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Linux per le reti wireless del futuro

22 Ottobre 2001

Linux per le reti wireless del futuro

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Se il domani è del senza fili, l'open source ci sta proprio bene -- da Bluetooth in poi.

Di pari passo con i sistemi embedded, l’architettura wireless rappresenta uno dei settori high-tech più caldi. E certamente lo sarà ancor più lo nel futuro prossimo venturo. Non a caso, sono proprio tali settori al centro delle promesse veicolate dall’open source in generale, e da Linux in particolare. Come rilevato più volte in questa rubrica, simili proposte “alternative” continuano a conquistare spazi e ad attirare l’attenzione della grande industria. Ecco stavolta alcune annotazioni sull’avvio della collaborazione operativa con Texas Instruments e sulle buone prospettive del connubio con Bluetooth nel contesto del wireless networking.

La scorsa settimana Texas Instruments ha annunciato il supporto di Linux nella sua architettura wireless denominata Open Multimedia Application Platform (OMAP), progettata per la prossima generazione della telefonia cellulare. Operazione grazie alla quale la piattaforma, che vanta già il pieno sostegno dei giganti colossi del settore (tra cui Nokia, Ericsson, Sony), finirà per garantirsi l’appoggio anche della comunità open source. Obiettivo primario rimane quello di stimolarne gli sviluppatori all’offerta di soluzioni specifiche per le molteplici attività cui saranno destinati i nuovi dispositivi e i cellulari in produzione. In particolare, Texas Instruments ha affidato l’implementazione del supporto di Linux sotto OMAP a RidgeRun, che ha già messo a punto il sistema operativo embedded DSPLinux. Quest’ultimo offre un ambiente di sviluppo completo, inclusivo del kernel Linux ottimizzato e vari strumenti di programmazione GNU, oltre a pacchetti e simulatori per specifici dispositivi.

Vale la pena di notare come ancora una volta siano soprattutto le doti di affidabilità, sicurezza e la facilità d’utilizzo di Linux, ad attrarre l’imprenditoria high-tech. Insieme alla possibilità di mettere un piede (o anche due) nel mondo open source, la cui produzione va facendo sempre più proseliti anche in ambito business. Lo hanno confermato gli stessi dirigenti di Texas Instruments, ribadendo tra l’altro: “Questo estende il nostro impegno nel supportare sistemi operativi di alto livello, consentendo agli sviluppatori la progettazione di applicazioni su di una piattaforma che possono sentire familiare”. D’altra parte, ciò torna anche a tutto vantaggio di Linux, il quale prosegue così la sua corsa — nello specifico, con il sistema operativo DSPLinux — nel bollente settore dei cellulari di prossima generazione, fra cui smart phone, PDA e quant’altro di mobile verrà realizzato.

Un ambito, quello della “interconnessione nomade”, comunque in perenne mutamento, con Qualcomm che ha tra l’altro annunciato l’arrivo di un apposito chip compatibile con Bluetooth, il quasi-standard per il wireless networking. Il chip MSM5100 verrà quanto prima incluso in oltre 50 modelli di telefonini commercializzati da varie aziende, alcuni dei quali saranno in circolazione negli USA entro fine anno. Qualcomm specifica che tali chip consentiranno “download fino a 307 kilobit al secondo, più di cinque volte superiori ai comuni modem con dial-up e sufficienti per applicazioni in streaming video”. La notizia ci porta agli aggiornamenti su Bluetooth ed ai relativi agganci, anch’essi assai promettenti, con Linux.

Messo a punto nel 1997 come open standard dagli ingegneri del gruppo svedese Ericsson, oggi Bluetooth è stato adottato da circa 2.000 aziende diverse. Nata come tecnologia di interconnessione wireless a bassa potenza, in grado di far “comunicare” tra loro dispositivi quali telefoni, stereo, notebook, computer, PDA senza cavi ma attraverso onde radio a basso raggio emesse da alcuni trasmettitori presenti all’interno di tali dispositivi. Originariamente progettata per consentire la trasmissione di dati tra due dispositivi wireless, tramite una connessione con Bluetooth è possibile (almeno in teoria) rigirare la chiamata da un apparecchio mobile verso un network telefonico fisso, eliminando così gli elevati costi di implementazione e gestione di un’apposita rete senza fili. Tutto ciò ha portato a diffuse promesse per divenire lo standard de facto dei network wireless, con ulteriori agganci diretti a Internet, grazie anche al supporto di grossi nomi dell’high-tech, prima fra tutte Intel. Negli ultimi tempi sembra tuttavia che la tecnologia vada trovando maggior spazio nell’interconnessione wireless di apparecchi quali telefoni mobili, stampanti, PC e telecamere prodotti da decine di aziende. Qualcosa che, per quanto utile, ridimensiona non poco le iniziali promesse in ambito wireless, riducendo Bluetooth a un ottimo sistema di “cable replacement”. Ciò anche per in grande arrivo, la scorsa estate, dello standard 802.11 Ethernet: non pensato come diretto rivale di Bluetooth ma rivelatosi dieci volte più veloce e con una copertura spaziale dieci volte maggiore (a costi pressoché identici). È così quest’ultimo che pare destinato a divenire lo standard per il collegamento al Web degli apparecchi wireless di domani.

Ciò detto a chiarimento di Bluetooth e dintorni, resta comunque il fatto che i relativi chip possono controllare efficamente sia Windows sia Linux, ovvero i sistemi più diffusi su cui girano i vari dispositivi. Ad esempio, RedHat 7.1 offre il pieno supporto per Bluetooth, pur se è vero che talvolta la configurazione dell’unità per Linux può trasformarsi in uno sforzo non indifferente. In ogni caso, superano la dozzina le società già all’opera nel lavoro di integrazione tra Bluetooth e Linux, con in testa il marchio IBM. Coinvolta è anche la stessa Qualcomm, che ha realizzato BlueZ, protocollo per applicativi basati su Bluetooth e recentemente divenuto un progetto open source a tutti gli effetti. La più piccola Axis sta invece dedicandosi allo sviluppo di driver per apparecchi che usano Bluetooth. La diffusione del codice si basa sull’apposita licenza denominata Axis OpenBT Stack e concerne soprattutto il kernel 2.0.33, pur se funziona bene anche con le versioni più recenti. Axis sta inoltre mettendo a punto un prodotto per i Bluetooth Access Point che agirà come link di comunicazione tra i database locali e i dispositivi remoti dotati di chip per Bluetooth. C’è poi IBM al lavoro sul pacchetto BlueDrekar, che include una serie di moduli caricabili ed eseguibili, oltre a un “transport driver” su cui poter realizzare appositi driver per le esigenze ad hoc dei vari dispositivi USB.

Se insomma i network wireless di domani, a partire da Bluetooth, rappresentano un ambito assai caldo dentro e fuori Internet, di certo l’open source avrà parecchio da dire e da proporre.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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