Da circa sei settimane i commissariati di quartiere di Parigi sono più accessibili ai cittadini.
È possibile, infatti, inviare alla polizia dei messaggi via e-mail, che arrivano al BCO, l’ufficio per il coordinamento delle operazioni, che provvede a smistarli secondo il loro contenuto.
Nel caso di messaggi di denuncia (ad esempio per molestie telefoniche, per reati di pedofilia o traffico di droga), la procedura è analoga a quella che viene seguita nel caso delle lettere: se la mail è firmata, il commissariato contatta il cittadino e procede a un colloquio per verificare la fondatezza delle accuse e prendere gli opportuni provvedimenti.
Quando, invece, il messaggio è anonimo, l’operazione diventa più delicata, anche perché è molto difficile trovare l’autore; la questione si complica ulteriormente, poi, se la mail è stata inviata, per esempio, da un cybercaffè.
Finora, comunque, le mail arrivate nei diversi commissariati parigini sono state soltanto un’ottantina, molte delle quali contenenti messaggi di ringraziamento per l’operato delle forze dell’ordine o segnalazioni riguardanti problemi di vicinato, di occupazione illegittima di posti riservati ai portatori di handicap e violazioni del codice della strada.
Il commissario Bertrand Michelin ha chiarito, in proposito, che lo scarso utilizzo del nuovo servizio rientra nell’ordinaria amministrazione, perché è ovvio che i cittadini contattino la polizia solo in situazioni particolari, quando sono vittime di un reato o quando vengono convocati.
I messaggi attraverso i quali i cittadini richiedono informazioni di carattere amministrativo vengono, invece, inviati ai servizi competenti.
Nel complesso, i messaggi elettronici che arrivano al commissariato – analogamente a quanto avviene per le telefonate o le lettere – sono comunque utili, in quanto costituiscono uno strumento ulteriore che consente alle forze dell’ordine di avere una visione il più ampia possibile della situazione del territorio sul quale svolgono la loro attività.