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L’importanza di essere… LE.CI.TI!

15 Giugno 2004

L’importanza di essere… LE.CI.TI!

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Dieci anni fa l'espressione "LE.CI.TI!" comparve come una meteora sulla scena telematica italiana per aiutarci a superare un momento critico. È forse ora di rispolverarla?

Il 3 Giugno 1994 l’abitazione di Giovanni Pugliese, coordinatore di Peacelink, venne perquisita e il suo nodo Fidonet sequestrato. Il 4 Giugno si diffuse la notizia che Giorgio Rutigliano, comunemente identificato come il ‘papà della telematica italiana’, avrebbe chiuso di propria volontà “Fido Potenza” — prima BBS italiana appartenente alla Rete amatoriale Fidonet aperta nel 1985 dopo un solo anno dall’invenzione dei protocolli Fido da parte dello statunitense Tom Jenkins. Erano i giorni difficili che seguivano l’inchiesta “Hardware 1” con centinaia di perquisizioni e sequestri che misero in ginocchio la quasi neonata telematica italiana.

Ma cos’era allora la telematica nostrana? Lo leggiamo in una cronaca del tempo:

“La riunione di lunedì [30 maggio 1994] ha evidenziato quelle che sono le due anime della telematica in Italia. Da un lato chi la vive come fenomeno underground, di controcultura e contropotere, particolarmente interessato a mantenerne uno status di assoluta estraneità a quelli che sono i parametri normali di altri medium.

Consacrazione degli alias, protezione completa dell’identità degli utenti, deresponsabilizzazione di questi ultimi rispetto ai contenuti dei loro messaggi e dei loro contributi. Nel timore di schedature o di controlli polizieschi. Un isola di libertà assoluta di comunicazione al di fuori di ogni schema. Il cyberspazio è un luogo di frontiera, e pertanto leggi e regolamenti vanno applicati in una modalità molto elastica e diversa.

Dall’altro lato chi vede la telematica come un nuovo modello di comunicazione popolare, che per essere tale ha bisogno di regole precise, e in particolare di un tessuto di civiltà e responsabilità ben maggiore di quello di altri mezzi. L’identificazione dell’interlocutore, la responsabilizzazione verso i propri messaggi è una condizione essenziale per sviluppare una telematica che veicoli informazioni e servizi.

L’amatorialità assoluta e la deresponsabilizzazione se da un lato offrono l’ebbrezza della “frontiera” da l’altro ne portano anche i lati negativi che, a parer mio, tendono ad allontanarne il cittadino “comune”.
(Agorà, Com Net, E. Caioli, 2-Giu-94, 22:34)
[testo ripreso da un estratto della conferenza Community Network di Agorà Telematica]

A questo quadro andavano ad aggiungersi le uniche grandi BBS nazionali: MC-Link, emanazione della rivista MC Microcomputer con una anima spiccatamente commerciale, e la citata Agorà, dalla connotazione più sociale e politica, essendo stata realizzata sotto l’egida del Partito Radicale e del parlamentare Roberto Cicciomessere. Un movimento agli albori, di livello amatoriale ma assai promettente, che nei primi giorni di quel giugno 1994 subì l’inatteso collasso. Oltre alle inchieste giudiziarie in cui venivano contestati reati gravissimi, dall’associazione a delinquere alla ricettazione, dal contrabbando alla violazione di dati informatici, pesava il comportamento della stampa che godendo di un clima particolarmente favorevole al tintinnare di manette si esercitò nello spararle sempre più grosse contro i poveri sysop che non raramente erano studenti, impiegati pubblici o piccoli professionisti. Non raramente i giornali facevano da cassa di risonanza dalla lobby dei produttori di software proprietario già ispiratori di una legge eccessivamente punitiva e di campagne pubblicitarie terrorizzanti, che proprio a seguito di quelle azioni si inventarono una strana funzione di consulenti informatici delle forze dell’ordine e della magistratura, un legame che ancora oggi desta motivi di preoccupazione.

La telematica italiana ne uscì a pezzi. Gran parte degli informatici ‘seri’, quanti usavano la telematica per lavoro, molto spesso nei loro uffici universitari, liquidò la faccenda come estranea ai propri interessi. Chiusi nelle torri delle proprie connessioni garantite dall’Università o dagli istituti di ricerca reagirono con un malcelato disprezzo verso questa telematica un po’ stracciona e fuori controllo. Ai pochi che tentarono di portare il problema all’attenzione degli organismi rappresentativi, come il GARR, si rispose con la solita litania italica, dando il “la” ad una tradizione che avrebbe dovuto far scuola negli anni a venire: tutta colpa di Berlusconi (appena ‘sceso in campo’ e neo-eletto presidente del consiglio). L’occasione fu però ghiotta per iniziare la creazione di una gerarchia italiana di newsgroup che avrebbero dovuto, nelle intenzioni dei gestori, assorbire gli utenti ‘orfani’ degli spazi di espressione venuti meno per il crollo della telematica amatoriale. Unica concessione fu la realizzazione di un gateway di collegamento fido-internet, che non vedrà la luce prima di un ulteriore anno.

