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London Book Fair e nuove tecnologie

30 Marzo 2000

London Book Fair e nuove tecnologie

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Si è appena conclusa la Fiera del libro di Londra. Ancora nessuna traccia dei nuovissimi libri elettronici, ma l'interesse per le nuove tecnologie è sempre alto. Nostro reportage

Nessuna traccia palese di e-book alla Fiera del libro di Londra, ma questo non significa che gli editori siano fermi: l’interesse per le nuove tecnologie e per il Web c’è, anche se magari non si coglie a prima vista. E questo vale non solo per gli editori che per vocazione si occupano di informatica e dintorni, ma anche e forse soprattutto per gli altri. Per non dire poi della ancora confusa galassia di società di servizi (digitali) che si agita, per il momento ancora un po’ ai margini, offrendo dal print-on-demand alla vendita online, dalla creazione di siti alla consulenza più generica.

La London Book Fair (che quest’anno si è svolta dal 19 al 21 marzo) all’Olympia Center, sulla Kensington Road, si colloca perfettamente a metà, in senso temporale, fra una Buchmesse francofortese e l’altra. Anche se della Fiera di Francoforte non ha nemmeno lontanamente l’estensione, richiama un buon numero di editori da tutta l’Europa e dagli Stati Uniti (e una piccola schiera dal resto del mondo) e parecchi agenti letterari, gli uni e gli altri in costante aumento in questi ultimi anni.

Non è una fiera specializzata, perciò vi si può trovare di tutto, dai libri per bambini alla narrativa, dalla saggistica alla manualistica pratica, ma la presenza degli editori di testi scientifici e tecnici (in particolare dedicati all’ICT) non è trascurabile. Per chi è “del mestiere” le novità di solito sono scarse – la maggior parte del lavoro si svolge ormai attraverso Internet, con visite a siti Web più o meno riservati agli addetti e messaggi di posta elettronica – ma qualche sorpresa ogni tanto si incontra: qualche nuovo editore, qualche titolo sfuggito all’attenzione, qualche novità da case editrici tradizionalmente non impegnate nel settore, ma che cominciano a sfornare qualche iniziativa legata al Web o qualche prodotto multimediale.

Niente amido, per favore

Simpatico, intelligente, pieno di entusiasmo è William Pollock, il publisher della No Starch Press, giovane casa editrice di San Francisco (che, confesso, non conoscevo affatto): jeans e maglietta, come ti aspetti sia un informatico californiano, si sta dedicando a libri sul mondo Linux-Open Source, ha costruito buoni rapporti con il Linux Journal e pubblica anche alcune godibili curiosità, come un Internet for Cats pieno di humor. Leggero, fa un po’ il verso ai Dummies e tratta i suoi lettori come gatti, insegnando loro come fare passeggiate a quattro zampe sulla tastiera e altre amenità del genere. Disegni altrettanto leggeri e attraenti: da consigliare agli amici che amano i gatti, si identificano almeno in parte con i simpatici felini e vogliono imparare qualcosa su Internet con poco impegno (oppure sanno già tutto e vogliono sorridersi addosso).

Dummies online

A proposito di Dummies, visto anche che sono di casa alla Apogeo: Mike Violano, ex Pearson, passato da circa sei mesi alla IDG al cui marchio si debbono gli originali gialli-e-neri, incontrato per i corridoi della fiera, racconta con orgoglio del successo delle “Dummies newsletter”, che hanno raccolto più di 850.000 abbonati (il sito è http://www.dummies.com, per le newsletter http://www.dummiesdaily.com). Si può ovviamente trarne spunto per scherzare sulle capacità medie della media dei lettori e delle lettrici d’America, o quantomeno di lingua inglese, ma è una cifra che fa riflettere, una comunità di tutto rispetto.

For Dummies già da un bel po’ di tempo non vuol dire per “stupidi” o per “incapaci” (sempre ammesso che queste traduzioni abbiano mai avuto un senso): significa piuttosto uno stile di scrittura, un modo di esposizione, un gusto per la leggerezza a volte scanzonata; significa non dare per scontato che il lettore conosca già un sacco di cose, non assumere un tono inutilmente paludato. Quando si guarda ai titoli della collana, che negli USA affronta anche temi come Corba, COM o Exchange Server, ci si rende conto che gli editor della collana non fanno una distinzione fra argomenti “facili” e “da iniziati”.

