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L’auto del futuro, un tema anche per Venezia

16 Ottobre 2003

L’auto del futuro, un tema anche per Venezia

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Come saranno le auto del futuro? Quali nuove tecnologie utilizzeremo a bordo delle nostre automobili nei prossimi anni? Quattro passi nel futuro del mondo del'auto

A fine anni ’60 l’uomo metteva i piedi sulla luna e i futurologi immaginavano per il 2000 auto in grado di volare a bassa quota per portarci a destinazione in pochi minuti. A dispetto di alcune ricerche e anche della realizzazione di prototipi, le auto sono ancora incollate a terra e forse si spreca ancora più tempo oggi negli spostamenti di quanto succedeva 30 anni fa.

Il fatto è che l’auto, e i trasporti in generale, non sono degli oggetti che possono evolvere autonomamente. Non basta, ad esempio, costruire una macchina volante occorre anche preoccuparsi di avere dei sistemi di controllo delle “vie aeree” per evitare gli scontri, predisporre punti di atterraggio, garantirsi che non finiscano la benzina mentre sono in volo.

Inoltre l’evoluzione, in generale, ha successo, e quindi si passa da una fase di prototipo ad una diffusione di mercato quando oltre ad essere sostenibile soddisfa dei bisogni reali.

Il treno, quando è nato, ha “sconvolto” il panorama dei trasporti. Non, come si potrebbe pensare, perché andava più veloce delle carrozze (la sua velocità era praticamente uguale alle carrozze e si diceva addirittura che velocità superiori ai 30 kmh avrebbero ucciso i passeggeri in quanto non sarebbe stato loro possibile respirare). Lo sconvolgimento è stato causato dall’abbattimento dei costi. Andare da Torino ad Asti nel 1830 in carrozza costava quello che guadagnava un operaio specializzato in 10 giorni.

Se non abbiamo auto volanti abbiamo, però, auto più confortevoli e più rispettose dell’ambiente, come ci si rende immediatamente conto se si passa qualche giorno in un paese povero dove la maggior parte delle auto che circolano sono vecchi modelli.

La tecnologia “sotto il cofano” è cambiata enormemente al punto che la figura del meccanico con pinze e cacciaviti si è praticamente estinta.

Oggi i nuovi modelli di auto hanno talmente tanti apparati elettronici che il cablaggio è diventato un elemento di costo importante. Entro pochi anni occorrerà cambiare l’alimentazione dell’auto, i 12 Volt di oggi richiedono dei fili troppo grossi per erogare la potenza richiesta. Occorre passare a una tensione maggiore e si sta andando verso i 42 Volt.

E tra i tanti apparati elettronici troviamo una quantità di computer…Un’auto tipo la Thesis contiene una sessantina di computer, di cui alcuni indicati nella figura; un’auto di piccola cilindrata come una Punto ne ha comunque più di 40!

Molti di questi computer servono alla macchina per funzionare meglio. Ad esempio un computer regola l’utilizzo del carburante, migliorando le prestazioni e riducendo l’inquinamento. Un altro adatta le sospensioni ogni pochi millisecondi per dare maggiore aderenza alla vettura consumando anche meno i pneumatici…

Altri computer sono utilizzati per migliorare l’interazione con guidatore e passeggeri, come il navigatore che indica la strada al guidatore, il controllo personalizzato della climatizzazione, la gestione del sistema di intrattenimento -radio, CD, DVD…, la comunicazione (telefonino integrato nell’auto).

Altri computer stanno arrivando per riconoscere il guidatore (e in prospettiva anche i passeggeri). Avvicinandosi alla macchina questa ci riconosce e la serratura si sblocca. La Audi 8 ha un sensore sulla maniglia della porta lato guidatore dotata di 65.000 elettrodi in grado di riconoscere la mano che cerca di aprire la portiera ed ovviamente di comportarsi di conseguenza. Ci si siede al volante e basta premere l’acceleratore per partire. Non è più necessario “girare” la chiavetta in quanto la macchina ci identifica. Ovviamente il sedile viene automaticamente regolato nella posizione preferita, così come la temperatura e i programmi radio.

In prospettiva anche la parte di parabrezza attraverso cui guardiamo potrebbe essere regolata per fornire una visione adatta alla nostra vista, come se mettessimo gli occhiali anziché sul naso sulla macchina.