L’unica associazione ‘formale’ che avrebbe potuto ‘dire qualcosa’, l’Associazione Fidonet Italia, nata due anni prima tra i sysop più attivi, scelse la strada dell’assoluto silenzio, un po’ per tutelare quanti erano stati colpiti personalmente, un po’ per evitare uno scontro muscolare con un potere che, al tempo, sembrava essere dotato di ogni mezzo per ridurre chiunque ai più miti consigli. Forse più di ogni altra cosa, fu tael atteggiamento a portare il maggiore scoramento, l’avvilimento che colpì molti sysop aiutandoli in breve a prendere la decisione di staccare i propri modem, spegnere i computer e prendersi una pausa da quell’attività meritevole che aveva tentato di scuotere un’Italia tecnologicamente bloccata da un sclerosi divenuta permanente. Quasi a compensare ciò, prese invece il volo l’attività di Agorà Telematica, nata nel 1988 e divenuta rapidamente uno dei punti nodali delle reti digitali sociali, con collegamenti accessibili a banche dati pubbliche e private e porte aperte verso internet e le connessioni in dial-up da tutto il mondo attraverso le reti a commutazione di pacchetto. Nello specifico, i partecipanti all’area Community Network, moderata da Bernardo Parrella, realizzarono una incredibile attività di informazione per l’intero periodo. Basti pensare che a meno di 5 ore della prima perquisizione vi era già disponibile il testo completo del provvedimento giudiziario, nonché analisi della situazione in relazione a quanto era già avvenuto già negli Stati Uniti, e stava avvenendo in concomitanza in altri paesi del mondo, e interventi continui di avvocati, giornalisti, parlamentari.

Ma al di là del mezzo di formidabile capacità tecnologica fu la concezione del metodo di lavoro in comune a consentire di concentrare le poche risorse disponibili nella immediata realizzazione di obiettivi subito raggiungibili e sfruttabili onde ridare fiato a quella “frontiera” di libertà d’espressione che inesorabilmente sembrava chiudersi, senza voler necessariamente imporre un distintivo, una bandiera o un simbolo di partito. Fra le molteplici attività che presero il via dal fervido lavoro di discussione dell’area Community Network, ci fu l’insistenza e il rilancio di quelle norme codificate alla base di delle reti telematiche amatoriali di allora, Fidonet e Peacelink incluse. Tutte erano sempre state molto rigide nel forgiare le proprie regole: il rigido rispetto del diritto d’autore, il divieto assoluto del commercio illecito di software e di informazioni riservate, e via dicendo. Leciti, erano quindi questi sistemi telematici, e LE.CI.TI! erano i “cittadini telematici” che vi si collegavano alla ricerca di discussioni, di scambi di posta privata e di software legale come lo shareware, il freeware o i primi pacchetti di software libero distribuiti in Italia.

La proposta di formare la “LE_ga dei CI_ttadini T_elematici_I” venne così rilanciata da utente ad utente, da sistema a sistema, come ‘appello’, come ‘semplice voce’, come ‘urlo’. Un primo, concitato messaggio inserito in conferenza Community Network diede vita a una miriade di contatti, in chat su Agorà, in IRC su Internet, via Matrix su Fidonet, via email su Internet, e via telefono, che alla fine risultò il mezzo più gettonato (visto il momento, era comprensibile), da chi voleva tenersi aggiornato senza neppure riaccendere il modem, da chi voleva capire cos’era successo, da chi semplicemente voleva raccontare la propria storia. La chiara scelta dei “cittadini telematici” di quei giorni verso la legalità, verso l’uso responsabile del mezzo telematico:

“Niente Tessere Please. Non possiamo appropriarci di una *parola*.
LECITI! *deve* essere quanto più disin*tesserato* possibile.
Deve essere una idea che si propaga con la forza di un virus.

Che salti su da associazione ad associazione, da persona a persona. LECITI! è un virus che ti conferma che *tu* non sei un virus del sistema sociale, perché’ ne accetti le leggi nel cyberspazio così come le hai sempre accettate nel realspazio. Forse puoi avere sbagliato, e sei pronto a pagare, ma laddove ci sia la certezza del diritto.”

[stralcio del messaggio originale, ripreso dalla conferenza Community Network di Agorà Telematica]

Come il PM di Pesaro nel ’94, come la situazione internazionale di allora, così oggi Urbani e il vasto movimento di lobby transnazionali che preme per l’estensione anti-popolare del diritto d’autore. Ma veramente non è cambiato proprio nulla? Possibile che serva, ancora oggi, una nuova e rinnovata “LE_ga dei CI_ttadini T_elematic_I”?

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