Linux e il nostro amato telefono cellulare: un binomio ricorrente, che ha vissuto momenti alterni negli ultimi anni. Con l’evoluzione della tecnologia e del mondo open-source, si sono susseguiti diversi smartphone con sistema operativo Linux, ma con poca fortuna. Alcuni produttori hanno tentato questa strada, ma è più facile ricordare questi prodotti come mancati successi, piuttosto che come un innovativa idea da seguire nel futuro. Le poche possibilità di diffusione erano da cercarsi nella scarsità delle applicazioni, nell’impossibilità degli sviluppatori di scrivere applicazioni utili e nel funzionamento non proprio ottimale.
Tanto per citarne uno dei più recenti cellulari con sistema operativo Linux: il Motorola A1200 offre la possibilità di sincronizzazione solo con Exchange, quindi qualcosa che ha a che fare con Microsoft e non con Linux. Ma perché comprare un cellulare basato su Linux? Per molti, come gli utilizzatori abituali di Linux e del software open-source rappresenterebbe un modo per svincolarsi dai firmware proprietari. Ovvero la capacità virtuale di aggiungere funzionalità al propri cellulari con nuove applicazioni scritte dalla comunità open-source. Il software libero è uno stile di vita, che va vissuto anche nella scelta del telefonino. Malauguratamente abbiamo visto che di aperto nei cellulari basati su Linux, fino ad ora, si è visto ben poco.
Per altri l’opzione Linux potrebbe rappresentare una stravaganza: avere semplicemente un cellulare particolare, magari un po’ più personalizzabile nei colori e nei suoni. Questo forse è l’approccio che ha determinato la scarsa diffusione di Linux in questo settore. A questo punto meglio puntare sul più amichevole Symbian o sul neonato e affascinante iPhone.
Fatte queste premesse riuscireste a credere che Linux è il secondo più popolare sistema operativo per smartphone. Il mercato dei sistemi operativi per dispositivi mobili è frazionato tra Microsoft e Symbian, seguiti da soluzioni maggiormente proprietarie come Blackberry, Palm e lo stesso iPhone. La diffusione di Linux è merito dei mercati emergenti come India o Cina, che vedono nel suo kernel una possibilità di sviluppo autonomo. Stando a un recente studio, la percentuale di crescita di Linux in questo mercato sarà a doppia cifra. La previsione quadruplica da qui al 2010 le vendite di smartphone Linux. Nel 2012 il picco di vendita sarà di 128 milioni di terminali (contro i meno di 20 attuali), con una quota di mercato del 27%.
Motorola ha in previsione di ampliare la gamma appoggiandosi al framework Qtopia, con maggiore possibilità di sviluppo da parte dei programmatori. Nokia, tradendo parzialmente il proprio Symbian, ha presentato un Internet-table basato su Linux, ma derivato proprio da Symbian. Samsung non sta a guardare: è previsto un terminale basato su Linux per la metà del prossimo anno.
La situazione è in evoluzione. Forse l’esempio attuale più chiaro delle possibilità di uno smartphone derivato su Linux è rappresentato dal progetto OpenMoko. L’idea di base è quella di creare un sistema operativo per device mobili realmente open-source e realmente libero: «L’obiettivo a lungo termine è fare in modo che il software per il telefono non sia appannaggio di un singolo telefono. Puoi comprare un qualsiasi telefono compatibile e installare qualsiasi software su tutti i telefoni. Se cambi il telefono, non perdi il software. I difetti corretti su un telefono sono corretti su tutti». La filosofia sembra quindi più nobile rispetto ai terminali commerciali disponibili al momento e si fonda sul concetto stesso di open-source.
Attualmente è disponibile una versiona alpha del firmware. Non è ancora adatta gli utenti finali, ma il team di sviluppo prevede di realizzare qualcosa di concreto in un periodo di tempo medio. Il sistema OpenMoko è stato già installato su un cellulare sviluppato appositamente e su uno smartphone Treo680. Infatti il progetto prevede lo sviluppo di un terminale con hardware apposito chiamato Neo1973, già disponibile per l’acquisto. Anch’esso non per gli utenti finali, ma per gli sviluppatori che avessero intenzione di creare applicazioni per questa piattaforma. Perché probabilmente la forza di una piattaforma del genere, oltre alle virtuose aperture trasversali, sarà proprio la futura disponibilità di applicazioni e soprattutto l’intercambiabilità tra device di diversi produttori.
Altre caratteristiche allettanti saranno un prezzo più basso dei terminali (la licenza del sistema operativo non si paga) e le possibilità infinite di hackeraggio. Speriamo che il progetto possa approdare a risultati concreti, in ossequio al motto che si è dato il team di sviluppo: «free the phone». Staremo a vedere.