Syusy Blady
Superguida di Arte, Cultura e Scienze
All’inizio con Internet mi aveva presa proprio male. Anzi, ancora prima avevo preso malo lo stesso computer. Mi sentivo tagliata fuori, incapace di rapportarmi con una macchina rigida e rigorosa che non mi perdonava gli errori e, in fondo, in ogni discussione aveva sempre ragione lei. Internet poi, mi sembrava un ritrovo esclusivo di superesperti o di teenager cresciuti a colpi di videogame e playstation. Ma è bastato poco a convertirmi. “in fondo è come quando ho preso la patente”, ho pensato, e mi sono data da fare. Con l’aiuto di Patrizio e di nostri amici esperti, prima ho imparato a “guidare” il compute, posi sono passata alla “patente nautica” per non naufragare in Internet. Oggi mi sento a un passo dalla dipendenza. Al mattino, ancora prima di vedere se c’è il sole oppure no, apro la posta elettronica. Subito dopo, controllo i documenti che mia figlia mi ha buttato nel cestino l’ultima volta che ha giocato con il mio PC. Finora sono riuscita a ripescare tutto, ma tremo all’idea di quando Zoe imparerà a usare il comando “vuota il cestino”!
Una volta evasa la posta, l’altro rito mattutino è quello di una piccola navigazione di lavoro. Controllo cosa succede nei forum di turistipercaso.it e di superEva, rispondo alle e-mail, cerco di farmi venire in mente qualche idea da proporre alla redazione del nostro sito.
Poi ci sono i miei interessi assolutamente personali. La mia passione per i misteri, per esempio, ha bisogno di essere continuamente foraggiata da approfondimenti, nuove notizie, nuovi dati, e Internet da questo punto di vista è qualcosa di fantastico, un serbatoio veramente inesauribile!
L’altro momento critico per la mia dipendenza è il tardo pomeriggio, quando navigo soprattutto per diporto. Guardo gli spettacoli che ci sono la sera in città, cosa succede altrove, i siti turistici e soprattutto i siti a tema “tango”, l’altra i agrande passione che, per fortuna, mi porta via un sacco di tempo libero. La sera lascio il computer a Zoe per i suoi giochini e spero che il cielo me la mandi buona!
Everardo Dalla Noce
Economia
Accidenti a te! La piccola baruffa con Agostino manda in tilt la rete, il computer, ogni cosa. L’incompatibilità fra il mio gatto e la macchina è ogni giorno più manifesta.
Programma “terminato”, shell e qualcosa di incomprensibile. Vite da spiaggia. Spegnere, riaccendere, ricominciare tutto da capo. Sempre quando si ha fretta. E lui fa le fusa strofinando il muso sulla stampante.
Prima le cose di routine: rassegna stampa, notizie, ultim’ora e così via.
In questi giorni la Borsa non manda segnali positivi, meglio affidarsi alla posta elettronica. C’è sempre qualche amico che soffre d’insonnia e invia e-mail assurdamente prolisse. Nessuno è perfetto, figuriamoci gli amici. Le apro tutte, mentre Agostino mi guarda ammiccante, acciambellato sullo scanner. Impossibile fargli capire che dovrei riprodurre documenti.
Il rituale e il dovere mi tolgono parte del piacere. Beati gli hacker, credo si divertano un mondo, ma non sono presbiti, di questo sono certo. Vincenzo è una specie di hacker, anche il gatto lo rispetta, quando lavora si mette rispettosamente sotto il tavolo. Fatto, ho risposto alle e-mail, sparato attraverso la rete un articolo. Ultimo aggiornamento.
