È passato ormai un anno dalla prima release di LibreOffice (avvenuta alla fine di gennaio 2011) e la Document Foundation può iniziare a tirare le somme sull’evoluzione del progetto pubblicando un’infografica in cui si dà conto del livello di partecipazione della community di sviluppatori e dell’efficacia degli interventi di bug soling. Emerge che attualmente all’attività di sviluppo di LibreOffice lavorano un team core di 50 sviluppatori, un gruppo stabile di circa 100 sviluppatori volontari e una costellazione di circa 250 contributori occasionali:
The Document Foundation was announced on September 28, 2010. So far, it has been an unbelievable ride, especially under the development point of view. Our core development team has managed to attract close to 400 new developers, and has achieved a large number of the ambitious goals set on that date.
Facciamo però un passo indietro per coloro che si fossero persi le puntate precedenti e non hanno ancora ben capito il rapporto tra LibreOffice e OpenOffice.org.
Il 2011 è in effetti stato un anno burrascoso per la suite open source per ufficio più nota e diffusa. Già nel settembre dell’anno precedente un gruppo di sviluppatori di OpenOffice.org aveva avviato un fork del progetto chiamandolo provvisoriamente LibreOffice, in attesa che Oracle (titolare del progetto) cedesse l’uso del marchio OpenOffice.org a una neonata realtà non-profit, appunto The Document Foundation, di recente insediatasi a Berlino. Oracle ha invece negato il consenso e nell’aprile scorso ha annunciato l’abbandono del progetto, cedendolo ad Apache. Intanto l’attenzione della comunità open source si è focalizzata sul nuovo progetto LibreOffice, che nei giorni scorsi è arrivato alla release 3.5.0 (datata 14 febbraio); anche se nel frattempo pare che Apache abbia raccolto nuovi partner autorevoli (come IBM) interessati a proseguire nello sviluppo di OpenOffice.org.
In effetti sembra un po’ un intrigo a cavallo tra la telenovela e il noir, ma quella delle diramazioni in fork e sottoprogetti è una delle caratteristiche più tipiche e – in un certo senso – affascinanti del mondo open source. Ora non ci resta che seguire le prossime puntate.
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