Dalle colonne (virtuali) di Yield Thought, il programmatore Mark O’Connor scriveva quattro mesi fa da Monaco di come avesse sfidato il mito dei tablet come oggetti per semplice il consumo di informazione, inadatti alla creazione della stessa.
On September 19th, I said goodbye to my trusty MacBook Pro and started developing exclusively on an iPad + Linode 512. This is the surprising story of a month spent working in the cloud.
O’Connor si è ripetuto sullo stesso argomento cinque giorni fa, stavolta dalle pagine più autorevoli di Linux Journal. Il testo del nuovo articolo è quasi tutto puro copiaincolla dal vecchio. La storia tuttavia si è arricchita di molte indicazioni utili per i più tecnici, da consigli per una compilazione ottimizzata dell’editor Vim a un esempio di configurazione di Gnu Screen, utile per avere quasi
a window manager for your terminal sessions, giving you multiple tabs, searchable history, activity/idle notifications and—best of all—persistence.
A giudicare dalla ripubblicazione aggiornata dell’articolo, si direbbe che la migrazione di O’Connor al tablet abbia superato il test del medio periodo. Nel contempo, la storia degli apparecchi inabili alla produzione di informazioni e buoni solo per consumarne sembra perdere sostanza.