utile in ogni momento della giornata. Con l´implicita annotazione che più si usa questo prezioso magazzino personale e più tempo si trascorre sul portale – obiettivo a cui i responsabili del network non fanno mistero di voler puntare con decisione, per via di tutte le conseguenze in termini di presenze, hit e pubblicità. D´altronde, spiega Marcel Nienhuis, analista presso l´agenzia di ricerche Radicati Group, «L´e-mail è un punto critico per la competizione. È una di quelle applicazioni che riporta continuamente gli utenti sul tuo sito».

Intanto Gmail vanta 35 milioni di utenti complessivi, e rimane ancora in fase sperimentale pur essendosi rapidamente imposto lo scorso anno come una sorta di standard per la freschezza e l´ampiezza del servizio offerto, ora salita a 2,7 GB di spazio disco, sull´onda lunga del dominio di Google (a gennaio ha superato il 41% delle ricerche totali condotte su Internet) e delle crescente necessità di poter scambiare i file di ampia portata veicolati dalle connessioni ad alta velocità. Anche qui, Gmail gioca la carta dell´ulteriore integrazione, con il fresco lancio di Gmail Chat, onde poter chiacchierare con gli amici senza spostarsi dal sito, e dell´opzione per l´inoltro dei messaggi sui dispositivi mobili. Il tutto sempre gratuitamente, al contrario degli altri servizi che prevedono vari livelli di tariffe non appena si esce fuori dalle funzioni di base.

Oppure che vengono inclusi nel pacchetto in abbonamento mensile, come è il caso di America Online, che tra i grandi nomi appare quello con maggiori difficoltà a rinnovarsi, pur se è vero che il suo target è meno sofisticato e più tradizionale. Le proposte della nuova Security Edition del software prevedono il blocco di virus, spam e spyware, storage illimitato e ricerche più efficaci, mentre il recente servizio gratuito di posta aperto a tutti, AIM Mail, nel giro di cinque mesi ha raccolto 1,7 milioni di utenti. Manovre tese, come accade in parte per MSN, a incrementare soprattutto la popolarità del suo sistema di instant-message, ambito in cui AOL rimane di gran lunga in testa agli altri.

Ma forse la notizia più calda in quest´ambito, e che va provocando un certo scalpore, è l´annuncio del servizio di raccomandata elettronica a pagamento che AOL si appresta a lanciare in accordo con GoodMail. Secondo l´azienda del gruppo Time Warner «l´implementazione di questa misura tempestiva, necessaria e sicura avverrà nei prossimi 30 giorni per i nostri membri». Di cosa si tratta? Grazie all´autenticazione del mittente, ogni messaggio così vidimato potrà raggiungere le mailbox degli utenti AOL aggirando il flusso perenne degli spammer di professione, che da tempo sembra colpire in modo particolare tali utenti. Non che l´iniziativa sia poi così fuori luogo, nel senso che analoghi servizi a pagamento sono già offerti senza troppo clamore da alcuni dei grandi provider di cui sopra, mentre altri ci hanno addirittura costruito un vero e proprio business — come ReadNotify, che per la modica cifra-base di 24 dollari l´anno ci dice quando l´email da noi inviata viene aperta o riletta dal destinatario, se questi la inoltra a qualcuno o se la legge su un altro computer, e ulteriori informazioni specifiche.

Tuttavia stavolta il punto è che, pur se c´è chi immagina questa possa diventare la prassi caratterizzante per l´email del futuro, ciò finirebbe costituire un precedente pericoloso per l´Internet libera e aperta che tutti conosciamo. Il balzello creerebbe cioè una sorta di divisione di classe tra quelli (spammer inclusi) che possono permettersi di pagare la email tax per la consegna garantita e quelli che invece dovranno accontentarsi dell´incertezza o, peggio, della perdita delle proprie missive elettroniche. Almeno questa l´opinione di un ventaglio composto da associazioni a tutela dei diritti civili, enti nonprofit, aziende che hanno lanciato una campagna per bloccare l´iniziativa. Oltre 500 le adesioni in una settimana, e 30.000 le firme di singoli utenti in calce a una lettera aperta sponsorizzata, tra gli altri, dalla Electronic Frontier Foundation. Dove si sottolinea come il libero passaggio delle email rimane una parte vitale dell´odierna Internet che va salvaguardato a tutti i costi. Anche per evitare altri potenziali effetti perversi: il sistema a pagamento aiuterebbe, anziché bloccare, gli spammer, fornendo loro la sicurezza di superare i filtri predisposti, e ricompenserà economicamente AOL per abbandonare a se stesso il normale servizio di recapito. Analoghe le ragioni addotte da quanti hanno risposto a un sondaggio online, con appena il 9% che la ritiene una buona idea, mentre per il 57% creerebbe un ambiguo precedente e per un ulteriore 19% fa completamente cilecca contro lo spam.

Mentre il dibattito sulla proposta prosegue, rimane comunque il fatto che della posta elettronica non possiamo più fare a meno: ben vengano dunque simili trend verso migliorie e rifacimenti continui, purché non ci si faccia prendere dalla voglia di strafare.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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