Sul roseo futuro dell’e-commerce nessuno ha dubbi e questo è un dato inconfutabile. Sarebbe interessante, però, sapere quale sarà, verosimilmente, il volume effettivo degli scambi, quanto dell’attuale fatturato delle aziende che producono beni di consumo si trasferirà online. Purtroppo, da questo punto di vista, le previsioni dei più importanti istituti di ricerca divergono molto, generando una certa confusione. Le divergenze non sono solo sui futuri scenari, ma anche sulla capacità da parte del sistema di fare previsioni attendibili.
Recentemente, due società statunitensi tra le più note del settore, Jupiter e Forrester Research, hanno diffuso i dati di loro ricerche sullo sviluppo del commercio elettronico B2C (Business to consumer) da oggi al 2005. Jupiter prevede un volume complessivo d’affari di 85 miliardi di Euro, Forrester Research di 175 miliardi di Euro.
Come si può agevolmente notare lo scarto tra i “pessimisti” di Jupiter e gli “ottimisti” di “Forrester è di 90 miliardi di Euro. In altre parole, Forrester Research prevede un giro d’affari dell’e-commerce indirizzato all’utente finale più che doppio rispetto a Jupiter. A chi credere? E soprattutto: quanto sono attendibili queste indagini di mercato?
Vediamo nel dettaglio le due ricerche. Quella “pessimista” è stata presentata a inizio aprile ad Amsterdam nel corso del “Jupiter Shopping Forum”: l’orizzonte, come per quella di Forrester, è il 2005. Per quella data i consumatori europei dovrebbero spendere online 85 miliardi di Euro. Dato di particolare interesse, la percentuale di vendite realizzate dalle cosiddette “dot-com”, le aziende nate appositamente per la Rete e senza sedi fisiche tradizionali (che attualmente realizzano il 51% delle vendite online) dovrebbe ridursi nei prossimi anni a causa delle iniziative degli operatori tradizionali che conquisteranno lentamente anche il cybercommercio. Se ciò si avverasse, una delle regole doro della new economy, quella secondo la quale i first movers saranno i vincenti, verrebbe smentita clamorosamente.
Seconda sorpresa dello studio di Jupiter: chi si accontenterà di vendere prodotti a basso prezzo sarà presto fuori dal mercato. La strada giusta pare infatti sia quella di offrire prodotti di qualità e servizi aggiuntivi, in modo da fidelizzare i consumatori.
Lo studio di Forrester Research, secondo il quale saranno 175 miliardi gli Euro che i consumatori europei spenderanno online nel 2005, fa parte di una ricerca intitolata “Retail’s Pan-European Future”. Gli analisti hanno voluto sottolineare un aspetto: gli operatori che si indirizzeranno ai soli mercati nazionali sono a rischio. La strategia vincente è quella paneuropea. Chi venderà su un solo mercato nazionale è destinato a soccombere di fronte agli operatori paneuropei.
Anche secondo Forrester gli operatori tradizionali si svilupperanno in modo significativo a danno delle “dot-com” grazie alla loro presenza nel mondo reale, e già nel 2003 controlleranno i tre quarti del commercio elettronico. Forrester consiglia, comunque, rapidità nello sbarcare online: ogni mese che passa gioca a favore delle aziende 100% Internet.
La società di ricerche americana prevede che, nel 2005, il 7% del commercio al dettaglio in Europa si farà online (9,3% in Svezia). La Germania da sola rappresenterà il 24% delle transazioni online complessive.
I tipi di merce che si venderanno principalmente online saranno diversi da quelli attuali. Oggi l’80% delle vendite riguarda prodotti culturali (libri, dischi, ecc.), informatica e viaggi. Nel 2005 questi prodotti realizzeranno solo il 40% delle vendite che riguarderanno soprattutto alimentari, abbigliamento e automobili. E questo nonostante oggi siano in molti ad affermare che i tre settori appena citati sono poco adatti alla vendita online.
Morale: se avete in programma il lancio di un sito di commercio elettronico B2C, la strategia migliore forse è una sola: fate di testa vostra e incrociate le dita.