Continua la crociata della RIAA contro la pirateria musicale negli Stati Uniti. Questa volta il braccio armato delle major discografiche americane pesca nei campus universitari e a farne le spese sono 4 studenti californiani.
Il loro avvocato ha dichiarato che, in base a un accordo concluso con le major, i suoi assistiti portati in giudizio per pirateria musicale dovranno pagare forti multe.
La Recording Industry Association of America (RIAA), infatti, ha accettato che ogni studente “pirata”, Daniel Peng, Jesse Jordan, Aaron Sherman e Joseph Nievelt, verserà per un periodo di quattro anni dai 12 mila ai 17.500 dollari.
In cambio, i querelanti che li hanno portati in tribunale ad aprile (con richieste di danni per molti milioni di dollari) abbandoneranno i capi d’accusa.
I quattro imputati, che dovranno chiudere i siti “pirata” che avevano creato, non hanno voluto riconoscere la loro colpa.
Alla RIAA, però, interessava far emergere come questo caso fosse emblematico dell’attività di dissuasione dello scambio illegale di musica nelle università degli Stati Uniti attraverso Internet. Una pratica, questa, che secondo l’organismo di tutela dell’industria discografica americana, porta a un mancato guadagno valutato a più di 2,5 miliardi di dollari all’anno.
Si conferma, così, che la RIAA cambia strategia e terreno di battaglia, passando dall’attacco ai cloni di Napster, a colpire direttamente l’utente che scambia musica online.