È chiaro a tutti che questa non sia più l’era del microprocessore o del computer personale, ma l’era della rete o se si preferisce della comunicazione, dipende se guardare il mezzo oppure il fine. Eppure è inspiegabilmente difficile fare applicare la nozione a soggetti professionali.
Aziende spendono migliaia di euro per lussuose sale di centri convegni e curano maniacalmente il catering; ma l’idea che gli eventi oggi vadano filmati e poi ripubblicati, internamente ed esternamente, secondo una logica di comunicazione aziendale, altrimenti il valore di quell’evento svanisce una volta arrivato il caffè, non esiste.
A colloquio con un responsabile marketing la cui azienda vuole entrare nella top 20 italiana del proprio settore entro il 2013, mi viene detto:
Non lo so se Twitter ci serve veramente.
Il problema non è se serva; potrebbe non servire. È non lo so. Quello può dirlo semmai l’amministratore delegato, mentre chiede al responsabile marketing.
Tutto questo si riflette sui siti. L’aggiornamento, il popolamento, l’arricchimento dei siti è visto come una fastidiosa scomodità. Non parliamo di accessibilità per i disabili, compatibilità mobile, rispetto degli standard autentici di oggi (opposti agli ipocriti standard di fatto di ieri) eccetera. Ogni novità è un fastidioso disturbare il manovratore.
Ultimamente è sorto il problema di stare dietro agli apparecchi con schermi ad altissima densità di pixel. Perché il sito di dieci anni fa, con le immaginette di dieci anni fa, guardato su un nuovo iPad o su un MacBook Pro retina fa schifo. E l’amministratore delegato, o il cliente, se ne accorge.
Ma è un problema? Thomas Fuchs, l’autore di Zepto.js e script.aculo.us, lo ha considerato. E lo ha risolto con un semplice diagramma di flusso, che persino io riesco a seguire senza difficoltà. È sufficiente occuparsene.
Gli schermi Retina sono solo un caso dei tanti. L’era della comunicazione prevede la comunicazione, come ci si poteva aspettare, e siccome prende le mosse dalla rete e dalla digitalizzazione cambia, evolve, muta, si trasforma impetuosamente giorno per giorno.
In questo settore, la resistenza al cambiamento come stile di vita e approccio alla professione è un ossimoro. Se in contabilità o nelle risorse umane un retrogrado può equilibrare le valutazioni, nel reparto tecnico è un bastone tra le ruote.