Se sono aumentati i computer all’interno dell’auto così sono aumentati, e aumenteranno, le interazioni che l’auto ha con l’ambiente esterno. Il navigatore è un ovvio esempio in cui l’auto riceve un segnale da diversi satelliti permettendole di calcolare la sua posizione. Questa informazione, in prospettiva associata con informazioni sul traffico e ad eventuali indicazioni della polizia stradale o della municipalità, consente di suggerire al guidatore la strada da seguire per raggiungere una certa località. Esistono sistemi anche più semplici (ed economici) che possono essere realizzati.

Ad esempio la proposta del Media Lab è di inserire sul portachiavi una segnalazione luminosa a quattro colori. Quando andiamo da casa all’ufficio, e viceversa, possiamo indicare quattro percorsi possibili. Quando viene inserita la chiave viene richiesto al fornitore del servizio di valutare la situazione del traffico e indicare il percorso migliore tra i quattro che sono stati definiti. L’accensione di un certo colore ci fornisce l’informazione. La comunicazione può avvenire tramite un SMS che utilizza il cellulare della persona o quello integrato nell’auto. La tecnologia delle tag, in figura rappresentate di fianco a dei grani di riso per evidenziare quanto sono piccole, apre interessanti prospettive anche nel settore dell’auto. Sono già attive, ad esempio, delle tag che appiccicate sul tappo della benzina e in una carta da tenere nel portafoglio permettono l’identificazione da parte della pompa di benzina della persona e dell’auto e se queste sono coerenti viene fatto il pieno provvedendo poi all’addebito sul conto del cliente. Una applicazione delle tag diffusa in Italia è quella legata al telepass.

In prospettiva le tag si diffonderanno un po’ ovunque e questo consentirà all’autoveicolo di intercettarle man mano che si muove raccogliendo quindi informazioni che possono essere utilizzate sia dall’auto sia dal guidatore e dai passeggeri. Ogni auto, e molti dei suoi componenti, avranno una loro tag e non capiterà più di tornare a riprendere l’auto lasciata al parcheggio, trovare il parafango rigato e non sapere a chi dire grazie. Un piccolo urto attiva il lettore di tag nella nostra auto portando alla memorizzazione dell’identità di chi ha urtato, a che ora….

L’officina sarà in grado di leggere in un solo colpo i diversi componenti (anche da remoto) e di cercare cosa serve accelerando le operazioni di manutenzione. Dalla tag, che altro non e che una etichetta elettronica in grado di identificare in modo univoco il “pezzo” su cui si trova, è infatti possibile risalire a tutte le informazioni relative a quel pezzo. Oltre alle tag si stanno sviluppando un insieme di tecnologie che consentono all’auto di “percepire” il mondo attorno a lei.

Alcuni ricercatori della Siemens 1 hanno realizzato un sistema basato su fibre ottiche in grado di rilevare in caso di urto che tipo di oggetto abbiamo colpito. Se si tratta di una persona il cofano viene immediatamente modificato nella forma per diminuire le conseguenze dlel’impatto. Il tutto, ovviamente, nel giro di qualche millisecondo.

Vi sono sensori di prossimità che possono suggerire di diminuire la velocità per mantenere lo spazio di sicurezza ed altri che forniscono ad un computer le informazioni necessarie per permettergli di parcheggiare l’auto senza l’intervento del guidatore come avviene con la Prius 2 della Toyota presentata di recente.

È noto che la velocità media di un’auto in una nostra città è all’incirca uguale a quella che aveva una carrozza trainata da cavalli duecento anni fa. Questa osservazione fa dire a qualcuno che non ci sono stati progressi. In realtà è proprio perché ci sono stati enormi progressi che la velocità media non è aumentata! Oggi nelle nostre città circolano decine di migliaia di veicoli, una volta le carrozze erano un centinaio. Al crescere del numero di veicoli diminuisce la velocità media. La responsabilità non è nel veicolo, il problema siamo noi. Infatti un’auto quando è ferma occupa uno spazio uguale alle sue dimensioni. Quando è in movimento occupa uno spazio che è uguale a quello percorso nell’unità di tempo che occorre per reagire alle mutate condizioni del traffico. Questo tempo dipende dalle nostre capacità di reazione e possiamo stimarlo in circa mezzo secondo. Questo significa che la nostra auto che da ferma occupa 5 metri a 30 kmh occupa circa 10 metri mentre a 100 kmh ne occupa circa 20. Se le auto sono tante in una certa area per “farcele stare” occorre diminuire la velocità. È quanto capita in città ed anche nelle code in autostrada. All’aumentare delle auto la velocità diminuisce fino a quasi azzerarsi…anche se non ci sono ostacoli!

