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Linux: i big dell’high-tech sempre più convinti

09 Luglio 2001

Linux: i big dell’high-tech sempre più convinti

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Da IBM a HP, l'open source guadagna spazi e attenzione

IBM insiste con Linux. E lavora sodo per mantenere il ruolo di leader tra i grandi dell’high-tech interessati al pinguino. Una strategia confermata dal recente lancio di alcuni pacchetti software indirizzati ai computer high-end. Si tratta in particolare delle versioni finali di due componenti chiave (JFS 1.0 e NGPT 1.0). Rimanendo tra i big, Intel afferma di apprezzare Linux ma non crede nel suo futuro per l’ambito desktop – al contrario di quanto aveva invece sostenuto HP recentemente. Comunque sia, l’open source continua a far parlare di sé nell’intero mondo informatico. E ciò non può non far bene alla sua crescita complessiva.

Il primo software ad hoc rilasciato da IBM, Journaled File System, è un file system di nuova generazione che importa in Linux delle interessanti opzioni, tra cui la configurazione di grossi spazi su disco e il recupero dei dati nel caso di eventuali crash del sistema. Caratteristica quest’ultima che ricorre alla funzionalità “journaled”, la quale tiene traccia dei cambiamenti avvenuti ai file. Va aggiunto che i file system journaled in circolazione sono svariati, e lo stesso Linus Torvalds ha sempre ritenuto di non optare per uno specifico, lasciando la scelta agli utenti finali: ogni file system presenta punti di forza e di debolezza.
L’altro pacchetto messo a punto da Big Blue, NGPT (Next Generation POSIX Threading), mira invece ad incrementare le prestazioni del multithreading di Linux in presenza di sistemi a più processori. È dal gennaio 2000 che JFS è divenuto un progetto pubblico, e la versione IBM è coperta dalla licenza GNU GPL (come pure NGPT). Da notare infine che IBM persegue progetti comuni con altre aziende, in particolare per quanto concerne i test sul campo, oltre a dar sostegno all’Open-Source Development Lab.

Passando a Intel, la scorsa settimana il CEO Craig Barrett ha rilanciato da Londra su uno dei temi più discussi in ambito Linux: riuscirà quest’ultimo a conquistare spazi concreti nel mercato desktop, superando le strettoie che lo vedono destinato unicamente a server e power user? La solita solfa riproposta immancabilmente da Microsoft, il cui dirigente Doug Miller aveva recentemente ribadito come il pinguino rimanga comunque un sistema “di nicchia”, mentre la quota del settore server attribuita a Linux sarebbe “deformata” rispetto ai dati reali. Stavolta Barrett sostiene invece che se è vero che nel segmento server Linux ha conosciuto un sorprendente successo, il percorso per raggiungere il mercato di massa dei PC desktop è decisamente lungo e irto di ostacoli. “Il ruolo di Linux non è tanto nel mercato desktop quanto in quello dei server e del back office. Non è fatto per i comuni PC”. Ciò soprattutto per via del fatto, sempre secondo Barrett, che al momento non esiste un sufficiente numero di applicativi che girano su Linux, al contrario di quanto accade per Windows.

Diversa invece la posizione di un altro big che negli ultimi tempi si dimostra sempre più attratto dall’open source, Hewlett-Packard. Qualche settimana addietro uno dei dirigenti storici, Bruce Perens, non aveva avuto problemi a sostenere pubblicamente che il sistema open source è in grado ripetere nel mercato consumer ciò che in questi anni ha già fatto in quello dei server. Confermando al contempo piena ha fiducia nello sviluppo di Nautilus, l’interfaccia avviata dall’oggi defunto Eazel per Linux, progetto ora affidato alla comunità globale degli sviluppatori (in particolare quelle legate a Gnome e KDE). Responsabile dell’unità Linux e open source presso HP, Perens ha poi confermato che la sua azienda avrà un ruolo preponderante nel quei sistemi sul mercato di massa. Ribadendo come, a fronte di uno sviluppo partito da zero durante il 1997, oggi ci si trovi di fronte a un “tempo di maturazione il desktop Linux,” e quanto prima se ne potranno assaporare i frutti.

È vero che la recente chiusura di Eazel, un’azienda-progetto tutta dedita alla trasformazione di Linux in un sistema operativo per desktop user-friendly, è stato un duro colpo per qualcuno. Ed ha provocato dei contraccolpi negativi, soprattutto tra i grandi dell’high-tech; perplessità sono state infatti espresse da Dell e altri produttori di PC. Ma in risposta e oltre a quanto sopra, va ricordato anche il rinnovato interesse per il pinguino di entità della stazza di Compaq. La quale ha confermato poco tempo fa cospicui investimenti pro-Linux, oltre al lancio di un nuovo pacchetto software (“single system image”) diffuso sotto la licenza GPL che consente ai programmi di girare su molti server diversi, facendo apparire i “cluster” come una singola macchina. e sempre Compaq ha appena presentato nel corso della Usenix Annual Technical Conference 2001 a Boston i nuovi modelli dei computer palmari iPaq. Il cui sistema operativo, adattato dall’originale messo a punto nei Bell Labs e ora chiamato Inferno, può girare come un’applicazione su Linux, oltre che su Windows e Solaris.

Sembra in definitiva che i grandi dell’informatica, pur con le dovute eccezioni, vogliano proseguire l’impegno e gli investimenti in Linux. A conferma degli interessanti sviluppi che questo continua ad offrire all’intero settore; checché ne pensi Microsoft e qualcun altro.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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