All’inizio dello scorso aprile fece una certa sensazione l’esperimento di Seb Lee-Delisle, che mise online una implementazione HMTL del classico Asteroids in versione multiplayer, capace di offrire un’esperienza di gioco spartana e velocissima anche a quasi duemila giocatori collegati in contemporanea.
Senonché era un pesce d’aprile. Che girava il dito nella piaga dei fornitori di servizi e siti web, i quali hanno ottenuto l’interattività con il web 2.0, Ajax, HTML5 eccetera, ma non ancora il tempo reale. Come commentava lo stesso autore della burla:
La triste verità è che, se fosse vero, probabilmente non sarebbe così dinamico o altrettanto divertente e certamente ci sarebbero meno giocatori.
Quello che su web oggi può sembrare aggiornamento in tempo reale di un sito è in realtà una simulazione. Le tecnologie software attuali impongono al browser di chiedere nuovi dati al server quando crede che sia opportuno e al server di attendere che il browser chieda, nonché di distribuire in modo opportuno le risposte perché le risorse di elaborazione e di banda risultino sostenibili nel tempo. Non c’è tempo reale, ma aggiornamento periodico frequente.
Il prossimo balzo in avanti del web sarà il tempo reale: la capacità di un sito di aggiornarsi veramente quando succede qualcosa e non ogni trenta secondi, o su richiesta di chi naviga.
E il prossimo problema sarà riuscire a raggiungere uno standard aperto e universale: nessuno vuole ritornare agli anni delle estensioni proprietarie e dai siti raccomandati per Internet Explorer che tanto hanno penalizzato la crescita tecnologica del web. A giudicare dalle apparenze, neanche Microsoft.
Il 2013 sarà l’anno del decollo del web real time, o almeno se ne farà un gran parlare. Sarà più facile anche per il navigatore occasionale imbattersi in menzioni di iniziative come Meteor, node.js Firebase o xRTML.org, che a vederlo sembrerebbe un nuovo standard del W3C e invece, per quanto aperto, non lo è.
Nel frattempo qualcuno ha creato l’embrione di Asteroids multiplayer. Non così dinamico né altrettanto divertente, con molti meno giocatori. Non più un pesce d’aprile, comunque.