Diminuendo i tempi di reazione diminuisce lo spazio virtualmente occupato da un’auto che diventerebbe esattamente quello fisico dell’auto se il tempo di reazione fosse immediato. Se si vuole risolvere il problema dobbiamo farci da parte…non essere più noi al volante, con i nostri tempi di reazione. È quanto si sta sperimentando in America sulla autostrada attorno a San Diego. L’idea è di dotare le auto di sistemi di sensori che insieme al navigatore e a delle tag inserite nell’asfalto consentono ad un computer di pilotare la macchina. In questo modo è possibile procedere a 100 all’ora pur restando attaccati al paraurti dell’auto che ci precede.

Sistemi ancora più sofisticati in studio negli USA e in parte in Europa permettono una guida completamente automatica anche su strade non dotate di questi sistemi di tag. Il prossimo aprile si svolgerà una gara tra Los Angeles e Las Vegas in cui le auto concorrenti saranno senza guidatore (ne potranno essere pilotate da remoto) e vincerà chi arriverà primo, ma nel rispetto del codice della strada e senza far spaventare un incauto pedone che dovesse attraversare la strada.

Altre tecnologie permettono di migliorare la sicurezza del nostro viaggio, ad esempio migliorando la visibilità. Nella figura a lato un esempio di un sistema, già disponibile in alcune autovetture di fascia alta negli USA, che permette di proiettare sul vetro l’immagine di ciclisti che stanno avvicinandosi al buio senza luci catturata a raggi infrarossi e convertita in modo da renderla visibile. Lo stesso sistema di sovrapposizione di immagini sullo schermo può consentire di evidenziare informazioni al guidatore senza che questo debba distogliere lo sguardo dalla strada.

E se queste tecnologie permettono al guidatore di vedere meglio, altre tecnologie permettono all’auto di guardare il guidatore.

Alcune case automobilistiche, tra cui la Saab e la Crysler, stanno sperimentando dei sistemi in cui attraverso una telecamera l’auto osserva le espressioni del guidatore, dove sta guardando…e su questa base fornisce degli stimoli. Ad esempio se si accorge che il guidatore sta per addormentarsi (se ne accorge misurando il numero di battiti involontari delle ciglia e lo spostamento della pupilla verso il basso…) attiva una forte vibrazione sul volante che “risveglia” l’attenzione (il volante non è collegato direttamente alle ruote e quindi è possibile ruotarlo senza che questo abbia effetto sulle ruote). Se si accorge che siamo distratti e c’è un possibile pericolo 3 richiama l’attenzione magari indirizzando immagini nel punto dove stiamo guardando. Così se ci si distrae guardando qualcuno sul marciapiede e vi è un pedone che sta per attraversare la strada poco più avanti l’immagine del pedone può essere sovrapposta al punto in cui i nostri occhi guardano insieme ad una segnalazione di allarme per chiarire che il pedone non è dove viene sovrapposta la sua immagine.

I passeggeri, ovviamente, non hanno bisogno di vedere immagini proiettate sul finestrino. Per loro ci sono, e ci saranno, sistemi di intrattenimento sempre più sofisticati con degli schermi integrati nel sedile anteriore. Su questi è ovviamente possibile proiettare film ma anche informazioni relative al viaggio in corso, ad esempio illustrando man mano le cose che si stanno vedendo o che si vedranno tra poco, sfruttando per questo il sistema di navigazione dell’auto che fornisce la posizione esatta del veicolo. Ovviamente questi stessi schermi sono utilizzabili come area di comunicazione, per accesso ad internet o per video telefonate.

Le macchine comunicheranno ma non solo per consentire a guidatore e passeggeri di godersi meglio il viaggio. Lo faranno anche per altri motivi.