Black out, questa volta elettrico Non è possibile a pochi minuti dalla diretta! Pazienza, manteniamo la calma. La luce è già tornata. Bene. Riavvio, la macchina controlla che tutto sia a posto non senza avermi rimproverato per non aver seguito la procedura standard di spegnimento. Mi connetto. Un occhio ai numeri, uno agli appunti. È andata. Liberi di navigare. In realtà mi sento piuttosto un naufrago della Rete, approdi improbabili. Vediamo se Agostino ottiene di più, oggi mi sembra ispirato. Improvvisamente sullo schermo appare un noto angolo di Roma. Zoom sulla finestra del primo piano. Chiusa. Zoom sulla strada. Ma quella persona la conosco. La vedo sparire in un portone. Meglio non indagare. Vediamo che dicono della Spal. Un disastro. Giornataccia, il prossimo semestre dicono andrà meglio. Quasi quasi mi propongo come Superguida.
Roberto Vecchioni
Istruzione e formazione
È l’alba. Per prima cosa salto su e sveglio il piccolo, lo vesto e gli faccio fare colazione.
Sono le sette e mezza. Lo specchio mi dice che ho 57 anni e duecento giorni circa, portati alla grande.
Tiro per i piedi gli altri due figli, mi carico lo zainetto, esco con Edoardo e lo porto a scuola.
Torno, metto il guinzaglio a Paco e giriamo Corso Garibaldi insieme. Normale routine di noi artisti: da Marilyn Manson a Zucchero ci svegliamo tutti alle sette e facciamo i papà di casa.
Ma in testa ho il computer, in testa ho Internet.
Se l’avessi solo pensato tre mesi fa mi sarei dato del matto.
L’incontro con superEva è stato la luce sulla via di Damasco.
Quello che più mi prende è sapere che al solo tocco mi si aprono i pensieri, le paure, le gioie di tutti: non è come una lettera, non è un faccia a faccia, è una sfera di cristallo.
Lettere e dialogo sono fili intimi, sottili, di altra natura: lo spazio di un portale è come la cabina di guida di un’astronave: ti prende il “trip” del fantastico, del superpotere.
Per prima cosa entro nei messaggi inevasi, rispondo a tutti, anche due righe, ma a tutti.
Poi controllo gli interventi dei quattro forum. Avrei voglia di commentare ogni pensiero, ma mi limito: il bello del forum è quello di stare accucciati nell’ombra e uscire pochissimo, a sorpresa.
I ragazzi, gli uomini, le donne, si lasciano andare come cuccioli sui sentimenti, l’aria, il cielo. La tenda tirata di Internet questo ha di straordinario: eliminano paure e timidezze, celano il fisico, il presente come ingombro, restituiscono emozioni libere di correre e trasmigrare, somatizzano lo spirito.
Così mi lascio andare a quell’intrecciarsi e sovrapporsi di finestre e segni, rune e simboli, supergraffiti. Cedo estasiato.
Si ridisegna sullo schermo un mondo che conoscevo da bambino, un variare al capriccio, un occhio strizzato al sogno. Di più: oggi questo sogno lo posso condurre io, regalando palette e secchielli, perché di litigare con gli altri bambini nemmeno se ne parla.
Patrizio Roversi
Media e società
Una giornata col computer.
