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L’open source fa breccia nella Pubblica Amministrazione europea

29 Settembre 2004

L’open source fa breccia nella Pubblica Amministrazione europea

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Mentre Monaco a Vienna annunciano collaborazioni ad hoc, i governi di Danimarca e Francia lanciano importanti progetti basati su Linux

Sembra proprio che in vari ambiti europei l’open source ottenga sempre più credito e attenzione. A partire dall’interessante ricaduta del pubblicizzato passaggio a Linux dell’infrastruttura informatica di Monaco di Baviera. Si tratta della recente notizia di una collaborazione avviata con la vicina Vienna. Dato che anche la capitale austriaca ha avviato il salto (quantomeno parziale) verso il pinguino, le due città hanno deciso di cooperare su varie questioni inerenti il software open source. In particolare, hanno spiegato i rispettivi responsabile dell’ambito info-tech, si tratterà di sviluppare insieme un “public authority desktop” ovvero group-ware per facilitare la comunicazione e il coordinamento tra diversi gruppi di utenti. Si punterà cioè a sfruttare quelle aree in cui il lavoro cooperativo rende meglio al fine di semplificare lo scambio delle reciproche esperienze sul campo. Va ricordato che Monaco prevede di completare il passaggio all’open source di tutte le 14.000 macchine desktop entro il 2009, mentre per Vienna si tratta di una migrazione più ridotta. Entro il 2005 si prevede di offrire il salto da Windows a Linux per circa 7.500 utenti sui 16.000 totali, con annesso studio valutativo a un anno di distanza per eventuali ampliamenti del programma.

Intanto in Danimarca il Ministro delle Finanze ha virato verso l’open source per semplificare lo scambio dati tra sistemi differenti. Anzichè usare BizTalk di Microsoft la scelta è caduta sull’applicazione JBoss che gira su Red Hat Linux. Come spiega un rapporto della Computer Science Corporation, in tal modo si riusciranno a trasmettere 1,5 megabit di dati al secondo tra circa 400 istituzioni pubbliche e quel Ministero. Motivo principale della scelta, ha spiegato Peter Henningsen, manager del progetto, è stato il costo: il budget stanziato era di soli due milioni di corone danesi. Importanti però anche le questioni tecniche: Henningsen ha aggiunto che JBoss è una piattaforma assai stabile, punto cruciale per l’operatività complessiva. E in tal modo di prevede di superare i problemi avutisi con il server SQL e le precedenti impostazioni. “I settaggi del server SQL 7.0 erano di difficili da risistemare e troppo sensibili ai diversi pacchetti di servizi,” ha spiegato Henningsen. Le prime fasi dell’implementazione non hanno creato alcun problema, elemento non da poco se si considera che l’affidabilità dello scambio dati è essenziale visto che il sistema viene usato da numerosi dicasteri danesi, dalla Difesa alla Giustizia agli Affari Pubblici, per inviare ogni genere di dati a quello delle Finanze. Il sistema serve anche per organizzare gli stipendi, il bilancio e la gestione finanziaria interna. Dopo due anni di preparativi, il progetto è partito il mese scorso: i dati in XML provenienti da varie fonti vengono validati usando gli strumenti di Apache Xerces, poi il server JBoss-Red Hat si occupa dello scambio e delle transazioni relative necessarie. Un’ultima nota per ricordare come l’operazione si pone perfettamente in linea con la strategia generale del governo danese di usare, per quanto e fin dove possibile, gli standard aperti.

Saltando in Francia, un consorzio industriale ha firmato un contratto di tre anni (budget 7 milioni di euro) con il Ministro della Difesa per costruire un sistema operativo multilivello e super-sicuro basato su Linux. Le aziende coinvolte sono Bertin Technologies, Surlog, Jaluna, Mandrakesoft e Oppida, nomi importanti nel contesto europeo per quanto concerne sicurezza e certificazione. Si prevede che il sistema raggiungerà il massimo livello di assicurazione valutativa esistente, e dovrà aderire ai requisiti previsti per far girare applicazioni commerciali e governative. La soluzione operativa su cui si sta lavorando dovrà infatti essere adeguata per il mercato industriale in senso lato oltre che per i sistemi di telecomunicazioni e imprenditoriali. In particolare, responsabile dello sviluppo saranno gli esperti di Jaluna, che recentemente ha presentato una tecnologia che consente a sistemi operativi multipli di condividere lo stesso hardware “embedded”. Mandrakesoft vi adatterà il propria versione del sistema operativo, e gestirà la relativa comunità sui risultati futuri del progetto, il quale verrà rilasciato sotto una licenza open source.

Infine un’altra notizia in arrivo dalla Germania: una compagnia aerospaziale con base a Monaco ha sistemato un cluster Linux per l’assistenza nella costruzione di motori per aerei. Nel corso degli ultimi tre anni la MTU Aero Engines ha implementato due cluster paralleli per un totale di 448 processori, fino a realizzare un supercomputer che oggi occupa la posizione n.179 nella classifica dei Top 500 supercomputer al mondo. Dopo aver sperimentato con macchine multi-processori e con il “distributed computing”, lo spostamento della grande maggioranza del lavoro su Linux ha tagliato le spese operative di oltre il 70 per cento. Lo ha rivelato Axel Huedepohl, manager dei sistemi ingegneristici dell’azienda, aggiungendo che la distribuzione SuSE è stata scelta per il server, in parte grazie all’alta qualità dell’assistenza offerta. Se tutto andrà bene, la presenza del pinguino in azienda continuerà a crescere: Huedepohl spera entro fine anno di avere tutte le applicazioni sotto Linux, in base ad alcuni test in corso sui sistemi amministrativi interni. Dopo che, attenzione, la grande meta è usare Linux sul desktop, possibilmente entro fine 2005.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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