Potranno, ad esempio, come già fanno gli aerei e le auto di Formula 1, segnalare se vi sono problemi di funzionamento; potranno anche ricevere istruzioni su come devono funzionare in certe situazioni.

La General Motors sta studiando un sistema di controllo della potenza erogata dal motore operabile anche da remoto. Andate da un concessionario e scegliete il tipo di vettura, il colore ed anche la potenza del motore. Sulla base della potenza scelta pagherete una certa tassa di circolazione e anche un premio di assicurazione. Supponiamo ora che vi troviate a dover trainare su di una strada di montagna una pesante roulotte. Come vi farebbero comodo una trentina di cavalli in più! Presto fatto. Premendo un tasto sul cruscotto viene inviata la richiesta alla casa automobilistica che in pochi secondi scarica sul motore un nuovo software permettendo di erogare il maggior numero di cavalli richiesto. Ovviamente avrete inserito nella richiesta il vostro numero di carta di credito che servirà a pagare sia la General Motors per il servizio fornito sia una integrazione per assicurazione e tassa di circolazione. Il maggior numero di cavalli resterà disponibile solo per i giorni per cui lo si è richiesto.

La possibilità di variare la potenza del motore potrebbe essere sfruttata anche per controllare il livello di inquinamento. Anziché bloccare la circolazione o usare le “targhe alterne”, in presenza di un livello di inquinamento in crescita il sindaco potrebbe “ordinare” ai motori di ridurre la potenza (e quindi le emissioni) quando entrano in una certa area in città. Un progetto in Olanda, roadpricing, si proponeva di dotare tutte le auto di un sistema di rilevazione dei percorsi effettuati e quindi di far pagare sulla base del consumo…

Un’assicurazione in Texas offre una polizza in cui si paga sulla base del rischio di subire incidenti o furti. Un’apparecchiatura memorizza come viene utilizzata l’auto e ogni settimana trasmette le informazioni ad un computer della società assicuratrice che sulla base del rischio corso “calcola” il premio da far pagare nella settimana successiva. Non sono poche le auto oggi che dispongono di sistemi antifurto satellitari che permettono di rilevare il furto e di sapere dove è la macchina.

L’elenco delle innovazioni possibili quando si integrano insieme computer e comunicazioni sulle macchine è lunghissimo e se ne potrebbe parlare per ore. Nella figura a lato sono evidenziati i molti settori di applicazione, ciascuno in evoluzione e ciascuno foriero di nuovi modi di fruire della nostra auto.

L’auto, tuttavia, è, anche quando la utilizziamo, solo un elemento nel nostro viaggio. Le scarpe, ad esempio, sono molto più utilizzate. Ne sanno qualcosa le persone che abitano a Venezia. Il fatto è che nella vita di ogni giorno sono sempre di più le volte in cui abbiamo la necessità di utilizzare più mezzi di trasporto e in cui sarebbe utile poterli coordinare tra di loro. Spesso infatti è più il tempo che si passa ad aspettare un mezzo che quello che ci si passa “sopra”.

Ad Helsinki si può pagare il tram con il telefonino e quando compriamo il biglietto ci viene inviato un messaggio (SMS) che ci informa del tempo che occorre aspettare perché il tram arrivi alla nostra fermata. Un progetto europeo ha sviluppato un navigatore personale che fornisce, identificato il punto da raggiungere, suggerimenti sul modo migliore per arrivarci, indicando la strada, dove usare un certo mezzo e dove un altro. Ad esempio ci può suggerire di guidare con la nostra auto fino ad un parcheggio, poi di prendere un bus e quindi di scendere ad una certa fermata e di fare un certo percorso a piedi per arrivare a destinazione. Quando siamo in macchina calcola il tempo probabile di arrivo al parcheggio e ci informa del primo orario di passaggio del bus…

Ovviamente esistono anche altre opportunità di progresso, ad esempio quella di facilitare la condivisione dei mezzi di trasporto. Anziché avere una propria auto condividere delle auto con migliaia di altre persone. Via telefonino sarebbe possibile prenotare un’auto e avere la comunicazione di dove si trova quella più vicina, utilizzarla e poi lasciarla in uso ad altri. In fondo sarebbe un modo più intelligente di utilizzare una risorsa che a ben pensarci passa la maggior parte del suo tempo parcheggiata da qualche parte. Esperimenti in questo settore sono stati molti ma con scarso successo.

