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L’abbraccio tra Rete e quotidiano vissuto

15 Aprile 2008

L’abbraccio tra Rete e quotidiano vissuto

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L’impatto di Internet sulla società ispira la partecipazione cooperativa sul territorio, senza strutture centralizzate o gerarchie tradizionali. È quanto sostiene Clay Shirky nel suo ultimo libro

Internet non è un abbellimento della società contemporanea, quanto una sfida alle sue modalità operative. Ancor più di quanto accaduto con l’invenzione della stampa, oggi grazie alla Rete stiamo vivendo il periodo di maggiori capacità espressive nella storia dell’umanità. E i suoi effetti a tutto tondo arrivano a colpire e interessare un pubblico di ogni livello, innescando modelli organizzativi ben diversi dalle tradizionali strutture gerarchiche.

Questo in estrema sintesi il messaggio veicolato da Clay Shirky, docente alla New York University nonché attento osservatore (e partecipante) delle dinamiche evolutive della Rete, nel suo recente Here Comes Everybody, libro che sta suscitando articolate reazioni soprattutto nell’ampio circuito della cybercultura Usa. Lo dimostrano non solo il relativo blog, ricco di documenti anche audio-video a ruota del lancio in corso del volume, ma anche interviste come quella su Ars Technica, centrata per lo più su interazione online e ricadute economiche, o l’altra su WorldChanging, ricca di prospettive storiche e agganci nel fluire quotidiano.

Non mancano quindi spunti per approfondimenti e rilanci, che è poi lo spirito stesso di questa ultima fatica e del lavoro che da anni Shirky svolge ben oltre l’ambito accademico. In tal senso, anzi, le tesi esposte nel libro sono tutt’altro che nuove per chi segue Apogeonline e quanti comunque navigano in Rete da qualche tempo. Ma oltre allo stile ampiamente divulgativo, è importante avere la fotografia, qui e ora, di un panorama che va producendo cambiamenti reali dal basso e in modo cooperativo. Pur evitando sottigliezze a volte cruciali, Shirky collega i puntini (o i ponti) esistenti tra il mondo online e quello offline, delineando una continuità di azioni senza minimizzarne difficoltà e problemi.

La forza dei movimenti organizzati ma privi di organizzazione centralizzata (riprendendo il sottotitolo del testo) viene illustrata non solo segnalando più volte esempi collaborativi e aperti ormai classici quali Wikipedia o Flickr, ma anche e soprattutto portando all’attenzione del grande pubblico recenti eventi sul territorio, a partire ovviamente dagli Usa. È il caso di una donna che nel maggio 2006 dimentica il telefonino Sidekick in un taxi di New York e per riaverlo fa nascere una vera e propria comunità online che alla fine ottiene l’ambita vittoria, la restituzione del cellulare, grazie a un articolo sulla prima pagina del New York Times e alla piena collaborazione dell’intero dipartimento di polizia.

«La storia del Sidekick – si legge nel primo capitolo dedicato alla vicenda, Ci vuole un villaggio per ritrovare un cellulare – illustra i cambiamenti, alcuni positivi altri negativi, per lo più troppo complessi da etichettare, che influenzano le modalità con cui i gruppi si formano e collaborano. Si tratta di cambiamenti profondi perché amplificano o estendono i nostri istinti sociali di base, e al contempo le nostre caratteristiche sociali lacunose».

Altro esempio di fattiva cooperazione è la Coalition for a Passenger’s Bill of Rights, gruppo anch’esso formatosi online a tutela dei passeggeri rimasti bloccati negli aeroporti, visti i casi simili che aumentano in maniera direttamente proporzionale al rapido incremento del traffico aereo. Qui gli aggiornamenti arrivano dallo stesso blog di Here Comes Everybody, spiegando che qualche giorno fa un giudice di New York ha annullato la legge statale, approvata in meno di otto mesi su spinta della Coalition proprio a supporto dei diritti dei passeggeri. Probabilmente toccherà al Congresso o alla Corte Suprema statunitense, spiega infatti Shirky, intervenire per dirimere questa inattesa ma importante questione sulla tutela dei consumatori. A riprova della forte spinta verso l’attivismo e il cambiamento concreto facilitata dalle attuali risorse elettroniche.

Ampliando al sociale odierno i risvolti della teoria della “coda lunga”, se ne deduce che non esisterà più una distinzione netta tra un numero ristretto di produttori e un’ampia massa di consumatori, e che cresceranno le nicchie di condivisione e interventi cooperativi. Assisteremo sempre più alla rimozione delle barriere tra chi produce e chi consuma cultura, ampliando così esponenzialmente quella rivoluzione innescata da Johann Gutenberg nel XV secolo con l’invenzione della stampa a caratteri mobili di (evento spesso rilanciato nelle pagine del libro).

È tuttavia un fatto che «la fama è caratteristica intrinseca delle società complesse», chiarisce ancora Shirky, e perciò è inutile aspirare ad utopie da “nuovo mondo” perfettamente egalitario, soprattutto a livello mediatico. O far finta che in questi venti di cambiamento non esista una buona dose di ego e auto-referenzialità, va doverosamente aggiunto. Come anche, sempre per mantenere l’occhio critico, meglio non dimenticare questioni come la privacy e la sorveglianza diffusa, lo sfruttamento commerciale dei contenuti generati dagli utenti e i “giardini murati” dei social network. Aspetti da includere nel calderone relativo all’impatto di Internet sulla società e parte importante dell’annesso discorso pubblico, ci ricordano altri studiosi in tema.

E se è vero che la compartecipazione e l’attivismo volano un po’ in tutto il mondo sulle ali della Rete – dal giornalismo diffuso sullo tsunami asiatico alle riuscite proteste di piazza in Bielorussia, altri eventi evidenziati nel libro – molte specificità digitali trovano enfasi soprattutto in società come quella a stelle e strisce, notoriamente assai più frammentata e incline alla pressione mediatica di altre. E comunque il merito di simili analisi divulgative sta nel fare da cassa di risonanza per il dibattito globale, sia sul web che sul territorio – come conferma la presenza di Shirky al prossimo Web 2.0 Expo di San Francisco (23-25 aprile).

Le storie incluse in Here Comes Everybody riguardano, ben più che la tecnologia in quanto tale, quel che accade quando frotte di persone qualsiasi, i non geek, prendono in mano tecnologia ormai scontata («noiosa» la definisce Shirky), per integrarla nella propria vita quotidiana. Scoprendo che, ben utilizzata, la creatura Internet è sufficientemente flessibile e orizzontale da migliorare proprio tale quotidianità. Per molti una sorpresa non da poco, pur senza pretendere risposte assolute o aspettarsi comportamenti generalizzati.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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