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Linux alfiere della rivoluzione (informatica) cinese?

09 Luglio 1999

Linux alfiere della rivoluzione (informatica) cinese?

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Un recente articolo apparso nel “Quotidiano dei giovani cinesi” di Pechino inneggia al sistema operativo Linux come emblema della rivoluzione degli oppressi contro il potere corrotto e ingiusto. Significativamente intitolato …

Un recente articolo apparso nel “Quotidiano dei giovani cinesi” di Pechino inneggia al sistema operativo Linux come emblema della rivoluzione degli oppressi contro il potere corrotto e ingiusto. Significativamente intitolato “La sottocultura anti Microsoft”, il pezzo riporta tra l’altro passaggi quali: “La crescita di Linux è leggendaria, un po’ come la rivolta contadina capitanata da Chen Sheng e Wu Guang. In un mondo dominato dall’egemonia, sono in molti a sentirsi oppressi pur senza sapere con chiarezza da dove arrivi l’oppressione. Quando qualcuno si alza per rivelarla, troverà nugoli di seguaci.”

Famosi nell’antica storiografia cinese, Chen Sheng e Wu Guang lavoravano alla costruzione della Grande Muraglia quando nel 206 a. C. diedero avvio alla rivolta popolare contro il tiranno Qin Shi HuangDi. Da allora la cosiddetta “ribellione di Chen Sheng-Wu Guang” è divenuta sinonimo, soprattutto nel periodo di Mao Tse Tung, della giusta lotta degli oppressi contro i rappresentanti, corrotti e ingiusti, del potere costituito. È tuttavia la prima volta che lo si fa riferire al mondo del software informatico.

Secondo il Quotidiano dei giovani cinesi, uno dei fattori alla base della rampante ascesa di Linux è il fervore anti Microsoft che va incarnando, risultato dalla “imposizione delle aziende del software di quelle legislazioni e regolamentazioni tipiche del mercato economico tradizionale anche nella nuova era della information economy.”

Da notare come, benché all’epoca Chen Sheng e Wu Guang vennero uccisi nei primi scontri, alla fine l’impeto rivoluzionario ebbe la meglio sull’imperatore-despota, dando così fine alla dinastia Han.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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