Sì, d’accordo, questa faccenda del 2.0 sta un po’ stufando tutti, continuando così mi ritroverò costretto a chiamare i miei figli Venturini 2.0 e 3.0. Però qui c’è sotto qualcosa di davvero nuovo: la maglietta diventa User Generated e collettivamente valutata da una smart mob in un’ottica di crowdsourcing che fa community (se solo riuscissi a introdurre anche peer to peer vincerei di sicuro un premio per la maggiore densità di buzzword in una sola frase).
In realtà il modello di Threadless è veramente ricco, e attinge un po’ a tutti i temi dell’Internet contemporaneo. E per di più fa soldi. L’idea di fondo è semplice. Produrre magliette il cui disegno sia sviluppato dagli utenti. Scegliere i disegni migliori e remunerare gli autori con del denaro sonante – fino a 12.500 dollari, nel caso di un design di grande successo, oltre a un extra nel caso che la maglietta venga ristampata. Chiunque può partecipare, a condizione che abbia doti di originalità. Ci svegliamo di notte con la Grande Idea o ci lavoriamo per settimane, non importa – l’importante è scodellare qualcosa di geniale – e proporre la propria idea alla comunità. I disegni vengono infatti presentati online alla community di Threadless, che costituisce quindi una forma di blando social network. Un network aggregato attorno al sito dell’azienda e a blog indipendenti, focalizzato sulla discussione delle proprie ed altrui proposte. Una comunità che esiste e gira attorno all’azienda, che ha fatto propria l’idea di business e si è relazionata strettamente con la marca e l’azienda, in un caso di engagement davvero interessante.
La comunità dunque, al giungere delle nuove idee, si lancia a commentare e a votare quelle che vorrebbero essere le nuove magliette di Threadless – e sulla base del feedback degli utenti, l’azienda decide poi cosa farne della nostra pensata. Chiaro, solo una piccolissima parte ce la fa: su 700 proposte che arrivano in media ogni settimana, meno di una su cento viene approvata. La selezione è durissima – ma anche grazie a questa selezione, le magliette user generatedfunzionano (ma si vendono bene anche quelle commissionate, in modo più tradizionale, a professionisti del settore che disegnano prodotti con un modello più tradizionale). Tutte le magliette sono tirate in numero limitato, essendo ovviamente degli articoli basati su un approccio di sorpresa e innovazione, che ha vita breve. Con qualche eccezione: se la massa richiede a gran voce la maglietta esaurita, si può decidere una ristampa (non capita di frequente) e l’autore – che tra l’altro mantiene i diritti sulla propria opera – riceve un extra bonus di 500 dollari. Ogni lunedì, tra l’aspettativa incontrollabile del mercato vengono messe in vendita sul sito Threadless le nuove magliette, poste sul mercato tra i 10 e i 26 dollari. E si vendono.
Con una piacevole diversione dal percorso di innumerevoli start-up dell’online, che prima hanno raccolto un’audience e poi si sono fatti venire l’ulcera cercando di capire come farci dei soldi o almeno rientrare delle spese, qui c’è un’azienda che riesce a vendere prodotti, in modo intelligente e divertente (date un occhio a quanto è “fresco” il sito) e a farci dei bei soldi. Partita nel 2000 con 1.000 dollari di investimento, quadruplicano i fatturati ogni anno, con un obiettivo di raggiungere quest’anno il target dei 20 milioni di dollari.
Arrivati a questi livelli gli si porrà presto il problema di come passare da un’azienda funky e gestita in modo elastico a essere un’azienda che deve fare i conti con le proprie dimensioni e le complessità derivanti. Per il momento comunque, Threadless insegna che, con un pizzico di fortuna e molta intelligenza, tutte quelle innovazioni del business dell’era di Internet che molti guardano come delle mere trovate senza fondamento, possono essere davvero la chiave per i business del XXI secolo e, sopratutto, per i target del XXI secolo.