Uno studio realizzato dalla Andersen Consulting rivela che i governi sono ancora reticenti a dotarsi di una vera piattaforma virtuale per offrire servizi online ai cittadini.
I ricercatori hanno realizzato il loro studio su 157 servizi pubblici che potrebbero, tecnicamente, essere disponibili online.
Di questi, solamente il 10 % sono offerti in forma elettronica, sui venti paesi monitorati dall’inchiesta.
Il problema è che l’informazione governativa circola a senso unico sulla Rete.
Se le pubblicazioni statali sono sempre più frequentemente proposte sullo schermo di computer, l’interazione tra i cittadini e i dirigenti resta bassa.
Difficile cambiare indirizzo, pagare le contravvenzioni o di cercare un lavoro dal proprio computer a casa.
Insomma, per le istituzioni pubbliche il Web resta, nella maggior parte dei casi, una “vetrina” pubblicitaria.
Eppure, rendere “elettronici” e online alcuni servizi pubblici non è assolutamente costoso.
Secondo gli esperti della Andersen Consulting, in media, è sufficiente spendere 400 dollari per mettere online servizi altrimenti affidati agli sportelli.
I governi esitano a lanciarsi nel grande mondo virtuale. I motivi risiedono nella diffidenza e nella paura dei costi che dovrebbero affrontare per la ristrutturazione delle reti informatiche per fare fronte al numero crescente di utilizzatori.
Il sito della Andersen Consulting all’indirizzo http://www.ac.com