Napster è stato in questi anni uno dei protagonisti del Web, per lo scompiglio che ha creato nel mondo dell’industria discografica e per la straordinaria potenza del sistema di condivisione che ha proposto. Infatti è stato da molti copiato per creare sistemi analoghi, ma più affinati per meglio difendersi dalla Legge.
La forza di Napster, è noto, stava nell’idea di condividere file distribuiti su decine di milioni di computer in tutto il mondo. Un’idea che rendeva il sistema molto snello e contemporaneamente molto potente. Come tutte le idee geniali era anche un’idea molto semplice e come tutte le idee semplici, ma geniali, sembrava incredibile che nessuno ci avesse pensato prima. Ma in questo caso viene anche da chiedersi perché nessuno ci abbia pensato dopo, esportando l’intuizione in altri campi.
Ci voleva proprio uno dei suoi fondatori per ricordare che la lezione più importante da trarre da tutta la travagliata esperienza di Napster è che la condivisione dei dati online rappresenta la più grande forza di Internet. Jordan Ritter, uno dei soci di Shawn Fanning, ha infatti deciso di utilizzare la potenza del peer to peer contro uno dei peggiori mali della Rete: lo spamming. Vediamo come.
Ogni giorno milioni di utenti filtrano lo spam personalmente cancellando le e-mail dalle loro caselle di posta. “Dobbiamo pensare a ciascuno di questi singoli atti di cancellazione come un’unità informativa che può essere condivisa e diventare quindi parte del più aggiornato e imbattibile sistema di antispam”. Questa è la teoria che Jordan Ritter mette in pratica con la società Cloudmark, recentemente costituita insieme a Vipul Ved Prakash (già promotore di un progetto antispam open source).
L’obiettivo è creare un enorme database condiviso e continuamente aggiornato dagli utenti che svolga la funzione di filtro della posta. L’idea si basa sull’assunto che i sistemi migliori per individuare quasi infallibilmente lo spam sono gli esseri umani. Infatti, la maggior parte dei software contro lo spam è basata su tecnologie più o meno sofisticate che usano regole prestabilite per rifiutare la posta non desiderata, ma il problema è che questi sistemi spesso bloccano erroneamente anche la posta desiderata e sono facilmente aggirabili da buoni software di spamming. In pratica non sono abbastanza intelligenti e quindi spesso falliscono.
La Cloudmark, di San Francisco, ha promosso un sistema chiamato SpamNet che sta già mostrando le sue grandissime potenzialità. Per ora è solo disponibile l’add on per Outlook, ma presto arriverà quello per Outlook express e per altri client di posta elettronica. Da giugno si sono già iscritte ben 65mila persone e i test di efficienza hanno dato risultati intorno al 90%. Il vantaggio, tuttavia, non sta tanto nell’aumento di efficienza nell’eliminare lo spam, ma nella drastica riduzione delle possibilità di errore.
Con l’aggiunta dell’add-on al client di posta, si crea un folder “spam” che viene condiviso online e alla barra dei comandi vengono aggiunti quello di block e quello di unblock. Invece di cancellare, l’utente deve bloccare (o sbloccare in caso di errore) la posta indesiderata. Gli spammers non possono usare l’unblock a loro vantaggio perché ciascun utente (sempre reso anonimo) viene valutato e inserito in una scala di credibilità in base alle sue precedenti scelte. Se segnala sempre spam, la sua azione vale molto di più. Chiaramente, più sono gli utenti registrati, più il sistema funziona. Il contributo singolo non vale niente, ma sommato agli altri crea un oggetto molto più potente di ogni altro sistema centralizzato.