Il bello sta proprio lì, nello sforzo di rendere comprensibili anche temi complessi, nella giusta convinzione che ormai l’informatica non sia materia da soli laureati ma sia omnipervasiva e che il novero degli “addetti ai lavori” comprenda praticamente chiunque. Il che giustifica pienamente anche il successo dell’iniziativa sul Web.

Letteratura multimediale

Grazie alla potenza dei desktop di oggi, con tutta la dovizia di strumenti multimediali disponibili, con la comodità e facilità di aggiornamento dei siti Web, con la possibilità di organizzare forme di collaborazione via posta elettronica, è diventato finalmente plausibile creare progetti didattici dotati di senso, innovativi e concretamente utili. Non è certo un caso che si vadano moltiplicando, proprio in questi mesi, le iniziative di “distance learning” o “formazione a distanza” basate sulla Rete, gratuite o a pagamento, spontanee o formali, con offerta di corsi, seminari o addirittura di lauree a distanza.

Con un mix interessante di mezzi è strutturato il progetto della Wordsworth, presentato a Londra, rivolto allo studio della letteratura: libro e Cd-Rom con i testi commentati dei classici della letteratura inglese (i libri sono quelli già ben noti dello stesso editore), orientati alle scuole superiori e all’università, con sito Web di supporto (http://ww.wordsworth-education.com, che non è ancora attivo).

Niente di eclatante, senza dubbio, ma mi sembra sia la prima impresa seria e organica in questo senso. Certo, i testi online e su Cd ci sono, basta pensare anche in Italia all’iniziativa recente de l’Espresso con i classici della Garzanti: l’aspetto degno di nota però è la presenza degli apparati didattici e del previsto supporto attraverso Internet. I primi titoli (ovviamente in lingua inglese) saranno disponibili a maggio, prezzo 4,99 sterline (circa 15.000 lire) ciascuno. Fra i primi venti volumi annunciati, a titolo di esempio, Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, Tempi difficili di Charles Dickens, La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, Macbeth, Otello, Il mercante di Venezia, Romeo e Giulietta e La dodicesima notte di Shakespeare, Frankenstein di Mary Shelley.

Supporto agli editori

Get ready for the digital revolution, ovvero “preparatevi alla rivoluzione digitale” è lo slogan con cui si presenta bookchase.com, società inglese basata sul Web che offre servizi agli editori in cerca di risposte ai problemi posti dalle nuove tecnologie, dal print-on-demand alla creazione di siti Web e alla realizzazione di iniziative di commercio elettronico.

Il lancio è previsto per l’autunno, per il momento i fondatori sembrano in caccia di editori che si associno all’iniziativa, che vuole essere un servizio “one-stop” per le risorse e gli strumenti online, in particolare (cito dal volantino promozionale) per chi vuole trasformare un sito Web in un negozio online, stampare libri in formato digitale “on demand”, promuovere i propri libri direttamente ai lettori di tutto il mondo, farli recensire globalmente, avere informazioni su chi visita il sito ed effettua acquisti, trovare nuovi scrittori di talento.

Ambizioso, ma se funzionasse potrebbe diventare un utile centro di comunicazione per i piccoli editori, soprattutto se riuscirà a non essere un ennesimo servizio di consulenza solamente, ma un facilitatore di contatti, interazioni e collaborazioni. Per i grandi editori, immagino che preferiranno fare da soli come hanno sempre fatto.

Sarei pronto a scommettere invece sul successo delle iniziative di uso della Rete per l’acquisizione e la vendita di diritti, che sono già almeno due: rightcenter.com e subrights.com, americana la prima, inglese la seconda. In effetti, con i libri prodotti quasi universalmente con mezzi digitali, con la posta elettronica che permette di far arrivare notizie in tutto il globo in tempo reale, con la tecnologia delle aste online ormai ben collaudata, i rapporti fra agenti letterari ed editori possono essere facilmente virtualizzati, probabilmente con vantaggio di tutti.

Alle fiere gli addetti ai lavori andranno solo per incontrarsi una volta ogni tanto di persona, provare l’ebbrezza di una stretta di mano fisica, andare a cena in compagnia e magari farsi venire ancora qualcuna di quelle idee che nascono soltanto guardandosi negli occhi davanti a un buon bicchiere di vino.

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