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Le denunce di SCO? Confuse, assurde e inutili… parola di RMS

03 Giugno 2003

Le denunce di SCO? Confuse, assurde e inutili… parola di RMS

di

Robetta, sostiene Richard Stallman: forse SCO punta solo a ottenere denaro e il sistema GNU/Linux è ben al di sopra di possibili copiature

Sulla denuncia legale avviata a inizio marzo da SCO contro IBM (e gli utenti Linux in generale), non poteva mancare il parere di qualcuno che la sa lunga: Richard Stallman. L’ideatore del progetto GNU affronta i termini della questione in una stimolante intervista apparsa su SearchEnterpriseLinux.com in aprile, quindi prima degli ultimissimi sviluppi e prese di posizione, incluse le repliche di Novell e dell’associazione tedesca Linuxtag a dimostrare subito la fondatezza delle accuse, pena l’arrivo di controdenunce a danni di SCO. Il pezzo affronta naturalmente altre tematiche, più urgenti e importanti, secondo RMS: dai brevetti sul software in Europa allo stato di salute del movimento e le correnti attività della Free Software Foundation. Ne riportiamo qui di seguito alcuni stralci significativi.

La disputa SCO-IBM solleva molte domande. Se il SCO Group dovesse prevalere in aula, il sistema operativo GNU/Linux potrebbe vedersi strappar via parti importanti del codice? Gli utenti dovrebbero forse preoccuparsi di futuri problemi creati da parte di altre entità? E la faccenda finirà col rallentare il ricorso al software libero in ambito enterprise?

Queste, rispettivamente, le repliche di Richard Stallman: No, no, e a chi importa?

In altri termini, Stallman — fondatore del movimento del software libero, del progetto GNU e della Free Software Foundation — non si preoccupa granché della battaglia SCO-IBM iniziata il 6 marzo quando SCO ha sostenuto in un tribunale dello Utah che IBM ha regalato impropriamente a GNU/Linux parte del codice Unix di proprietà di SCO.

Cosa pensi della denuncia di SCO?

Stallman: La prima cosa da comprendere è che SCO fa piena confusione sulle definizioni, perché nel testo della denuncia si riferisce tutte le volte a ‘Linux’. E non c’è un solo elemento nella loro descrizione generale che corrisponde a quel intendono come ‘Linux.’ Qualche passaggio ne descrive il kernel, qualcun altro indica l’intero sistema. Ma è impossibile ricondurle tutte o al sistema o al kernel. Si tratta perciò di un posizione tutt’altro che coerente.

Ritieni che ciò possa danneggiare l’iter avviato da SCO?

Stallman: Non lo so. Sarei contento se ciò accadesse, ma non ho idea di quali passi prenderà il tribunale. Un altro punto degno di nota è che il sistema GNU/Linux era piuttosto robusto ancor prima che IBM iniziasse a fornire alcun contributo. Stiamo quindi parlando di parti marginali. Qualunque sarà la decisione del tribunale, non potrà interessare l’intero sistema.

Per molti anni le linee-guida del progetto GNU imponevano ai programmatori di non guardare i sorgenti Unix. Puoi ritenere che quelle linee-guida siano state applicate?

Stallman: Per la maggior parte, sì. È impossibile esserne completamente sicuri – e ciò vale comunque, che si stia scrivendo software libero o non-libero. Quando si ingaggia qualcuno, come fai a sapere se lo staff ha copiato qualcosa che non dovrebbe essere copiato? È impossibile stabilirlo dando un’occhiata al codice. Così dici loro di non farlo.

E quando hai imposto questa policy?

Stallman: Negli anni ’80, dopo aver consultato un avvocato. Personalmente non credo sia sbagliato copiare del codice senza autorizzazione, ma volevamo realizzare un sistema che potesse essere usato senza timore di denuncie. Perciò adottammo la policy che l’avremmo scritto tutto da soli — ciò riguardava, naturalmente, chiunque avesse contribuito al progetto.

Credi che la denuncia possa far partire analoghe iniziative contro GNU/Linux?

Stallman: No. prima di tutto è un errore ritenere la mossa di SCO un attacco contro GNU/Linux. Siccome è probabile riguardi parti specifiche di programmi specifici, possiamo vivere anche senza tali programmi….Ricordiamoci inoltre che non abbiamo sviluppato GNU perché fosse usato nel mondo del business. Diamo il benvenuto all’imprenditoria che ne fa uso, e chiunque, ogni utente dovrebbe essere libero di studiare e cambiare e ridistribuire il software, tutto il software che si usa, e ciò include le aziende quando usano il computer. Ma non diamo alcuna priorità al mondo del business….Il nostro maggiore obiettivo è vedere che i singoli possano vivere in libertà, ed è positivo se ciò sia possibile anche alle aziende, ma gli individui sono più importanti di ogni business.

Ma se SCO ha ingaggiato qualcuno come David Boies, avvocato noto e costoso, dovrà pur avere qualche elemento di credibilità.

Stallman: Può darsi che vogliano soltanto ricavare compensi economici da IBM. Ricordiamoci, cosa significa ‘credibile’? Tutto quel che dev’essere credibile non è che abbiano ragione, ma che possano ricavarne del denaro. Voglio soltanto sottolineare che non bisogna assumere che SCO si aspetti di vincere la causa.

Credi che questa disputa possa avere effetti negativi sull’impiego del software libero in ambito enterprise?

Stallman: Non lo so, ma tendo a credere che ci si preoccupi eccessivamente…meglio concentrarsi su questioni più importanti attualmente di fronte alla comunità, quali la questione dei brevetti sul software in Europa, gli effetti del Digital Millennium Copyright Act e, ovviamente, la proliferazione del software proprietario.

Di cosa si occupa attualmente la Free Software Foundation? Quanti lavorano nello staff, e su quali progetti?

Stallman: Attualmente vi lavorano nove persone e nessuno è programmatore. Abbiamo spostato l’enfasi per lo più dallo sviluppo del software alla promozione e alla difesa della comunità in altri modi. Ad esempio, ci occupiamo di mantenere una directory di software libero che ora contiene circa 2100 pacchetti. Un’altra cosa che facciamo è star dietro alle violazioni della GNU GPL, la mancata diffusione dei sorgenti, c’è una persona che si occupa a tempo pieno solo di questo. Ancora, vendiamo libri sul software libero e altre attività analoghe… In generale, ci concentriamo sulla promozione del software libero in quanto faccenda etica, sociale. Gli utenti informatici dovrebbero avere sempre la libertà di condividere e modificare il software che usano. È sbagliato cercare di fermarli.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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