Affittare l’auto è forse la cosa che si è più diffusa, anche se spesso non è molto comodo visto che sono pochi i punti in cui si può prelevarla e pochi quelli in cui è possibile restituirla. Si stanno immaginando sistemi per consentire il dialogo tra un PDA che contenga informazioni relative al proprietario (tipo che stazioni radio ascolta, dove deve andare, i numeri di telefono usuali…) e l’auto in affitto in modo tale cha appena questo sale a bordo l’auto diventa “la sua auto”.

Un altro sistema diffuso è quello del taxi… ed anche qui le telecomunicazioni stanno rendendo più piacevole l’esperienza.

Negli Stati Uniti si stanno diffondendo i taxi “ufficio” dotati di connettività ad Internet. In alcune aree si stanno sperimentando dei taxi con dei sistemi che in base al percorso e a dove si trova il taxi raccontano al passeggero notizie di tipo turistico, storico, artistico… In prospettiva arriverà anche la larga banda sui taxi nel senso che questi potranno utilizzare nelle città delle aree WiFi tramite cui scaricare informazioni (mentre sono quasi fermi in una delle tante code). A New York stanno installando aree WiFi in ogni punto in cui vi è una cabina telefonica, in pratica una copertura totale di Manhattan.

Sia nel caso delle auto in affitto, sia dei taxi la progressiva automazione aumenterà l’efficienza ma resteremo comunque distanti dall’idea della condivisione delle auto così come oggi si fa per la maggior parte degli altri mezzi di trasporto, treno, aereo pullman.

I sistemi di car pooling, cioè di condividere un’auto privata con passeggeri che fanno la stessa strada, sono abbastanza diffusi in America, molto meno da noi.

Probabilmente la remora maggiore è costituita dal fatto che l’auto è “sentita” come un oggetto personale, come un orologio o un gioiello (per alcuni …come la mamma).

Pensando a questo la Toyota ha sviluppato un’auto in grado di diventare quasi un tutt’uno con il guidatore. È la POD (baccello), rappresentata qui a lato. Quest’auto impara i gusti del guidatore ma è anche critica nei suoi confronti. Se questo passa con il rosso si dispiace, diventa triste..e lo dimostra tramite un insieme di luci sulla carrozzeria che le fanno assumere una espressione di sofferenza. Invece, se il guidatore è allegro perché di fianco a lui c’è un amico con cui sta scherzando anche la POD diventa allegra ed il suo cofano sorride…

Un prototipo di auto è rivestito con un tipo di vernice in grado di cambiare il colore adattandosi quindi ai gusti del momento dei passeggeri. Diventerà un segno di “bon ton” abbinare in modo corretto il colore dell’auto a quello del vestito. E chi ha visto l’ultimo film di 007 ricorderà l’auto in grado di mimetizzarsi proiettando sulla carrozzeria quanto si vedrebbe se l’auto non ci fosse. Un’innovazione sicuramente un po’ pericolosa, con tutte le macchine a cui dobbiamo prestare attenzione nel traffico ci manca solo una invisibile!

E visto che parliamo di traffico è bene ricordare che il futuro ci promette una migliore informazione su quanto sta succedendo nelle strade attorno a noi.

Nella cartina a lato sono indicate in blu scuro le aree europee coperte da un sistema di rilevazione del traffico basato su un insieme di sensori. Le informazioni sono trasmesse via radio a chi viaggia. In prospettiva questo sistema diventerà più sofisticato con l’estendersi della copertura dei sensori ed ancora più in la nel tempo, nella prossima decade, non è irrealistico immaginare che siano le auto stesse ad informare una banca dati centralizzata sulla esistenza di problemi. La informazione puntuale dello stato delle strade ed anche del numero i veicoli presenti in una certa zona consentirà di suggerire agli automobilisti percorsi alternativi migliorando la viabilità. In alcune aree, ad esempio a Seattle, sistemi di questo tipo sono già attivi e si collegano al navigatore dell’auto per indicare i percorsi migliori.

