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L’apartheid virtuale delle favelas brasiliane

10 Agosto 2001

L’apartheid virtuale delle favelas brasiliane

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Rodrigo Baggio e il Comitato di democratizzazione dell'informatica hanno aperto in Brasile 208 scuole d'informatica insediate nei quartieri meno fortunati delle città brasiliane. Obiettivo: colmare il fossato digitale che divide i molti poveri e i pochi ricchi del Paese

Rodrigo Baggio a soli 31 anni ha già ricevuto diversi premi internazionali, tra cui quelli della rivista Time, del Forum économique mondial e della Banca mondiale. Il suo progetto nasce nel 1993 e ha per obiettivo l’alfabetizzazione informatica delle popolazioni povere del Brasile.

Il Comitato di democratizzazione dell’informatica (Cdi) è un ente non-governativo e non-profit che ha già aperto, in 17 Stati del Brasile, 208 scuole di informatica rivolte a quelle fasce di popolazione che difficilmente potrebbero accedere in altri modi a simili corsi di formazione.

All’interno di questo progetto nasce anche la scuola della favela del Morro di São Carlos, una delle zone più povere di Rio de Janeiro, ospitata in un locale adiacente la chiesa di Santo Antonio, nel centro della favela. Il centro è aperto dal mattino alla sera, tutti i giorni tranne la domenica e conta 200 allievi, dai 7 ai 78 anni. “Siamo gli unici ad offrire una formazione informatica ai 60.000 residenti del Morro di São Carlos”, spiega Maria da Paz, l’animatrice della chiesa di Santo Antonio che gestisce la scuola come volontaria.

“Ogni scuola deve autofinanziarsi per garantirsi uno sviluppo a lungo termine”, continua Maria da Paz. “Il Cdi ci fornisce i computer all’inizio, ci inquadra, forma i professori”. I Cdi locali non ricevono denaro dal Cdi di Rio, quest’ultimo vive di donazioni, principalmente americane: fondazione Kellogg’s, Dell Computer, Microsoft e Xerox, tra gli altri. Naturalmente gli aiuti dei colossi informatici non sono totalmente disinteressati: i Cdi favoriscono l’allargamento del mercato e l’integrazione, non solo di nuovi consumatori, ma anche di mano d’opera qualificata.

L’alfabetizzazione informatica non è l’unico obiettivo del Cdi. Insegnare l’uso del computer agli abitanti delle favelas vuol dire anche favorire un possibile inserimento lavorativo e, soprattutto, diffondere una coscienza civile nelle aree più disagiate. “Non si tratta solo di insegnar loro l’informatica, ma di farlo risvegliando la loro coscienza di cittadini”, spiega Estela Machado, la responsabile pedagogica locale.

Nella scuola della favela del Morro di São Carlos si insegna, così, non solo ad utilizzare il computer, ma anche a credere che l’istruzione e l’apprendimento di una professione possano concretamente rappresentare un binomio efficace per il miglioramento delle condizioni di vita. Jaidir, ad esempio, era un vecchio allievo del Cdi, abitava nel quartiere ed era disoccupato quando si è iscritto al corso al prezzo di 10 reali al mese (circa 12 mila lire). Ora è uno dei professori del centro e contribuisce alla gestione della scuola.

“In questa parte del quartiere di São Carlos”, prosegue Maria da Paz, “vivono i meno poveri della zona. Tutti hanno un televisore, una casa di mattoni. Sono loro i nostri clienti. I più poveri, quelli che non sanno leggere o che abitano più lontano, non vengono”.

Ma esistono le fortunate eccezioni. Beethoven, infatti, ha 11 anni ed è il figlio della donna delle pulizie del centro. Abita con la sua famiglia in una casa di fango secco in una delle aree più a rischio della città, dove gran parte dei ragazzi della sua età si lasciano sedurre dagli spacciatori di cocaina, che li impiegano come corrieri. Beethoven ha seguito sia il corso di base che quello di approfondimento presso la scuola di São Carlos e ha deciso di impegnarsi come volontario nel Cdi. Ha così passato le vacanze estive insieme all’équipe di Baggio, scoprendo una nuova passione: ricopiare sullo schermo le poesie di Vinicius de Moraes e diventando un simbolo della lotta contro “l’apartheid virtuale”.

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