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L’Authority scopre Internet

11 Gennaio 2001

L’Authority scopre Internet

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Cheli, presidente dell’Authority delle Comunicazioni, finalmente scopre che l’Italia è un paese di navigatori di Internet e il ministro Cardinale, nega che si vogliano tassare i messaggi di posta elettronica. …

Cheli, presidente dell’Authority delle Comunicazioni, finalmente scopre che l’Italia è un paese di navigatori di Internet e il ministro Cardinale, nega che si vogliano tassare i messaggi di posta elettronica.

“Nel ’98 gli utenti italiani erano solo 3,2 milioni, nel 2000 hanno sfiorato i 10 milioni. A fronte di 14 milioni di possessori di computer – ha affermato Cheli – 9,5 milioni fanno uso di Internet e circa 4 milioni di italiani sono navigatori abituali. Ci stiamo avvicinando alla soglia critica del 20 % della popolazione”.

Così l’Ansa riporta la dichiarazione del presidente dell’Authority, che rende noti dati che i nostri lettori già conoscono da tempo.

Resta da capire cosa voglia dire “soglia critica” nelle parole di Cheli. Critico, semmai, è il comportamento del principale fornitore di comunicazioni nel nostro paese, Telecom e la miopia di molta parte della classe politica che ha sempre visto Internet come un giocattolino per bambini.

Allora, speriamo che l’Authority aiuti il paese a sviluppare l’uso della Rete, magari non aumentando il canone e rendendo le compagnie telefoniche più “trasparenti” e vicine al consumatore.

Adesso, anche loro (i membri dell’Authority) sanno che Internet è una realtà anche in Italia.

Sul lato governativo, Salvatore Cardinale, ministro delle Comunicazioni, nega che si vogliano tassare le email.
Lo ha dichiarato in Parlamento, rispondendo ad un’interrogazione che chiedeva delucidazioni su una presunta intenzione del governo di tassare la posta elettronica.

Sembra che tutto sia frutto di equivoci. Infatti, l’interrogante, Gianfranco Conte (FI) riportava alcune frasi dette dal sottosegretario, Vincenzo Vita ad un convegno svoltosi a Bruxelles.

Vita, infatti, ha citato la proposta ONU (di cui abbiamo parlato anche su queste colonne) di tassare i messaggi di posta elettronica e di utilizzare il ricavato per aiutare i paesi emergenti a sviluppare l’uso di Internet.

Cardinale ha, dunque, sottolineato che “non si è trattato di una proposta del governo ma di un’ipotesi di studio avanzata da un organismo internazionale”, ed ha aggiunto che “l’intera materia della messaggistica informatica, anche in relazione allo sviluppo del cosiddetto commercio elettronico è oggetto di analisi da parte di tutti gli Stati membri dell’Unione europea, al fine di predisporre una normativa comune”.

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