Così come la Storia-con-la-S-maiuscola, anche la mia storia personale è scandita da un a.C. e da un d.C.: per l’Umanità significa prima e dopo Cristo, per me prima e dopo il Computer. Da quando un computer è entrato nella mia vita il classico rito serale caffè-denti-pipì-ketti e lo speculare rito mattutino letto-pipì-denti-caffè sono diventati rispettivamente computer-caffè-denti-pipì-letto e letto-pipì-denti-caffè-computer. Infatti ogni mattina appena alzato e ogni sera prima di coricarmi controllo la posta elettronica. Non si sa mai. Grazie alla posta elettronica ho dimezzato le telefonate, le riunioni di lavoro e i fax. Soprattutto ho moltiplicato il numero degli amici e corteggio contemporaneamente molte signore e signorine: infatti la posta elettronica permette di esprimersi con grande precisione nelle relazioni di lavoro e grande libertà nelle relazioni personali, oltretutto si può mandare una e-mail a chiunque a qualunque ora, tanto il destinatario la riceverà a suo comodo. Molto più discreta di una segreteria telefonica. Ma i riti dell’apertura e chiusura del computer altro non sono che le fette di pane tostato di una giornata sandwich ampliamente imbottita di computer: io passo almeno 6-8 ore al giorno davanti ad una tastiera. Uso il computer innanzi tutto per scrivere (assieme a Syusy) i testi delle puntate di Turisti per Caso. Assieme ma separati: ognuno di noi davanti alla propria postazione “tecnologica” che consiste in una TV, con relativo videoregistratore da cui traiamo le immagini, e un computer. Lei ha un civettuolo I-Mac e io un poderoso e virile Power Mac G4. Sì perché io non ho la macchina ma la sublimazione sessuale che molti maschi affidano ai cavalli di un motore io, viceversa, l’ho proiettata sui 348 Mega Byte del mio computer. Che naturalmente non uso e non so usare in tutte le sue potenzialità: mi accontento di scrivere, aprire qualche CD e soprattutto navigare su Internet. Ogni giorno faccio un passaggio su turistipercaso.it per dare una controllatina, magari consulto qualche sito per avere qualche notizia che mi serve per lavoro, spesso capito anche su superEva, a volte mi incanto sulla foto di Letizia Casta nuda che ho sul mio salvaschermo… Una sana attività virtuale conserva l’uomo virtuoso.
Raffaele Morelli
Salute e benessere
Quando mi è stata proposta la collaborazione con il portale superEva in qualità di superguida, ho accolto con entusiasmo l’idea. Su superEva e nel Web si ha l’occasione di parlare della salute con un linguaggio diverso, fuori dai canoni tradizionali del pensiero scientifico e con un popolo, quello di Internet, voglioso di apprendere vie e modelli di guarigione più legati alle forze dell’interiorità.
Il popolo di internet sa più di tutti che il benessere dipende dal nostro atteggiamento mentale, dal nostro modo di essere. Cerca all’interno di sé le domande e le risposte ai propri disagi esistenziali. I giovani di Internet non vogliono le solite risposte, non cercano la soluzione negli psicofarmaci, ma chiedono di essere aiutati a trovare ciascuno la propria via. Non vogliono far parte del branco, non vogliono ragionare come una massa. Usano pseudonimi non per nascondersi, come la maggioranza pensa, dietro a un finto nome, ma perché, utilizzando la maschera, possono tirare fuori i lati nascosti della loro personalità, le loro forze interiori.
È bellissimo parlare con persone che ti mettono alla prova, che non si accontentano di facili certezze, che sono alla ricerca della loro natura più profonda, della loro interiorità. Mi entusiasma pensare che esistano persone che possono diventare i veri artefici della propria salute. Persone che non si sentono oggetti, ma che sanno di portare dentro di sé l’energia creativa dell’universo. I consigli che mi chiedono riguardano quasi sempre qual è il modo migliore per contattare questa energia.
Attraverso Internet ho imparato a modificare il mio linguaggio, a cambiarne la sintassi, ad esprimere i concetti con il minor numero di parole possibili, ad ascoltare di più le cose che dico e ad essere più consapevole delle parole degli altri. Insomma, quando chatto faccio un po’ di psicoterapia anche a me stesso!
Andrea Zorzi
Sport
La solita routine ormai ben conosciuta: apri accesso remoto, composizione in corso, autenticazione utente e controllo
password, proiezione del computer nella rete, autenticato e vai… per l’ennesima volta siamo online, ma da qualche tempo qualcosa è cambiato.
Ci sono 2 modi per vivere nel cyber spazio: guardare dall’alto la replica virtuale del mondo reale, senza immergersi in quel universo, restando in una torre dalla quale si può osservare tutto, ma dalla quale niente può essere veramente vissuto ne sentito. Esattamente come nella nostra carriera sportiva abbiamo girato il mondo più volte, ma spesso i ricordi sono legati agli aeroporti (tutti simili), agli alberghi (costruiti per farti sentire sempre a casa tua) e ai palazzi dello sport (che devono rispettare regole molto rigide e quindi si assomigliano tutti).
