La vera novità hardware di questi mesi prenatalizi in campo mobile, tanto poco usata come argomento di vendita quanto impressionante per la sua portata, è la rete neurale di serie incorporata in aggeggi che stanno (quasi) in mano.
Abbiamo detto hardware: sta a bordo di iPhone X di Apple e Mate 10 di Huawei, mentre Intel ci sta lavorando insieme a Google.
Scavalcamenti
Una rete neurale software non si nega ad alcun computer ed è attivabile per procura su un cloud anche nei casi più disperati; qui però parliamo di chip dedicati e a oggi nessun computer desktop possiede una risorsa paragonabile.
Fa impressione. È solo l’ennesima volta che il mobile scavalca il desktop lato hardware; si era però sempre trattato di accessori funzionali. Accelerometro, giroscopio, bussola, per non parlare della telefonia.
Questa volta tuttavia è diverso. Oggi l’unità di elaborazione neurale serve solo ad iOS per il riconoscimento facciale tridimensionale o solo ad Android per l’analisi delle immagini. Entro breve le stesse funzioni saranno a disposizione di qualsiasi app e non per niente sono già state sollevate, per quanto a sproposito nello specifico, preoccupazioni sulla sicurezza delle nuove intelligenze interne ai telefoni.
Mobile batte desktop
Tutto questo quando la potenza dei processori dentro le tasche, sorpasso epocale, batte quella delle CPU che teniamo sul tavolo. Una pura comparazione della forza di calcolo bruta è ancora implausibile; un desktop, con quella potenza, fa tante cose in più tutte insieme, riesce a farle per più tempo, con meno problemi di dissipazione. Al tempo stesso si capisce la crescente futilità di questo tipo di misure: fuori da pochi ambiti ultraprofessionali, gli elaboratori che troviamo in vendita sono good enough per qualsiasi applicazione normale in una famiglia o in un ufficio, compreso il montaggio video, la realtà aumentata e altre attività che in passato erano riservate a pochi.
Il contorno
Perché oggi, che in una famiglia si faccia del montaggio video o della modellazione 3D, è normale e plausibile. A fare la differenza sono parametri diversi dai gigahertz o dai gigabyte: comprendere comandi vocali significativi, per esempio. Riconoscere un volto, o distinguere un ciclamino da un gladiolo. Agevolare i pagamenti. Dialogare con i sensori della salute. Avere la app giusta, su tutto.
Il marketing ci metterà ancora molto ad adeguarsi. Aiutiamolo: voltiamo le spalle e l’attenzione ai gigahertz, ai gigabyte e ai megapixel. La potenza è nulla, senza contorno.
Pensando a quando arriverà il software per fare collaborare un miliardo di motori di rete neurale.