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Linux sfonda anche nella didattica

20 Marzo 2000

Linux sfonda anche nella didattica

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In netta crescita la presenza dell'open source in università e distretti scolastici statunitensi

Nella diffusione trasversale dell’interesse intorno a Linux non poteva mancare l’ambito educativo. Segnali recenti testimoniano infatti della penetrazione del sistema operativo alternativo all’interno delle strutture universitarie statunitensi. In pratica, un numero sempre maggiore di queste ultime decide di far girare Linux sui molti computer connessi ai network del campus. E lo stesso dicasi per progetti locali sparsi sul territorio relativi a distretti scolastici e a gruppi di lavoro nel contesto didattico.

Generalmente i ricercatori universitari hanno ormai preso dimestichezza con Linux, ma finora la maggior parte dei network interni ricorre ancora ai sistemi operativi “ortodossi”, Unix, Windows NT, Macintosh. Grazie all’operato di Warren Jasper, professore di ingegneria tessile presso la North Carolina State University, ora è però in arrivo un nuovo contendente: Eos Linux. Compatibile con i sistemi basati su Unix di quella ed altre istituzioni didattiche USA, l’ennesima versione ad hoc di Linux è in grado di girare efficacemente su PC super-economici offrendo al contempo la medesima funzionalità dei costosi sistemi Unix.

Sulla base di tali prestazioni e usufruendo dell’appoggio del locale dipartimento d’ingegneria, Jasper è infatti riuscito rapidamente a diffondere Eos Linux all’interno del campus tramite CD-ROM e manuali d’uso appositamente realizzati. In pochi mesi, il sistema è risultato al secondo posto tra quelli impiegati all’interno di quel circuito universitario, subito dopo Windows NT. Ciò anche perché i precedenti tentativi di modificare quest’ultimo per una migliore integrazione con le macchine locali Unix, si erano dimostrati troppo cari: diverse centinaia di dollari per ogni sistema. Invece un singolo CD con Eos Linux è costato appena sei dollari.

Similare il percorso seguito dalla University of Michigan, dove è stata realizzata un’apposita versione di Linux in grado di supportare un maggior numero di utenti e di offrire più adeguate funzioni di sicurezza. Oltre, nuovamente, allo sfruttamento di una delle caratteristiche principali di Linux: la capacità di integrarsi assai bene con altri software, in questo caso quelli già in voga nei network del campus.

Il trend è in netta ascesa nell’intero panorama didattico nord-americano. Lo confermano le 25 workstation (su un totale di 150) che nel Riverdale School District di Portland, Oregon, da qualche tempo girano esclusivamente su Linux. Piccolo successo ottenuto grazie alla passione di Paul Nelson, coordinatore tecnologico del distretto, al quale va addebitata anche l’attivazione, ormai tre anni or sono, di un’altra importante iniziativa nella medesima area: il Linux in Schools Project.

Fungendo essenzialmente da gruppo di lavoro tecnico in ambito didattico, il progetto prevede tra l’altro delle riunioni mensili per studenti e insegnanti finalizzate a dimostrazioni sul campo su installazione e utilizzo di Linux, inclusa la risoluzione degli immancabili problemi. Il relativo sito (http://www.riverdale.k12.or.us/linux/index.html) offre una cornucopia di informazioni di base dirette a ogni livello, dalle scuole elementari alle medie superiori (il cosiddetto “K-12”).

Secondo le stime di Nelson, ora il suo distretto (450 studenti) risparmia fino a 5.000 dollari l’anno sulle licenze del software, mentre gli istituti ottengono assistenza gratuita dal gruppo che fa riferimento al Linux in Schools Project. E in un altro distretto di scuole pubbliche del Michigan, “per ogni macchina che gira su Linux si risparmia qualche migliaio di dollari che viene investito in altri ambiti educativi,” precisa il direttore delle Holt Public Schools.

Alcuni esperti si spingono anche oltre, prevedendo la diffusa presenza del software open source in scuole di ogni ordine e grado entro pochi anni. Al di là degli ovvi risparmi economici, tale previsione si basa sulla filosofia stessa dell’open source, assai consistente con gli obiettivi della didattica in generale. “L’educazione dovrebbe promuovere la libera circolazione e lo scambio delle idee; in ambito accademico il lavoro su e con Linux non farebbe altro che dare maggior valore alla compartecipazione di studenti e colleghi nella realizzazione dei vari progetti.”

Questa l’opinione di un attivista che lavora con gli “user group” (http://www.northwest.com/~plug/) nell’area del Pacific Northwest, corroborata da alcuni insegnanti di computer science per i quali nel giro di qualche anno il software potrebbe seriamente diventare lo standard in uso nei sistemi scolastici USA. Ciò perché incoraggerebbe creatività e innovazione negli studenti, i quali possono liberamente cimentarsi in migliorie e modifiche a piacimento. Il tutto verso un utilizzo di Linux centrato sulla sua robustezza e versatilità, come “backend” per server dediti a siti Web, e-mail, proxy e firewall.

Certamente non mancano i problemi. In primis la necessità di un approccio più “user-friendly” per studenti alle prime armi. Ovvero, l’interfaccia grafico e un numero più consistente di applicazioni, anche se ciò riguarda naturalmente lo sviluppo complessivo di Linux (l’atteso standard Linux GUI). Insieme al necessario training per gli insegnanti, attualmente del tutto assente, e che richiederà un’attenta opera di pianificazione con addetti e volontari in loco. Inoltre, sostiene qualche esperto, meglio andarci piano con il pieno accesso garantito agli studenti del codice centrale del sistema: questi potrebbero farsi prendere la mano con la sperimentazione, provocando gravi danni ai network interni, o tentare di “hackerare” i dati con le valutazioni degli insegnanti.

È chiaro che occorrerà tempo e prudenza per far fronte agli inevitabili rischi e aggiustamenti. Ma è comunque un fatto che negli Stati Uniti i costanti successi e la variegata diffusione dell’open source nell’ambito didattico latu sensu rappresentano elementi salutati assai positivamente da più parti. Con speranze ben riposte verso l’attivazione di contributi tesi a un positivo salto di qualità per l’intero settore scolastico.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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