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La scossa dei droni

17 Giugno 2015

La scossa dei droni

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Lavori rischiosi e in zone impervie sono alla portata di droni ad hoc, con il problema dell'autonomia. Che appare in fase di soluzione.

Da quando Tesla ha battuto Edison mettendo fino alla cosiddetta guerra delle correnti tra continua e alternata partita a fine ottocento, il mondo è stato avvolto nella ragnatela di cavi che oggi alimenta tutte le nostre attività.

Come possiamo facilmente constatare nelle nostre città, ebbe la meglio la teoria di Tesla, che sosteneva insieme all’italiano Galileo Ferraris la maggiore efficienza del trasporto in corrente alternata.

Trascurando le evoluzioni tecnologiche che oggi, in via teorica, potrebbero portare a una nuova e analoga disputa, è ormai assodato che la stragrande maggioranza degli impianti costruiti sui nostri territori europei è capace di trasportare efficacemente corrente alternata, con tutti i vantaggi e tutti i limiti che tale sistema comporta. Uno di questi è la manutenzione. Tenere sotto stretto controllo migliaia di chilometri di linee ad altissima tensione che attraversano posti ai limiti della raggiungibilità è un’impresa che ha visto rischiare la vita di non pochi addetti alle ispezioni.

Ed è qui che intervengono i nuovi droni messi a punto da Enel e dalle consociate del Gruppo, in Spagna e perfino in Russia.

Quattordici droni della spagnola Endesa sono dotati di telecamere ad alta risoluzione e di sensori termici. Nuovi droni con fotocamere termiche ad alta definizione sono in fase di collaudo presso la centrale di Torrevaldaliga Nord, dove non solamente linee e trasformatori vengono monitorati da voli prima pericolosamente effettuati da elicotteri, ma anche la quantità di combustibile stoccato e la condizione degli impianti sono rilevati e rielaborati a terra da software in grado di rilevare e controllare tutti i parametri che possono essere associati ad anomalie. Come leggiamo in un recente comunicato Enel:

La versatilità ed efficacia dimostrata dall’apparecchio ha portato Enel a testarlo in primavera anche sugli impianti idroelettrici, dove sostituisce i rocciatori utilizzati per leggere la strumentazione che indica la stabilità dell’infrastruttura e delle opere civili limitrofe.

Benvenuta semplificazione, si direbbe, se non fosse che c’è ancora una limitazione da superare nella vita di un drone: la durata delle batterie. È il punto dolente di tutti i modelli a uso professionale. Le batterie, ahimé, devono necessariamente essere le più compatte e leggere possibili, ma in questo modo nemmeno Tesla, cui non a caso s’intitola una famosa industria che proprio di batterie innovative sta occupandosi, potrebbe venire in aiuto.

Powerwall Tesla

Batterie per le case, in corrente continua.

Il primo passo verso una soluzione è però già stato compiuto e questa volta, segno dei tempi, l’obiettivo si avvicina grazie a un paese asiatico. A Singapore Horizon Unmanned Systems ha prodotto Hycopter, il primo drone alimentato da una leggerissima cella a combustibile che viene caricata a idrogeno e mantiene in volo l’aggeggio per circa quattro ore, qualcosa come tra otto e dieci volte l’autonomia dei più sofisticati droni attuali.

Hycopter

Il propulsore è leggero, come l’idrogeno.

Ovviamente con un sistema del genere la capacità di ispezione in volo è decisamente più interessante per qualunque applicazione. Verificare una linea elettrica lunga chilometri nei posti inaccessibili cui accennavamo diventerebbe molto più agevole, rimanendo al riparo dai pericoli e comodamente seduti in un furgone adibito a centrale operativa.

Una bella scossa per il mondo dei droni, che potrebbe decisamente rappresentare una pietra miliare nella folgorante ascesa che questi elicotteri da passeggio stanno avendo nelle nostre attività.

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