In un epoca in cui, sull’onda del digitale e dell’e-commerce, anche certi bastioni dell’etica professionale nel campo del giornalismo sembrano venir meno, è importante segnalare un caso esemplare di tendenza opposta. Si tratta della dissoluzione tra contenuti editoriali e inserzioni pubblicitarie, oggi sempre più sovrapposti negli ambiti informativi sia della carta stampata che del mondo online.
Alcuni giorni fa il Los Angeles Times si è prostrato di fronte ai propri lettori, facendo pubblica ammenda e autocritica per oltre 14 pagine. Cos’era successo? Lo scorso ottobre un’edizione speciale del numero domenicale offriva un mega-inserto di 168 pagine tutto per lo Staples Center, nuova arena cittadina dedicata agli eventi sportivi. Alcuni giornalisti avevano però scoperto un accordo segreto tra le due parti, che prevedeva l’equa condivisione dei due milioni di dollari di profitti derivanti da quel numero del quotidiano.
Il quasi-ammutinamento dei giornalisti e le veementi proteste dei lettori hanno finalmente costretto l’editore a chiedere pubblicamente scusa, ribadendo che “l’integrità editoriale avrà sempre precedenza su qualunque interesse commerciale nel caso di qualunque tipo di conflitto, reale o percepito.” E comunque, chiarisce ancora il management del noto quotidiano, verrà data preventiva notizia di ogni tipo di accordo stabilito con gli inserzionisti.