Un dirigente di un grande gruppo editoriale italiano una volta mi disse che la loro strategia – più definibile come tattica – per prepararsi al futuro e ai cambiamenti in arrivo era fare acquisizioni. Pensava che fosse un ottimo modo per tutelarsi e che più grossi sarebbero stati, più facile sarebbe stato affrontare la tempesta e uscirne vivi.
Era il marzo del 2010, io frequentavo un master in editoria, iPad era fuori da nemmeno tre mesi e tutti l’avevano accolto come la soluzione a tutti i mali, Kindle aveva tre anni e nessuno credeva che avrebbe davvero sfondato, né che Amazon sarebbe mai arrivata in Italia. Il nemico numero uno era Google, che digitalizzava libri di carta per indicizzarne i contenuti e aggregava i siti di news rubando il lavoro dei giornalisti.
Più di due anni dopo, la tempesta ha una forma via via sempre più definita, ma le soluzioni e le strategie sembrano essere rimaste le stesse. Random House e Penguin hanno avviato le trattative per la fusione e HarperCollins e Simon & Schuster sembrano intenzionate a fare altrettanto.
L’obiettivo delle fusioni ovviamente è sempre lo stesso – essere abbastanza grossi da riuscire a sopravvivere – ma la tempesta ha cambiato nome: da qualche tempo, come sappiamo, il nemico numero uno è Amazon o meglio Jeff Bezos, il suo amministratore delegato:
Potrebbero fondersi tutti insieme, e comunque non sarebbero in grado di avere più capacità di spesa di lui. Può perdere soldi su ogni grosso contratto editoriale; gli editori non possono. Pensate che non sia abbastanza fuori di testa da continuare a rimetterci fino a quando non dominerà l’industria? Mettetelo alla prova.
Le fusioni vere, quelle grosse, in Italia non sono ancora iniziate (ma arriveranno). Nel frattempo si provano a percorrere le solite strade. Così Primo Salani, presidente di Mediacoop:
L’editoria è in una situazione di transizione tecnologica, contenutistica e di ruolo in un mercato con derive che se non corrette mettono in discussione il pluralismo e il contributo fondamentale che l’editoria e l’informazione devono recare alla democrazia del paese.
Il modo giusto per esistere nel presente e costruire il futuro, secondo Salani e i suoi rappresentati, è ovviamente chiedere interventi legislativi che restringano i mercati e gli scenari economici, aprire tavoli e istituire Authority che proteggano la figura dell’editore ‘puro’ rispetto a coloro che vedono nell’editoria solo un investimento collaterale della propria attività di impresa.
Ovvero provare a fermare tutto, fermare il tempo, proibire alle cose, per quanto già avviate, desiderate e ineluttabili, di accadere. Cercare di resistere il più a lungo possibile, trovare rassicurazione e convincersi che nulla sia stato.