Tutte queste evoluzioni tecnologiche impiegheranno un po’ di tempo per diventare “usuali” e diffondersi al punto da consentire un nuovo rapporto con il trasporto. Ricordiamo che il ciclo di un’auto (il tempo in cui rimane in circolazione) è intorno ai 10 anni (in Europa). Occorre quindi attendere 10 anni prima che il parco circolante sia rinnovato. Inoltre, occorre evolvere anche le infrastrutture, l’ambiente in cui l’auto circola.

Facciamo “finta” che queste evoluzioni ci siano e proviamo ad immaginare come potrebbe essere un viaggio in auto…

Per viaggiare occorre ovviamente il carburante. In futuro questo potrà non essere più “benzina o diesel” ma idrogeno, un combustibile non inquinante ma molto più difficile da distribuire e gestire. Resteranno comunque le stazioni di servizio in cui “fare il pieno”. Mentre ci si ferma per fare il pieno di carburante faremo probabilmente anche il pieno di informazioni. Reti radio locali 4 potranno scaricare sul nostro sistema di intrattenimento un bel film o un cartone animato per i ragazzini che, anzi, saranno quelli che ci indirizzeranno ad una particolare stazione di servizio perché li sanno che possono scaricare un certo cartone. Ed ovviamente ci sarà l’offerta “un pieno-un cartone animato”. L’auto sarà a sistema ibrido, cioè in parte a combustibile ed in parte elettrico. Questo significa che quando la lasciamo parcheggiata in molti punti troveremo dei sistemi di ricarica (a filo o a induzione) che forniranno nuova energia, ovviamente facendocela pagare. La presenza di centinaia di migliaia di auto collegate alla rete elettrica costituisce anche un notevole “polmone” di energia. Alcuni ingegneri stanno pensando di utilizzare questo polmone ricaricando le batterie quando vi è un surplus di energia e richiedendo da queste energia (non troppa in modo da non lasciarle scariche) quando vi sono dei picchi di richiesta. Ovviamente il singolo proprietario può scegliere se far utilizzare in questo modo la propria auto (avendone dei vantaggi in termini di minori costi di ricarica).

Le auto saranno in grado di comunicare tra di loro e quindi se una rileva un problema nell’ambiente, ad esempio la presenza di un banco di nebbia, lo segnala immediatamente a tutte le auto attorno a sé. La comunicazione avviene a una distanza fino ad un massimo di un centinaio di metri. Questo evita di sovraccaricare l’ambiente e soprattutto gli “abitanti” dell’ambiente con troppe informazioni. A seconda dell’informazione ricevuta le altre auto potranno rilanciarla ad altre, prendere apposite contromisure o semplicemente ignorarla. Ad esempio una informazione di presenza di un banco di nebbia viene accompagnata da un riferimento geografico preciso e da una direzione dell’auto che ha rilevato l’informazione. Un’auto che si trovi davanti a questa non prenderà alcuna azione visto che ne è già al corrente. Un’auto che viaggi in direzione contraria, ed abbia già incrociato l’auto che ha generato il messaggio, ripeterà l’informazione in modo da permettere che questa raggiunga auto oltre i cento metri di distanza che non la avrebbero potuta ricevere. Auto che seguono e ricevono il messaggio lo ripeteranno indicando che non sono loro il punto di origine (rimangono le coordinate dell’auto che per prima ha emesso il messaggio) e al tempo stesso daranno segnalazione del pericolo al guidatore.

Prevenire situazioni di pericolo è ovviamente uno degli obiettivi più importanti. Abbiamo visto come la percezione di eventi esterni come la nebbia possa essere tradotta in azioni che possono diminuire incidenti. Alcune ricerche stanno studiando come sia possibile osservare l’ambiente e fare una previsione sul suo cambiamento improvviso, ad esempio un gatto, o una persona, che cammina sul marciapiede e di colpo decide di attraversare la strada…senza guardare. Questo richiede una sofisticazione maggiore rispetto a quanto accade nel caso della nebbia. È possibile in diversi casi prevedere quello che una persona potrebbe fare nei secondi successivi alla osservazione, ad esempio osservando come il pedone cambia il passo. O all’interno della macchina osservando il modo in cui il guidatore batte le ciglia accorgersi se ha una crisi di sonnolenza. Sulla base di quanto può essere vicino il pericolo possono essere prese contromisure diverse. Ai primi segnali di sonnolenza, ad esempio, si può alzare l’aria condizionata per avere una temperatura più fresca, se i segnali persistono e si aggravano si può variare leggermente la posizione dello schienale. In caso di rischio immediato di appisolamento il volante può essere fatto vibrare, anche violentemente, in modo da risvegliare il guidatore.

