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L’ICANN detta le regole per l’Internet del prossimo futuro

20 Luglio 2005

L’ICANN detta le regole per l’Internet del prossimo futuro

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Nella riunione tenutasi in Lussemburgo, l'ICANN ha dettato le sue regole: no alla gestione multilingue dei nomi di dominio, nessun accordo sulla governance delle Rete e .com liberalizzati. Ma non tutti sono entusiasti.

Occorrerà pazientare ancora un qualche tempo prima di potere utilizzare nomi di dominio che comprendono caratteri latini. Nel corso della sua conferenza triennale, tenutasi in Lussemburgo la settimana scorsa, l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) ha infatti rifiutato la messa in atto di un sistema multilingue.

La ragione avanzata dall’organismo incaricato del controllo e della gestione dei domini su Internet, a supporto della propria decisione, è stata che le soluzioni proposte e testate presentano bachi di sicurezza che potrebbero favorire notevolmente l’aumento del phishing. Alcuni sistemi previsti dai ricercatori offrono infatti l’opportunità, ai pirati informatici e ai semplici malintenzionati della Rete, di fuorviare gli internauti facendosi passare per una conosciuta e stimata realtà Internet allo scopo di truffarli.

In pratica, il pirata informatico in questione potrebbe depositare un nome di dominio, composto da caratteri accentati, che può in seguito sfruttare con una diversa ortografia, perfettamente identica a un nome di dominio già esistente. A questo punto, ad esempio, non gli resterebbe altro da fare che collegare un sito fittizio al nome depositato per poi diffondere Spam in modo da generare del traffico su questo sito e il gioco è fatto.

Soluzioni sicure, tuttavia, esistono. Come quella adottata in Germania, oggi completamente operativa: dall’anno scorso, i nomi di dominio “.de”, possono arrivare a supportare fino a 92 caratteri speciali o accentati. Ma, per prudenza, l’ICANN preferisce fare marcia indietro sulla messa in atto di un sistema multilingue, evitando ogni possibile problema futuro.

L’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers ignora così le rivendicazioni dell’ONU, venuta a presentarle la sua relazione sul futuro dell’amministrazione di Internet, relazione che deplora la mancanza di progressi significativi realizzati in materia. Nel suo studio, che riguarda in particolare proprio l’ICANN, il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite denominato Working Group on Internet Governance (WGIG), propone una definizione e quattro modelli diversi di Internet governance.

Nessuno dei modelli presentati lascia agli Stati Uniti il controllo totale sul futuro amministratore internazionale, ma il Governo americano ha recentemente ribadito la sua intenzione di conservare il proprio ruolo storico di amministratore del Web mondiale.

Ma la governance non è stato l’unico punto controverso alla conferenza del Lussemburgo. Anche l’annuncio della prossima liberalizzazione delle tariffe per i nomi di dominio “.net” e “.com”, infatti, ha suscitato forti polemiche.

Mentre fino ad ora i prezzi dei nomi di dominio erano fissi: un massimo di 6 dollari per il “.com” e un limite di 4,25 dollari per il “.net”, a decorrere dal 31 dicembre 2006 saranno completamente liberalizzati. Registrar e provider sono i primi a preoccuparsi dell’annuncio. Tutto questo, infatti, per loro rischia di tradursi in un aumento delle disparità tra grandi e piccoli registrar perché, creando una grande instabilità dei prezzi, si dà il via a una situazione instabile generalmente più dannosa per le strutture di modeste dimensioni.

L’unica buona notizia, almeno per la joint venture creata da un gruppo di potenti operatori telecom e produttori di cellulari, costituitisi in gruppo appositamente per incoraggiare l’ICANN a rilasciare un suffisso Web completamente dedicato ai siti per apparecchi mobili, è appunto l’approvazione del suffisso “.mobi” che diviene dunque una realtà.

D’ora in avanti, quindi, gli utenti Internet potranno riconoscere immediatamente i siti Web appositamente progettati per i cellulari.

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