Il giornalista Paolo Attivissimo scopre nel suo computer l’esistenza di una cartella di istantanee delle pagine web da lui visitate, usate dal sistema operativo per le anteprime visive della cronologia e dei siti più visitati, e ne fa anche una questione di privacy.
Nel frattempo la Electronic Frontier Foundation (EFF) ha analizzato il comportamento di Silk, il browser di serie di Kindle Fire, la cui modalità di funzionamento standard fa passare il traffico dell’utente sui server cloud di Amazon allo scopo di aumentare le prestazioni:
Cloud acceleration mode is the default setting, but Amazon has assured us it will be easy to turn off on the first page of the browser settings menu. When turned off, Silk operates as a normal web browser, sending the requests directly to the web sites you are visiting.
Vien fuori che Silk è rispettoso della privacy in quanto può essere fatto funzionare come Safari, che per Attivissimo è a rischio confidenzialità.
Il concetto di privacy trattato a colpi di relativismo consente di filtrare evangelicamente il moscerino e ingoiare il cammello. Chiunque può lanciare un allarme indipendentemente dalla sua fondatezza. Il dato sensibile è un bersaglio mobile ostaggio di sensibilità arbitrarie.
Urgono definizioni stringenti, una codificazione ragionevole che compensi la tendenza della soglia di allarme verso il livello zero. Da dove cominciamo?