Nel giugno scorso, l’FBI aveva dato il via a un’operazione chiamata Roast Bot,dichiarando guerra alla cybercriminalità. A distanza di soli sei mesi, l’Agenzia Governativa ha identificato otto amministratori di Botnets, pirati informatici che creano delle reti infette, sfruttando centinaia di PC Zombie (cioè PC controllati a distanza, all’insaputa dei loro utilizzatori), per portare a termine operazioni illecite, come ad esempio il furto di dati personali, ecc. Gli otto amministratori sono già stati condannati a scontare diverse tipologie di pene.
Il Direttore dell’FBI, Robert S. Mueller, ha dichiarato, in un comunicato: «Oggi, le Botnets sono un’arma di prima qualità per i cybercriminali. Cercano di dissimulare la loro attività criminale, utilizzando i PC di utenti terzi per compiere le loro malefatte (…). Faremo il possibile per trovare le persone che cercano di sfruttare degli anonimi internauti».
L’FBI, nell’ambito di questa dichiarata lotta alla cybercriminalità, pubblica regolarmente, sul proprio sito Internet, la lista dei pirati informatici già arrestati. Tra questi, per esempio, si trova un ragazzo ventunenne, condannato per aver lanciato un attacco informatico al sito dell’Università di Filadelfia, nonché un ventiseienne che, attraverso la creazione di un codice che gli ha permesso di intercettare numerose e-mail, è venuto a conoscenza di centinaia di password e di nomi utente di ignari internauti. Un uomo di trentadue anni, poi, ha scontato 42 mesi di reclusione, per aver partecipato a una vasta operazione di phishing, consistita nel copiare il sito di una società finanziaria, dove venivano poi attirati i clienti della stessa ed estorti loro i dati personali.
L’FBI segnala che altre 13 persone sono attualmente ricercate, in quanto sospettate di aver commesso attacchi informatici.