L’economia connessa alla diffusione dell’e-commerce in Europa stenta ancora a prender piede per via del sempre presente ambito tradizionale, in particolare la selva di legislazioni nazionali sulle disposizioni in materia di tasse. Questa in breve la posizione di un recente articolo apparso sul Wall Street Journal, il quale non manca di riportare interessanti statistiche: oggi il 16 per cento dei cittadini europei è online, il 10 per cento in più rispetto ad appena due anni addietro. Ma ciò nonostante, le norme dell’Unione Europea impediscono, ad esempio, lo sviluppo della vendita di autoveicoli sul Web, mentre in Germania altre legislazioni locali non consentono ai dettaglianti di offrire prezzi scontati rispetto al settore tradizionale.
Ancora in Germania, non è possibile attivare siti di gran successo in USA come Priceline.com, dove è l’utente a dichiarare quanto è il massimo che vuole spendere. In Francia, Olanda, Germania è in vigore uno schema di prezzi prestabiliti per la vendita di libri online, con il supporto della sussidiaria del gigante dei media Bertelsmann. E uno dei maggiori effetti collaterali di tali rigidezze è ovviamente la migrazione di una parte degli utenti europei nei siti made-inUSA per i propri acquisti. Pur con tutte le spese di spedizione via aerea, sembra proprio che convenga….