Raramente abbiamo avuto il tempo e la possibilità di venire in contatto con la vita reale dei luoghi che abbiamo visitato.
Lo sport offre una grande occasione per farsi un’idea di quello che esiste intorno a noi, ma ti lascia con la convinzione di aver solo intravisto, sfiorato.
L’altro modo di stare online è sentirsi parte di una community dove l’impossibilità del contatto fisico viene annullata dalla relazione diretta dei partecipanti. Si parla, si discute, si risponde ad altre persone e si sente forte la loro presenza. L’esperienza con superEva ci ha permesso di conoscere queste sensazioni.
Dopo aver navigato per anni sorvolando a distanza di sicurezza il mondo sottostante, ci siamo ritrovati immersi in questo universo. Sono scomparse le paure, le perplessità che, finora, avevano attraversato le nostre menti, le nostre idee.
Continuiamo a credere che il cyber world sia solo una parte della nostra vita, ma la community di superEva ci ha offerto l’opportunità di approfondirla.
Fino a qualche tempo fa avevamo un atteggiamento diffidente e sospettoso nei confronti dei virtual citizens, ora questi timori sono scomparsi (quasi completamente).
Alessandro Bergonzoni
Tempo libero
Ore 07:00 sveglia che suona. Ore 07:05 sveglia che balla. Ore 07:30 sveglia che canta (mi rendo conto solo allora di avere lasciato acceso il computer). Ore 08:00 mi lavo. Ore 08:15 mi alzo dal letto completamente bagnato ed esco. Un signore nota che sono in camicia da notte e piange (c’è poco da ridere). Rientro in casa, accendo il computer alla pagina “Sviste”:un elenco di distrazioni fuori dalle grazie di Dio; clicco “Grazie di Dio” e appaiono tutte le volte che Dio ha ringraziato qualcuno per qualcosa: il mio programma al computer è celestiale… Clicco su “Colazione” e, se posso usare un frutto, mela faccio. Sono le 10:40 praticamente le 50; apro la pagina “scrittura” e inizio un articolo per il giornale ma scivolo all’indietro dalla seggiola finendo lungo le scale: mi tocco la testa livida, mi disinfetto un po’, praticamente correggo le bozze. Alle 12:00 clicco il programma “Aperitivo” il mio video si ghiaccia, la tastiera si iberna, tutto diventa alla menta: lecco il computer. Solo verso le 13:30 praticamente le 43 digito “Ergo Sum” cioè entro in Internet per cercare cibo per la mente come diceva il pilota più mangione del mondo: Sazio Nuvolari. Cerco tra le curve glicemiche del cervello, testostamine, gasteropodoni, adrenaline, guendaline… Quindi alle 14:20 esco pazzo per rientrare alle 15:00 e penso tra me e me, cioè in uno spazio mica tanto grande, che avevo lasciato acceso il computer, infatti vedo passare sul salvaschermo molte pecore: me ne beeo come diceva il pastore di quelle pecore. Vedo il mio mouse riempirsi di lana: è caldo da toccare e beela, Dio come beela (oh questa è beela). Sento in tutto il palazzo gli altri beelati degli altri mouse, un gregge di mouse ad ogni piano di dove sto. Ma dove sto? Alle 17:00 entro più in confidenza con il mio computer perché è l’ora del tè, lui mi da del tu ed io non so come berlo… e più che dei piccoli errori cominciamo a fare dei pasticcini… Mi addormento sulla tastiera, infatti sogno di essere toccato dappertutto e poi mi sveglio alle 23:30 tutto sommato alle 53 e vado a vedere le ultime notizie dal mondo, ma non ci sono perché ce ne sono sempre delle altre, e poi delle altre, e poi delle altre… Prendo a caso un nano che passa sul mio salvaschermo, lo sfioro e m’Appisolo sognando Romolo, Brontolo, Cirmolo, Cuccolo, Ebano e Tetano. Con infezione vostro.