In caso di insuccesso (cosa che può succedere se il guidatore ha un malore) l’auto può accostare e fermarsi accendendo le luci lampeggianti di pericolo e effettuare una chiamata di soccorso se il guidatore è solo in auto (o con bambini).

Anche una distrazione del guidatore, e ce ne sono molte più di quello che si possa pensare che causano una notevole quantità di incidenti, può essere rilevata e se esiste una situazione di pericolo (perché si è distratti) la macchina può richiamare l’attenzione del guidatore. È importante notare come la nostra macchina la vogliamo più sicura, ma al tempo stesso non la sopportiamo se diventa una ossessione. Vogliamo poter continuare a “distrarci”, ad esempio gettando una occhiata alla persona che abbiamo di fianco nel corso di una animata discussione. L’incidente può capitare solo in una distrazione su 100.000. Non è accettabile essere sfiniti inutilmente per 99.999 volte. È questo il grande problema che chi si occupa di sicurezza assistita deve risolvere. Intervenire solo quando “serve”.

Se da un lato la macchina diventa più sicura e ci aiuta a mantenere sotto controllo la strada allo stesso tempo diventa una fonte di …distrazioni. Il navigatore ne è un chiaro esempio. Guardare la cartina distoglie lo sguardo dalla strada. L’impianto stereo è una ulteriore fonte di distrazione, così come il telefonino anche se viva voce.

L’auto del futuro essendo in grado di comunicare con l’ambiente e conoscendo i suoi passeggeri e lo scopo del loro viaggio sarà in grado di fornire informazioni di tipo turistico in una città che si visita per la prima volta, ad esempio raccontando la storia di un monumento, un aneddoto sulla piazza in cui ci troviamo e anche indicazioni su un certo tipo di ristorante che sa essere di nostro gusto. Più in la nel futuro la nostra auto potrebbe dialogare con l’agenda elettronica, il PDA, per scoprire che cosa abbiamo in mente di acquistare 5 e mentre passiamo di fronte ai negozi darci una segnalazione sulla esistenza di quel prodotto in quel negozio e probabilmente anche del suo prezzo (queste informazioni dipendono ovviamente dai negozianti ma è probabile che la cosa diventi rapidamente possibile. Lo slogan è un PC e un WiFi -area di comunicazione per ogni vetrina).

Tra le tante informazioni che l’auto del futuro scambia con l’ambiente e con il guidatore ci sono anche quelle relative ad anomalie di funzionamento. Già oggi le nuove auto hanno centinaia di sensori in grado di rilevare molti parametri, come la scatola nera di un aereo, mantenendone alcuni memorizzati in modo che al successivo tagliando il meccanico possa avere la storia del comportamento meccanico dell’auto. Sempre più questi parametri non resteranno nell’auto ma saranno trasmessi tramite la rete di telecomunicazioni a centri servizio dove dei computer ne faranno una analisi accurata decidendo eventualmente come intervenire se qualcosa inizia ad andare storto. Molte operazioni di manutenzioni potranno essere fatte via radio, senza neppure andare in officina, ed anche per quelle in cui occorrerà recarsi in officina i computer del centro servizio potranno regolare il funzionamento da remoto per minimizzare i danni e consentirci di raggiungere il centro di assistenza più vicino.

Ovviamente sarà il centro servizi a fornire una segnalazione che occorre recarsi ad un centro di assistenza, indicandoci anche la strada, e questo dopo aver verificato che il centro sia aperto e pronto ad effettuare l’intervento. Nel caso di interventi necessari ma differibili negozierà con noi per prendere un appuntamento. Le riparazioni del futuro saranno poche e per la maggior parte potranno essere effettuate in pochi minuti.

