Le aziende concorrenti di Microsoft ripartono alla carica. Questa volta sotto accusa sono i contrattempi messi in atto dall’azienda di Bill Gates per la divulgazione di dati tecnici.
Facciamo un passo indietro, per chi non ricorda.
Microsoft aveva siglato con il governo americano e nove Stati federali, un accordo.
In questo accordo era compresa la divulgazione da parte dell’azienda dei protocolli di comunicazione utilizzati dai software per trasferire l’informazione, sia tra i software Microsoft, sia tra questi e i programmi concorrenti.
Una presa di posizione, quella della concorrenza, che arriva a ridosso della decisione del giudice proprio sulla validità dell’accordo amichevole.
Senza questi protocolli, infatti, i programmi concorrenti non funzioneranno mai bene come quelli della casa che girano sotto Windows. Se poi si tiene conto che Windows equipaggia il 90 % dei personal computer del pianeta, si può capire come diventi cruciale la questione per i concorrenti di Microsoft.
Le aziende lamentano di dover sottostare a un giogo da parte della Microsoft. Per poter accedere, devono utilizzare il sistema Passport, chiedere e riempire due questionari (uno serve per la non divulgazione) e alla fine hanno solo i termini della licenza d’uso.
Le aziende fanno appello alla norma inserita nell’accordo amichevole che parla esplicitamente di distribuzione dei protocolli e informazioni “a condizioni ragionevoli e non discriminatorie”.