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Larga banda in Europa, tra pessimismo cosmico e pessimismo della ragione

28 Novembre 2001

Larga banda in Europa, tra pessimismo cosmico e pessimismo della ragione

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Alta velocità e Internet. Un connubio sul quale si discute da tempo e sul quale molti operatori stanno scommettendo il loro futuro. Sarà il futuro e la sopravvivenza per Internet …

Alta velocità e Internet. Un connubio sul quale si discute da tempo e sul quale molti operatori stanno scommettendo il loro futuro.

Sarà il futuro e la sopravvivenza per Internet e le tante aziende soprattutto di contenuti? Oppure è sbagliato puntarci su per il futuro?

Secondo uno studio condotto da NetValue, la larga banda rappresenta ad oggi solo l’8 % delle connessioni in Germania, tra i 6 e il 7 % in Francia, meno del 4 % in Gran Bretagna e il 2 % in Italia.

Dati che rendono scettico e pessimista il responsabile francese del più grande gruppo mondiale di accessi a Internet, AOL.
“Anche in un mercato maturo come gli Stati Uniti – dice Stéphane Treppoz – la larga banda rappresenta il 16 % delle connessioni Internet delle abitazioni. A medio termine, la larga banda dovrebbe restare un mercato ristretto in Europa”.

Una dichiarazione sorprendente, soprattutto se lette alla luce di quanto va predicando in giro per il mondo il patron di AOL che, solo poche settimane fa spingeva per la realizzazione di reti ad alta velocità in Europa.

Colpa di una sufficiente copertura delle reti e dei contenuti sufficientemente seducenti perché il consumatore sia disposto a pagare un prezzo più alto per l’accesso, “una maggioranza di internauti non sentirà il bisogno di passare alla larga banda”, continua Treppoz.

Gli risponde il PDG della francese Alcatel, Serge Tchuruk pessimista per ragione, che trova un’altra spiegazione al mancato decollo dell’alta velocità, dovuto non alla mancanza di interesse da parte dei consumatori, ma dalla mancata soddisfazione dei consumatori da parte degli operatori.

“Su 100 clienti interessati all’ADSL – spiega – un po’ più della metà non possono essere serviti perché la loro zona non è coperta. Sui 45 restanti, l’operatore ne perde 15 per problemi di efficacia, 18 con le difficoltà di operatività. Su 100, alla fine, gliene restano una dozzina”.

Questo in Francia, ma le cose non cambiano molto nel resto d’Europa.

Cosa cambia è il quadro normativo e concorrenziale esistente nei singoli paesi europei.
Un intralcio allo sviluppo di un settore che per emergere ha bisogno di poter agire su grande scala.

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