Un’ovvia applicazione della capacità dell’auto di raccogliere informazioni e presentarle è quella di trasformarla in un ufficio mobile. Questo accade più o meno nello stesso tempo in cui il tele-lavoro si trasforma dall’essere un modo per lavorare stando a casa nel modo normale di lavorare stando a casa…del cliente. L’ufficio dovrà seguirci dal cliente ed anche nei nostri spostamenti. Certi tipi di lavoro saranno sempre più svolti in cooperazione con persone di aziende diverse e queste dovranno condividere parte dei “loro” uffici personali per creare un nuovo ufficio adatto alle necessità del cliente comune. Il dialogo tra auto ufficio diventerà importante e per alcune classi di lavoratori il modo normale di lavorare. È chiaro come queste macchine ufficio forniranno ulteriori elementi di distrazione dalla guida per cui diventerà ancora più importante avere auto in grado di “gestire” le nostre distrazioni.

Che cosa ci riserva il futuro? Non le macchine volanti immaginate quaranta anni fa ma macchine in grado di farci apprezzare il tempo che passiamo in loro compagnia, automobili che diventano nostre pur essendo di tutti, un’automobile personale per ogni veneziano senza che debba preoccuparsi del parcheggio…

Automobili integrate nel paesaggio quando sono parcheggiate, più rispettose dell’ambiente, elementi di una rete di comunicazione sovrapposta alla rete pubblica utilizzabile per aumentare la sicurezza ed anche per comunicare mentre si è in viaggio.

Le infrastrutture saranno più integrate con le auto rendendo possibile lo smaltimento di maggiori volumi di traffico, riuscendo allo stesso tempo ad incrementando leggermente la velocità media.

In tempi molto più lunghi questa visione dell’auto del futuro potrebbe modificarsi radicalmente. Nel momento in cui l’auto costasse non qualche decina di migliaia di euro ma qualche centinaia di euro il ciclo di sostituzione potrebbe accelerare fortemente, la vita di un’auto potrebbe scendere ad un anno. A quel punto la velocità di innovazione potrebbe fare un salto portando ad auto usa e getta e questo paradossalmente potrebbe portare a far scomparire il concetto della “mia” auto portando anche ad una diminuzione delle auto parcheggiate. Ma qui siamo davvero troppo in la nel futuro. Per ora accontentiamoci di avere auto sempre più confortevoli e sicure, meno inquinanti e anche in grado di sorridere con noi.

Note

1 http://www.newscientist.com/news/news.jsp?id=ns99994157

2 In vendita in Giappone e prossimamente anche negli USA come optional ad un costo di circa 1700 Euro.

3 In macchina siamo spesso “distratti”, e non solo perché parliamo al telefonino. Ci si volta per guardare il panorama, il nome di una via, la vetrina di un negozio, per guardare chi ci sta di fianco…Nella stragrande maggioranza dei casi questo non crea problemi…

4 Tecnologie come UWB, disponibile verso la fine di questa decade con una banda di quasi 500 Mbps, consentono di scaricare un film da due ore in 40 secondi.

5 Alcuni grandi magazzini in USA, e in una sperimentazione in Germania, hanno fornito ai loro clienti un programma da inserire nel PDA per fare la lista della spesa. Quando andiamo in un supermercato il PDA dialoga con il carrello della spesa e questo, tramite uno schermo di cui è dotato, ci indica dove trovare il prodotto.

L'autore

  • Roberto Saracco
    Roberto Saracco inizia ad appassionarsi di tecnologia molto tempo fa. Formatosi come matematico e informatico è attualmente a capo della Industrial Doctoral School dell’Istituto Europeo dell’Innovazione e la Tecnologia, è presidente della Symbiotic Autonomous Systems Initiative promossa da IEEE-FDC. Ha diretto fino all’aprile del 2017 lo snodo italiano dell’EIT. In precedenza è stato, fino a dicembre 2010, direttore del Future Centre di Telecom Italia a Venezia, cercando di comprendere le interrelazioni tra evoluzione tecnologica, economia e società. È attualmente Senior Member dell’IEEE, dove dirige l’Industry Advisory Board all’interno del Future Directions Committee. Insegna all’Università di Trento. Roberto Saracco ha pubblicato oltre 100 articoli accademici in giornali e riviste specializzate.

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