La società svedese Intentia, operante nel settore della new economy, ha recentemente intentato un’azione penale contro l’agenzia di stampa Reuters, accusandola di pirateria informatica, per essersi introdotta abusivamente nel suo sistema informatico per carpire informazioni riservate.
La Reuters, infatti, aveva pubblicato, circa mezz’ora prima dell’annuncio ufficiale, i dati concernenti il bilancio trimestrale di Intentia.
Questi dati, secondo quanto sostiene la società svedese, pur essendo già stati inseriti online, non potevano essere considerati come documenti pubblici, in quanto non erano ancora stati collegati alle altre pagine del sito di Intentia ed erano raggiungibili soltanto conoscendo l’indirizzo esatto del documento.
La società Intentia sostiene che il comportamento della Reuters deve essere considerato alla stregua di un accesso fraudolento al suo data base, perché la presenza online del documento non lo rendeva automaticamente accessibile al pubblico.
Al contrario, la Reuters si difende affermando che esistono degli opportuni sistemi tecnici per rendere inaccessibile un documento e che, in assenza dell’utilizzo di queste tecniche, il bilancio trimestrale di Intentia era liberamente accessibile.
I giudici svedesi dovranno, quindi, stabilire qual è, su Internet, il limite oltre il quale un documento può considerarsi pubblico.
La giurisprudenza in materia non è univoca.
In Francia, per esempio, nel 1997, il Tribunal de grande instance di Parigi ha assolto un internauta accusato di essere entrato in possesso di dati conservati su un server interno, attribuendo la responsabilità all’amministratore del server che non aveva adottato tutte le misure idonee a impedire l’accesso ai documenti riservati.
Nel 2002, invece, il Tribunal correctionnel di Parigi, con una sentenza poi annullata in appello, in presenza di un caso simile a quello giudicato dal Tribunale, ha emesso una pronuncia di condanna.