Ho avuto un ruolo all’interno dell’incontro Mobility e innovazione: un’opportunità per rilanciare l’impresa attraverso l’IT, organizzato da Econocom e ICT4Executive.
A parte i contenuti e il dibattito, quello che è passato relativamente inosservato è la modalità. Pochi anni fa, veramente pochi, la presenza di una decina di persone tra relatori e dimostratori (Apple, Haiku Media, KFI, Roambi, X-Core) avrebbe comportato un girotondo di chiavette attorno a un PC saldamente collegato da un robusto cavo a un videoproiettore.
Ieri non è andata così. Sul tavolo dei relatori c’erano tre personal computer diversi, tutti portatili. I dimostratori si sono inseriti in tempo reale nell’esposizione collegando via Wi-Fi i propri iPad a una Apple TV collegata, lei sì, al videoproiettore. Via uno sotto l’altro, senza bisogno di regia, perché è sufficiente che un iPad chieda la duplicazione dello schermo via AirPlay per prendere il controllo dello schermo esterno.
Il tema era la sempre maggiore diffusione degli strumenti mobile nelle aziende, con tutto il portato di resistenza al cambiamento, dubbi, promesse, soluzioni, indagini che accompagna invariabilmente i cambiamenti in atto nell’informatica.
Ripensando a tante sale riunioni bislacche, caratterizzate in un senso da investimenti tecnologici rutilanti e per lo più inutili, o all’opposto dalla completa assenza di aiuti per i momenti in cui bisogna lavorare guardandosi in faccia, viene da dire che chi fosse scettico sul passaggio progressivo dai PC ai tablet negli uffici farà bene a rassegnarsi. Sempre più spesso arriverà un ospite da fuori con una tecnologia efficace e immediata. Gli altri se ne ricorderanno e sarà solo questione di tempo. Poco.