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La RFID manterrà le molte promesse che sta facendo?

22 Settembre 2004

La RFID manterrà le molte promesse che sta facendo?

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Dopo avere provato la sua efficacia in applicazioni per l'industria, il trasporto o l'allevamento, la tecnologia RFID (Radio Frequency Identification), si prepara a invadere il mercato della grande distribuzione

Poco conosciuta dal pubblico, ma già molto apprezzata dalle grandi realtà industriali, la tecnologia RFID si è dimostrata finora particolarmente valida. L’identificazione tramite frequenze radio ha già fatto la sua comparsa nel pagamento dei pedaggi autostradali e i suoi utilizzi in ambito aziendale si stanno moltiplicando. I chip possono essere integrati in un’etichetta autoadesiva, una carta magnetica o direttamente su un oggetto. Tenuto conto del calo dei prezzi dei lettori e dei chip stessi – ma anche dello sviluppo degli standard -, Frost Sullivan prevede una crescita annuale del settore di circa il 30% per i prossimi sei anni.

Questa nuova tecnologia ha di fronte a sé, in effetti, un mercato potenzialmente colossale. Fino a oggi limitata ai soli processi interni dell’impresa, la produzione di chip RFID non supera i 150 milioni di pezzi l’anno. In futuro, però, l’applicazione di etichette intelligenti sugli articoli in vendita nei supermercati potrebbe rappresentare un mercato da molti miliardi di unità e, soprattutto, condurre a un approccio radicalmente diverso nella gestione delle merci.

Pro e contro: RFID e codici a barre a confronto

La nuova tecnologia RFID non fa ancora concorrenza al vecchio codice a barre. Quest’ultimo ha, infatti, impiegato quasi dieci anni a imporsi, a partire dall’inizio degli anni 80. Tuttavia, le etichette intelligenti presentano numerosi vantaggi: contengono molte informazioni, possono essere modificate e integrate con discrezione in qualsiasi tipo di oggetto. Inoltre, permettono circa duecento letture al secondo.

Ma il codice a barre, dal canto suo, presenta ancora due valide argomentazioni: costa poco e si avvale di un parco di lettori già installati considerevole. Per questi motivi le due tecnologie sono destinate a coesistere ancora per un po’ di tempo.

Attualmente, per 100 milioni di chip, le aziende arrivano a spendere circa 25 centesimi per unità, anche se non è da escludere per il futuro un deciso taglio dei listini. D’altronde, solo cinque anni fa, per acquistare uno dei chip adesivi, bisognava sborsare tra i cinque e i 20 dollari: con l’aumento della produzione il risparmio è assicurato.

La tecnologia RFID sembra essere comunque destinata ad avere successo sia in ambito commerciale (per la gestione dei magazzini), sia nel settore aeroportuale, dove le esigenze di monitoraggio dei bagagli sono ormai diventate prioritarie. Grazie alla riduzione dei costi e delle dimensioni, i piccoli chip adesivi permetteranno il controllo a distanza di ogni tipo di merce. La soluzione wireless in questione non si è ancora affermata del tutto, ma con le commissioni del ministero della Difesa statunitense, dei magazzini Wal-Mart e di alcune compagnie aeree, come Delta Air Lines, si potrebbe assistere già nel 2004 a una lenta e progressiva affermazione.

Delta Air Lines, un esempio di azienda che punta sul RFID

Delta Air Lines si appresta a investire in modo massiccio nella Radio Frequency Identification. La prima fase dei test si è conclusa positivamente presso l’aeroporto di Jacksonville (Florida). La compagnia statunitense ha già completato una fase di test fra il 23 ottobre e il 15 novembre 2003, con risultati molto soddisfacenti. “Si è trattato – ha sottolineato Pat Rary, manager della Delta Air Lines – del primo vero test con tecnologia RFID per l’industria aeroportuale. Siamo riusciti a monitorare ogni fase di carico senza problemi e in collaborazione con la Transportation Security Administration, abbiamo dimostrato che l’utilizzo di questa tecnologia non solo rispetta le esigenze di privacy, ma mantiene alti i livelli di sicurezza”.

Per condurre il test, i nastri trasportatori dei bagagli sono stati dotati di lettori RFID che permettevano la lettura dei chip presenti sulle valige. In questo modo, grazie al network Wi-Fi interno dell’aeroporto, tutti i Pc dei vari dipartimenti potevano monitorare ogni fase di carico e individuare subito ogni possibile anomalia durante i processi di immagazzinamento.

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