Da anni, specialmente nei paesi anglosassoni, sono disponibili dei kit per farsi la birra in casa. Con risultati, spesso, variabili.
Oggi il fai da te alcolico prende una nuova direzione, verso l’autoproduzione di vino. Con almeno due approcci tecnologici radicalmente differenti.
La killer app: il vino col tuo nome
Il risultato, pur se organoletticamente molto diverso a seconda della strada scelta, è fondamentalmente lo stesso: poter disporre di un proprio vino, a tiratura limitata, personalizzato, da esibire con orgoglio agli amici.
La personalizzazione di prodotti di autogratificazione non è una novità, basti pensare ai tabacchi da pipa e ai sigari su misura prodotti da prestigiose marche, in una produzione One-to-One: ma qui assistiamo ad una sorta di massificazione di questo piccolo lusso, grazie all’adozione di modelli di business innovativi.
L’approccio nordamericano
In Canada e negli USA si è particolarmente perseguita questa democratizzazione dell’esclusività, grazie all’entrata sul mercato di catene di negozi focalizzate su questa inusuale tipologia di prodotto. E su tecnologie vinicole non convenzionali.
Che, per ovvi problemi logistici, non prevedono alcun tipo di contatto tra l’uva e l’autoproduttore. E dove una tecnologia “alternativa” prende il posto delle muscose cantine dei Chateaux francesi.
La materia prima utilizzata in questo peculiare approccio enologico è il succo d’uva, ottenuto da distinte varietà d’uva raccolte in tutto il mondo (e, ovviamente, processato in modo da renderlo sufficientemente stabile e poterlo conservare a lungo in negozio, in attesa che arrivino i clienti).
I clienti, per l’appunto, entrano in negozio e intavolano un’onesta e franca discussione con il personale del punto vendita (in franchising, non è richiesta all’imprenditore una esperienza previa in campo vinicolo) e insieme determinano il tipo di vino desiderato – sia sulla base di specifiche gustative personali, sia adottando una delle ricette già pronte, testate e collaudate dal negozio.
Si passa a questo punto nel reparto di vinificazione (il retrobottega, si veda questa sequenzafotografica). Il Cliente qui inizia a gestire personalmente il processo di produzione. Mescola in un caraffone, nelle quantità appropriate, i succhi d’uva dei vari cepage necessari.
Aggiunge il lievito, indispensabile per far ripartire il processo della trasformazione del succo in vino ed altri additivi coadiuvanti.
Terminato questo processo di pochi minuti, lascia il suo prodotto fresco in custodia al negoziante, che ne segue la fermentazione e, quando è pronto (dopo 4-6 settimane) lo filtra.
Ritorna a questo punto il cliente in negozio per travasare il prodotto nelle bottiglie e procedere alla tappatura ed etichettatura.
Come per il negoziante, nessuna previa esperienza enologica è richiesta al cliente per poter ottenere vini dalle caratteristiche organolettiche del tutto peculiari.
Il vino così ottenuto costa tra i 5 e i 6 dollari a bottiglia – ma se avete gente a cena e non potete aspettare qualche settimana perché il vino sia pronto, potete comprarne di già fatto.
Il servizio fai-il-tuo-vino-con-le-tue-mani è molto apprezzato per l’autoconsumo, per la produzione di tirature speciali in occasione di eventi e matrimoni (con etichetta evidentemente su misura) o per l’autoproduzione del “vino della casa” per piccoli e medi ristoranti.
L’approccio spagnolo
Radicalmente differente è la proposta che viene dalla Spagna: diventare proprietari di una piccola parte di un vigneto storico, quello di Cal Celdoni, posto in una delle migliori zone vinicole della Cataluña.
Il comproprietario potrà seguire direttamente (di persona o attraverso una sezione riservata del sitodel vigneto) le decisioni relative alla coltivazione e alla vendemmia. Se non ha paura di sporcarsi le mani potrà (probabilmente) dare una mano nella coltivazione. Monitorare online le condizioni metereologiche e l’evoluzione del suo chicco d’uva. Assistere alle varie fasi del processo produttivo. Assaggiare in anteprima.
In sintesi, vivere in prima persona il processo di creazione del suo vino – senza però poterlo realmente personalizzare: la produzione è infatti affidata a rispettabilissimi enologi di qualità che lasciano poco spazio ad interventi amatoriali dei clienti. I quali comunque si portano a casa un vino in tiratura limitata e personalizzata (grazie alla possibilità di scegliere il tipo di bottiglia e il disegno dell’etichetta).
Come valore aggiunto, i comproprietari avranno accesso a zone esclusive del Castello di Cal Cedoni per portarci amici e familiari, avranno diritto a partecipare a corsi, incontri…e in sostanza a far parte di un esclusivo club.
Per la modica cifra di…
Il costo è persino moderato, in proporzione all’esclusività: sei comode rate di 580 euro e 25 Euro al mese (variabili secondo l’indice dei prezzi) vi garantiranno 10 anni di possesso di 20 viti (tipicamente 6 di Chradonnay e 14 di Sirah). Le viti, in difesa del proprietario, sono numerate e la loro posizione certificata con il GPS. Delle medesime il proprietario potrà poi disporre attraverso un marketplace trasparente su Internet.
In cambio di questo investimento, ogni comproprietario riceverà 42 bottiglie di vino all’anno, oltre ai benefici intangibili di cui si accennava sopra.
Uno sponsor di qualità
Il progetto conta l’autorevolissimo appoggio di Ferran Adriá, spesso considerato il miglior cuocodel mondo (certamente uno dei più mediatizzati). Un uomo di cui si dice dovrebbe essere il primo a ricevere la quarta stella Michelin.
Il suo mitico ristorante El Bullí apre 6 mesi all’anno, per permettere allo chef di passare il resto del tempo alla ricerca di nuovi stimoli e di spingere oltre la frontiera della sua altissima cucina (in cui entrano tecnologie d’avanguardia come l’uso di gas criogenici, a bassissime temperature).
Se siete un gastronomo estremodovreste assolutamente provarlo ma… non sprecate tempo a cercare di prenotare adesso: da settimane è andata esaurita la disponibilità di posti per il 2006 (in genere riceve 400.000 richieste per i circa 2.000 posti disponibili, a 150 euro procapite) e la lista d’attesa per cenare nel 2007 non è ancora aperta…