La Commissione Europea ha deciso di far fronte al problema dei videogiochi violenti. L’obiettivo è quello di migliorare il sistema di classificazione dei prodotti videoludici in base ai contenuti, senza comunque far pagare dazio al mercato e rischiare di giungere a vere e proprie censure.
In base a una recente analisi dei mercati dei 27 stati membri, è stata rilevata una totale difformità di normative: in Romania il settore non è neanche calcolato, mentre ad esempio nel Regno Unito il controllo è capillare.
Il sistema di classificazione Pan European Game Information (PEGI), sostenuto dalla stessa industria, è stato adottato da 20 stati membri ma forse non è ancora sufficiente. «Il PEGI, in quanto esempio di autoregolamentazione responsabile dell’industria e unico sistema di questo genere con ambito di applicazione quasi paneuropeo, rappresenta certamente un ottimo primo passo», sostiene Viviane Reding, commissario UE responsabile per la Società dell’informazione e i media. «Ritengo che possa essere notevolmente migliorata, in Europa e altrove, sensibilizzando maggiormente il pubblico alla sua esistenza e dando piena attuazione a PEGI Online».